Il suono assordante della sveglia che segna le 7 in punto interrompe bruscamente il mio sonno. Infreddolita mi alzo per dirigermi al bagno e prepararmi per un'altra giornata di lavoro. Dopo essermi riscaldata con una doccia bollente, scelgo di vestirmi con un jeans blu a vita alta, un maglioncino e degli stivaletti bordeaux. Dopo aver messo a riscaldare una tazza e due biberon di latte nel microonde mi dirigo nella cameretta dove, nei loro lettini dormono i miei figli, Cristian e Virginia, due piccoli esserini con capelli e occhi neri alti circa 80 cm. Mi avvicino alle loro culle e, facendo loro un po' di solletico sulla pancia coperta dal pigiamino, li sveglio. La prima ad aprire gli occhi è Virginia, meno dormigliona del gemello, che allunga le braccine grassocce verso di me per essere presa in braccio. Dopo essermela messa contro il fianco e averle dato il buongiorno facendole una pernacchietta nel collo, mi volto e rivolgo le stesse attenzioni a Cristian che, nel frattempo ha aperto gli occhietti e mi reclama con qualche versetto abbastanza storpiato. Con i piccoli in braccio mi dirigo verso la cucina e dopo averli sistemati nei loro seggioloni e avergli consegnato i loro biberon mi metto al tavolo vicino a loro per fare colazione. Mentre loro finiscono mi affretto a prendere i loro vestitini e dopo averli lavati e vestiti li metto nei loro appositi seggiolini della macchina per dirigerci prima all'asilo nido per lasciare loro e poi nello studio dove lavoro.
"Buongiorno Marco! Scusa il ritardo ma sai come è caotica Bologna la mattina presto." esordisco entrando nello studio fotografico dove lavoro.
"Buongiorno Azzurra! Non preoccuparti! Anzi ho una buona notizia!" afferma tutto esaltato quel simpatico omaccione.
"Dimmela! Dai, non tenermi sulle spine."
"Ci è stato commissionato un servizio fotografico molto importante all'ultimo minuto!"
"Figo! E chi dovrai fotografare?" chiedo sinceramente incuriosita.
"Errore! Non dovrò, ma dovremo, tu verrai con me! Comunque non so di preciso, sono dei cantanti ma non ho capito esattamente chi!" afferma con una leggera risata.
"Okay dai, allora prepariamo le cose e andiamo o sono loro che verranno qui?"
"Nono, andiamo noi!".
Così dopo aver preparato tutto l'occorrente ci dirigemmo verso palazzo Pallavicini.
Di fronte all'entrata del palazzo ci saranno state un centinaio di ragazzine tutte accalcate che acclamavano non so bene quali nomi. Dopo esserci fatti spazio tra quella folla urlante, avanzai tranquilla. Dopo esserci identificati, manco dovessimo fotografare la regina Elisabetta, ci fecero avanzare oltre una porta. Ma a bloccare i miei passi fu una risata profonda capace di gelarmi il sangue nelle vene e mandarmi a fuoco allo stesso tempo, una risata che avrei riconosciuto fra mille. No, non potevano essere proprio loro, non poteva essere proprio lui! E in un batter d'occhio, senza nemmeno rendermene conto mi ritrovai di fronte a tre paia di occhi sgranati dall'incredulità. Dire che volevo sparire era dire poco, soprattutto quando mi ritrovai occhi negli occhi con il mio più grande sogno e allo stesso tempo incubo. E dentro quegli occhi ci ho ritrovato tutto quello che da tre anni circa a questa parte mi sforzo di nascondere dentro di me. Quegli occhi così simili a quelli dei miei figli. Quegli occhi neri in cui io, ahimè, ho sempre visto il mare. E quando riesci a scorgere il mare in paio di occhi così scuri stai tranquillo che sei fottuto a vita.
"Buongiorno ragazzi!" esordì tutto pimpante Marco facendo sconnettere i nostri occhi e riportandomi bruscamente alla realtà nel giro di qualche attimo.
E sì, posso dirlo, sono nei casini, dal momento che di fronte a me ho i ragazzi con cui ho condiviso tutto, e soprattutto davanti a me ho l'amore della mia vita e il padre dei miei figli, di cui tra le altre cose, non sa assolutamente nulla.
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Ti sto vicino anche quando non mi vedi
FanfictionÈ la storia di un amore che ci ha ucciso prima di salvarci, del resto la vita non ti da ciò che vuoi quando lo vuoi. Ti da ciò di cui hai bisogno quando ne hai bisogno.