Capitolo 6

318 8 5
                                    

Stare nella stanza di Ignazio, precisamente nel suo letto, senza di lui è così strano e doloroso da non riuscire a chiudere occhio. I bambini dormono dalla parte del muro nel letto matrimoniale che è stato testimone di gran parte della nostra storia, delle nostre litigate, delle mie lacrime per le sue partenze, dell'amore che ci consumava. Queste mura sono state testimoni della nostra prima volta, della mia prima volta. Ed inevitabilmente la testa va all'ultima volta che abbiamo dormito insieme su questo letto. Abbiamo fatto tutta la notte l'amore per addormentarci abbracciati all'alba stremati... Se avessi saputo che quella sarebbe stata una delle ultime volte in cui eravamo felici insieme forse l'avrei stretto di più. Non potendone più di stare in questo letto mi alzo, metto in sicurezza i bambini con un cuscino in modo che non ruzzolino e vado in cucina a bere un bicchiere d'acqua, sicura che a quest'ora tutti gli altri stiano profondamente dormendo.

Mentre sono a prendere un bicchiere d'acqua dal frigo sento dei passi che mi fanno voltare per ritrovarmi di fronte Ignazio con i pantaloncini corti e una canotta che mi guarda stranito.

"Non sei a dormire?"

"Avevo sete e non riuscivo a dormire, così eccomi qua."

"La vuoi anche tu una tisana?" mi chiede mentre l'acqua nel bollitore elettrico spicca il bollore.

"Si grazie."

"Sediamoci sul divano, mi scoccia stare in piedi." così lo seguo sul divano dopo che lui ha versato nella tazze l'acqua bollente per le nostre tisane. "Tieni. Attenta che brucia." e mi porge la tazza fumante.

"Grazie.."

"Perchè non mi parli un po' di cosa è successo quando sono nati i gemelli?"

"Non mi piace molto parlarne... Non è stata una gravidanza semplice, me ne sono resa conto che ero di 6 settimane... Volendo avrei potuto abortire, in realtà c'ho anche pensato, solo che alla prima ecografia che ho fatto, dopo i 6 test di gravidanza tutti positivi, sentendo il battito del cuoricino dentro di me è cambiato tutto. Ho pensato che meritavano, in realtà meritava perché ancora non sapevo che fossero due, di vivere e di farlo nel miglior modo che potessi offrire loro, perché diamine non era colpa loro se ero incinta. Ho pensato che mi sarei dovuta assumere le mie responsabilità e crescere, non ero più sola. Così sono tornata a casa e ho provato a fare finta di nulla. Venni a casa tua con l'intenzione di dirtelo ma sappiamo come sia andata in realtà. Dopo un mese ho fatto la seconda ecografia ed ero di circa 10 settimane, a quel punto si erano già formate le bozze di mani e piedi. Ricordo che mentre mi facevo l'ecografia pensavo sempre di più a quali parole dirmi per scusare il fatto che non lo volessi, mi dicevo che da sola non avrei potuto fare niente, però la ginecologa mi rivolse uno sguardo strano, così preoccupata le chiesi se c'era qualche problema, fu lì che scoprì che erano due. Cominciò a sorridere e a blaterare che ero fortunata e che si volevano già bene, e guardando attentamente il monitor vidi che dai due sacchi amniotici si toccavano le manine. Penso che sia stato quel gesto ad avermi tolto ogni straccio di dubbio che mi rimaneva. Ho pensato che non saremmo mai stati soli, che loro si sarebbero amati sempre e sopra ogni cosa, appoggiandosi in ogni occasione e che io avevo il dovere di metterli al mondo, di amarli, di viziarli e fare quanto più potevo per farli felici e garantire loro tutto ciò che meritano. Non ti nego che sia stato difficile e spaventoso, uscì da quell'ambulatorio ancora più spaventata ma l'idea di avere due bambini dentro mi faceva sentire in grado di spaccare il mondo. Andai a casa e parlai con la mia famiglia, ero convinta che ci sarebbero stati per me, che stupida illusa. Fu quando venni sbattuta fuori di casa con tutto ciò che avevo che montai in macchina e decisi di trasferirmi. Solo che non feci i conti con lo stress, così mi svenni e venni ricoverata in ospedale, dove mi dissero che se volevo i miei bambini sarei dovuta stare a riposo perché al prossimo distacco di placenta avrei potuto perdere uno o addirittura entrambi i bambini..." e la voce inevitabilmente mi rimane strozzata in gola mentre non riesco ad alzare lo sguardo dalla tazza ormai vuota.

Ti sto vicino anche quando non mi vediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora