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Elizabeth

«Rob, Zoey! Muovetevi, dobbiamo andare sugli spalti!» chiamai i miei amici, camminando il più in fretta possibile. Cercavo di seminare il mio mini fanclub che si era creato e mi seguiva ovunque. Era alquanto inquietante.

Era il giorno delle selezioni di Quidditch e volevo arrivare in anticipo per supportare mia sorella. Dopo Grifondoro c'eravamo noi, ma mancava ancora un'ora e mezza.

I miei amici si erano offerti di accompagnarmi. Oltre a quello volevamo anche osservare la concorrenza. E magari già che c'ero dare un leggero fastidio a James Potter.

Era passata una settimana dal mio incontro con James sull'Hogwarts Express e non ci eravamo quasi più visti, a parte qualche gioco di sguardi.

Mi aveva lanciato quasi una sfida, flirtando in quel modo con me. Non che mi importasse di lui, sia chiaro, ma volevo vedere fino a che punto riusciva a mantenere quel fastidioso sorrisetto sul viso.

Quando si era avvicinato così tanto al mio viso, il modo in cui scandiva le parole, il passarsi la lingua sulle labbra. Cazzo, se era attraente, ma ormai era una questione di onore. Eravamo Bolt e Potter, persino i professori si divertivano a seguire le nostre sfide.

Quando ci sedemmo le selezioni erano già cominciate. Come noi, i Grifondoro cercavano due Cacciatori per la prima squadra. Gli altri erano riserve, ma comunque utili.

Cercai mia sorella tra i ragazzi in fila e, quando la vidi, le rivolsi un sorriso di incoraggiamento e i pollici in su. Lei mi sorrise a sua volta, spostando il peso da un piede all'altro.

Le avevo dato un sacco di consigli da quando era salita su una scopa per la prima volta: era in grado di entrare, anche se era difficile essere presi al secondo anno.

Un po' più lontano nel campo vidi Potter, intento ad osservare le possibili nuove reclute che giocavano contro i suoi compagni.  Era appoggiato con fare svogliato al suo manico di scopa con i capelli castani arruffati e gli occhi semichiusi. Ligio al dovere, vedo.

Continuai ad osservarlo. La divisa era leggermente spostata, riuscivo a vedere la sua clavicola e un pezzo dei suoi pettorali. L'avevo visto una volta in spogliatoio e wow, aveva il fisico di un marmo greco.

Arrossii, quando si accorse che lo stavo guardando e mi fece l'occhiolino.

Stupido Potter.

James

Le selezioni erano una palla assurda. Quest'anno c'era anche mia sorella, ma proprio non riuscivo a stare attento. Come al solito lasciavo fare il lavoro ai miei cugini e Sarah. Io facevo i discorsi esortativi, ma le strategie non erano il mio forte.

Mi voltai verso gli spalti, cercando qualcosa su cui concentrarmi.

A quanto pare era il mio giorno fortunato, dato che beccai Elizabeth Bolt a fissarmi. Una malsana idea mi si formò nella testa, mentre avvampava e si voltava dall'altra parte dopo il mio occhiolino.

Ravviviamo un po' questo mortorio.

Inforcai la mia scopa, volando verso gli spalti dove era seduta la ragazza. Il vento le scompigliava leggermente i capelli scuri e aveva la cravatta leggermente allargata, il primo bottone aperto a far vedere una parte del suo collo.

Rise a qualcosa che aveva detto il suo amico Robert. Quel ragazzo non mi stava simpatico, non sembrava una persona di cui potersi fidare e allungava un po' troppo le mani sulle ragazze.

Arrivai proprio davanti a lei, facendole ombra dal sole tiepido di settembre. Elizabeth si alzò in piedi, arrivando quasi alla mia altezza.

«Potter...» Pronunciò il mio cognome con un briciolo di sfida. La sua voce emanava sicurezza, così come i suoi occhi e la sua postura.

Il suo portamento si rispecchiava anche sul campo. Aveva un talento e una tecnica impeccabili, ma anche la passione che le ardeva nel sangue. Era esattamente quello il motivo per cui era un livello più alto di tutti gli altri, persino dei professionisti.

Le lanciai un sorrisetto: «Non riuscivi proprio a staccarli gli occhi di dosso prima...»

Lei roteò gli occhi, ma sorrise a sua volta e sostenne lo sguardo. Non era intenzionata a mollare e la cosa mi piaceva.

«Anche tu mi guardi parecchio, James...»

Sentirle pronunciare il mio nome in quel modo mi mandò una scossa lungo la schiena. Il modo in cui mi guardava... Cazzo, era irresistibile.

Se fosse stata una ragazza qualunque avrei preso il suo viso e l'avrei baciata. Ma non era una ragazza qualunque: era Elizabeth Bolt. Io e lei ci odiavamo, eravamo rivali. Non puoi prendere dal nulla la tua acerrima nemica e baciarla.

«Ti va di ravvivare un po' le cose?» le chiesi, facendo cenno al campo dietro di me.

Un piccolo scintillio di sfida comparve nei suoi occhi, come ogni volta che ci scontravamo. Sorrise e annuì.

«Noi due contro i novellini, solo Pluffa. Chi fa più punti vince.» le proposi.

Elizabeth si avvicinò ancora di più: «Qual è il premio?»

Ci pensai su. Lei era una Cercatrice formidabile ma forse giocando senza Boccino avevo qualche possibilità di batterla.

«Se vinco, tu farai quello che ti dico io per il resto della settimana o viceversa.»

Le feci l'occhiolino, mentre lei correva verso gli spogliatoi per cambiarsi.

«Ehi Potter!» mi chiamò il suo amico Robert, mentre stavo per tornarmene sul campo. «Tieni le tue manacce Grifondoro lontane da lei chiaro?»

Io risi. Come se Elizabeth Bolt non sapesse difendersi da sola. «Rilassati, amico... Devo pur sempre mantenere viva la competizione no?»

Rivalry - James Sirius PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora