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Elizabeth

Le settimane passate a casa Potter erano state tra le più belle della mia vita. Stavo benissimo con James e andavo d'accordo con il resto dei suoi familiari.

Purtroppo, però, era l'ultimo giorno e stavamo per tornare ad Hogwarts, ad affrontare il mondo esterno.

L'ansia cresceva sempre di più, ogni giorno che passava. Ero pronta a rischiare tutto per stare con James, ma allo stesso tempo rischiavo di buttare via anche la mia carriera da professionista.

Senza un squadra con cui giocare e il supporto della Casa non potevo dare il meglio e fare colpo sulle squadre professionistiche.

Non capivo come mai tutti pensassero che io e James ci odiassimo. Nessuno di noi due l'aveva mai detto, era più una cosa che la gente dava per scontata.

Certo, eravamo capitani di squadre rivali ed eravamo i più forti giocatori della scuola, ma questo non implicava nulla. Era tutto una stupida convenzione sociale, in cui fino a poco tempo prima io stessa credevo.

«Non vorrai mica buttarti giù?» James mi abbracciò da dietro, dandomi un bacio sulla guancia.

Realizzai di essere appoggiata alla ringhiera del balcone e fissare il vuoto.

«Sto valutando l'idea, pur di non tornare a scuola...» risi.

James mi prese per i fianchi e mi girò, in modo che potessi guardarlo negli occhi, e mi scostò una ciocca di capelli dal viso: «Devi stare tranquilla, andrà tutto bene. Io e gli altri siamo dalla tua parte, dalla nostra parte.»

«Non puoi impedire che mi assassinino nella Sala Comune. O nei dormitori...» borbottai, non aspettandomi che mi sentisse.

Lui sospirò: «Loro ti amano, Ellie. Sei Bolt, andiamo, hai reso Corvonero la Casa più ambita di Hogwarts.»

«Loro amano vincere. E non amano i traditori. Io sono una traditrice, in combutta con il nemico.»

«Ma sei anche l'unica che li fa vincere. In più, non credo ci andrai più piano con me sul campo ora che stiamo insieme.» mi fece l'occhiolino.

Io sorrisi: «Oh, te lo scordi, Potter. Ti farò urlare di dolore.»

«Io ti faccio urlare di altro...»

«James!» avvampai.

Lui mi diede un bacio: «Se basta così poco per distrarti, allora ho già vinto.»

«Anche io conosco metodi per distrarti...»

James si morse il labbro: «Nulla che si possa fare sul campo, comunque.»

«Sai cosa posso fare?»

«Mh...»

«Questo.» lo tirai verso di me, in bacio appassionato, che si spostò velocemente verso la parete.

«Mi hai distratto...» mormorò il mio ragazzo.

E lui aveva distratto me. Solo per pochi minuti, però, perché la mia testa tornò subito ai miei amici e alla loro reazione.

James mi scrutò, poi mi prese una mano: «Andiamo a fare una passeggiata e ci schiariamo le idee, mh?»

Annuii, e mi feci condurre all'interno.

«Grazie...» sorrisi al mio ragazzo quando mi porse un bicchiere di the fumante da asporto.

Avevo tenuto la sciarpa alzata per tutto il tempo, cercando di correre meno rischi possibile. Ci mancavano solo più dei paparazzi molesti.

James intrecciò le dita con le mie, mentre camminavamo sul sentiero del parco cittadino.

Il tramonto donava un colore rosato alla brina sull'erba e colorava tutto con tonalità calde e rilassanti.

«Sei più tranquilla adesso?» mi chiese il ragazzo.

Io sospirai, prendendo un sorso della mia bevanda: «Non ne sono sicura, manca sempre meno a domani...»

«Guardami, Ellie.» mi disse ed io lo feci.

«Qualunque cosa accada, io sono qui. Promesso. Se per qualche motivo non sono presente c'è la tua collana.» appoggiò la mano sul mio petto, nel punto in cui, sotto il cappotto, dondolava il suo ciondolo.

Io gli sorrisi: «Tu non sei agitato?»

«Sono preoccupato per te, ma non mi importa degli altri Grifondoro. Noi siamo molto meno individualisti di voi e in ogni caso metà di loro sono miei parenti.» rise.

«Già, faccio ancora fatica a ricordarmeli tutti...» dissi.

«Anche io.»

Scoppiammo a ridere e, in qualche modo, finimmo per darci un bacio. Uno di quelli romantici, senza passione o fretta, solo calma e calore.

«Dobbiamo tornare a casa per cena...» sussurrò James.

«Già, meglio incamminarci.»

Un minuto di silenzio, in cui nessuno dei due si mosse. Il sole si rifletteva sulla pelle sua pelle e rendeva i suoi occhi ancora più verdi.

«Cazzo.» sussurrò.

«Cosa?»

«Sei bellissima, Ellie.»

James

La preoccupazione di Elizabeth riguardo al nostro ritorno ad Hogwarts cominciava a contagiare anche me.

Erano quasi le due di notte, lei dormiva accanto a me, ma non riuscivo a chiudere occhio.

Come le avevo detto, per me non sarebbe stato un problema dirlo ai miei amici. In pratica erano quasi tutti miei cugini e lo sapevano già ed il resto della Casa non avrebbe avuto nessuna obiezione.

Noi eravamo sempre stati forti nel Quidditch e c'erano state tante rivalità nel corso della storia di Grifondoro.

Corvonero però era tutta un'altra storia. Loro erano, individualisti, calcolatori, spesso freddi. Non avevano nulla che li accomunasse a parte l'odio per i Grifondoro, in particolare per me, e l'ammirazione per Ellie.

Ero sicuro che sarebbe scoppiato un casino.

Elizabeth si raggomitolò meglio sul mio petto ed io la strinsi. Dovevo proteggerla. Me lo ero promesso.

L'altra mia preoccupazione era Robert Whig. Non ne avevo parlato con lei, perché lo considerava un amico, ma era evidente che provasse di più di semplice affetto per lei.

La spogliava con gli occhi. E a pensarci mi veniva voglia di spaccargli la faccia.

In più, sembrava il tifoso più accanito del mondo. Sperai che se la prendesse con me, piuttosto che con la mia ragazza.

Lei era benissimo in grado di difendersi, ma avere un nemico in squadra è molto pericoloso, specialmente un Battitore.

«Devi dormire, James...» mormorò Ellie, con la voce assonnata.

Sospirai: «Vieni qui.»

Mi sdraiai meglio e la accolsi tra le mie braccia, ascoltando il suo respiro lento e regolare e sentendo il profumo dei suoi capelli. Latte di mandorla.

Sorrisi, abbandonandomi lentamente al tepore del sonno.

Sei bellissima, Ellie.

Rivalry - James Sirius PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora