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Elizabeth

«Liz, perché hai perso dieci punti?» Amar si sedette sulla poltrona di fronte al divano su cui Zoey ed io eravamo sdraiate.

«Già, devi ancora spiegarci come mai ti sei seduta vicino a quella feccia a Difesa Contro le Arti Oscure!» mi ricordò Rob, sul divano accanto al nostro.

«Vicino a chi?» si intromise anche Marie, accomodandosi accanto a Robert. Volevano tutti quanti sapere, quindi.

Sbuffai, appoggiandomi meglio a Zoey, la quale, nel frattempo rispose alla domanda della nostra amica: «A James Potter! Il suo acerrimo nemico, ti rendi conto?»

Alzai le mani: «Ok ragazzi lasciatemi spiegare per favore... Avete presente la partitella di ieri? Io e Potter abbiamo fatto una scommessa su chi facesse più punti e, chi avesse perso, avrebbe dovuto fare quello che dice l'altro per il resto della settimana, quindi sei giorni. Io ho perso e ieri mi ha detto di sedermi vicino a lui, tutto qui...»

Rob non sembrava convinto: «Non puoi semplicemente dirgli di no?»

«Lo farei, ma non voglio lasciarlo vincere di nuovo e poi se si tratta di sedermi vicino a lui posso benissimo farlo. Ho perso una scommessa che ho accettato di mia spontanea volontà, quindi è giusto così.»

Il mio amico sbuffò: «Fare così ti ha fatto stare male, a lezione...»

Zoey a quel punto confermò i miei sospetti: «Potter ha fatto più di noi, in quella situazione, si è messo in mezzo e ha protetto Liz... Non puoi di sicuro arrabbiarti con lui per questo.»

Quindi era stato davvero James ad usare quell'incantesimo e ad aiutarmi. Strano, non era nei suoi canoni.

«Avete visto il suo Molliccio?» chiese curiosa Marie.

Robert scosse la testa: «C'era il professore in mezzo, purtroppo, avremmo potuto usarlo come ricatto...»

Quella sua affermazione mi irritò. James mi aveva aiutata e lui, in risposta, voleva ricattarlo? Come aveva dimostrato la mia esperienza, affrontare un Molliccio non era affatto facile e lui lo aveva fatto nonostante mi odiasse.

Ripensai a quello che aveva detto dopo. Dopotutto magari non mi odiava così tanto.

«Questo ancora non spiega come mai tu abbia perso quei maledettissimi punti...» borbottò Amar.

«Scusa...» gli dissi «...Sono arrivata in ritardo perché Potter mi ha messo alle calcagna due piccoli fanboy. A proposito, potrebbero comparire da un momento all'altro, state all'erta!»

Tutti quanti scoppiammo a ridere e ci godemmo il resto della serata.

James

«James, ci aiuti con i compiti di Pozioni?» mi chiese mia sorella, indicando il tavolo a cui erano seduti anche Hugo e Katherine.

La scacciai con la mano: «Ho altro da fare, Lil.»

Non riuscivo a smettere di pensare alla scena di quella mattina a Difesa Contro le Arti Oscure. Mi sentivo tremendamente in colpa per aver detto ad Elizabeth di proporsi.

Il suo Molliccio era terribile. Io avevo una bellissima famiglia, non potevo immaginare che qualcuno potesse davvero sentirsi così.

Pensavo che avesse una vita perfetta. Era bellissima, famosa e intelligente. Il sogno di ogni persona. Eppure si sentiva un'estranea nella sua stessa famiglia, da quanto avevo capito.

Mi aveva spezzato il cuore vederla piangere in quel modo. Forse non eravamo amici e forse non lo saremmo mai stati, ma decisi che, in un modo o nell'altro, avrei contribuito a farla stare meglio.

Ovviamente sbatterle in faccia la Coppa di Quidditch era incluso nel prezzo. Ma, ehi, lei poteva sbattermi in faccia la Coppa del Mondo.

Sorrisi tra me e me, pensando che probabilmente ad una battuta di questo genere lei avrebbe ribattuto alla grande.

Allora io mi sarei avvicinato ad un centimetro dal suo naso e l'avrei fatta arrossire, ma avrebbe fatto finta di nulla.

E sarebbe stato a quel punto che l'irresistibile impulso di baciarla mi avrebbe colpito, costringendomi ad allontanarmi con una scusa.

Lei allora mi avrebbe preso in giro e io avrei ribattuto, con quelli che agli altri potevano sembrare insulti di scherno.

Dal mio punto di vista non lo erano. Era solo un modo bizzarro per dirle che la rispettavo e la consideravo la mia unica degna rivale.

A volte era un po' perfettina e magari mi dava sui nervi, ma in ogni caso intendevo sul serio quello che le avevo detto quella mattina.

Se gli errori di sua madre erano tutti così allora non osavo immaginare le cose venute bene.

Mi alzai e mi diressi verso il tavolo dove era seduta Lily, improvvisamente colto dalla voglia di aiutare lei ed i suoi amici.

Lei e Katherine ridacchiavano, mentre Hugo sembrava quasi imbarazzato. Quelle due ragazzine erano in simbiosi, praticamente.

Li aiutai per un po'. Non ricordavo quanto fosse facile Pozioni al secondo anno, ma Lumacorno era decisamente strano ed inquietante.

Sembrava davvero una lumaca.

Mi accorsi che erano quasi le dieci, meglio che andassero a dormire. «Su!» li incitai «Domani è una lunga giornata, sgomberate ed andate a dormire.»

Poi mi rivolsi a Lily e Katherine: «Cercate di non parlare tutta la notte, voi due.»

Lily rise poi si mise sull'attenti. «Sissignore!» esclamò, prima di fiondarsi su per le scale.

Katherine fece per seguirla, ma la fermai appoggiandole una mano sulla spalla. «Kat?»

Lei si voltò a guardarmi.

Le sorrisi: «Tu vuoi bene ad Elizabeth, vero?»

La ragazzina sembrò stupita dalla domanda, ma rispose senza esitazione: «Ovvio, è la mia sorellona...»

«Allora cerca di ricordarglielo, ogni tanto, va bene?»

«Perché?»

Mi strinsi nelle spalle: «Potrebbe rischiare di dimenticarselo.»

Rivalry - James Sirius PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora