Capitolo 5

331 9 5
                                    

Stiamo varcando l'uscita dell'aeroporto di Palermo con i bagagli e tutte le cose dei bambini al seguito. I piccoli sono nel loro passeggino coperti dalla cappottina parasole fino alle gambine in modo che siano al riparo da occhi indiscreti, Ignazio è conciato in maniera irriconoscibile ed io, beh io sono normale, nessuno sa chi io sia. Mentre io spingo il passeggino Ignazio si trascina dietro due valigie, una più grande con le cose mie e dei gemelli e una più piccola con i suoi vestiti.

"Mi sono fatto lasciare la macchina nel parcheggio da Nina ieri pomeriggio."

"Perfetto, ma non abbiamo i seggiolini."

"Donna di poca fede." e in lontananza vedo che con il telecomando apre una Volkswagen nera.

"Vedo che ti tratti male."

"Non è mia, è il regalo di papà, quando scendo in aereo uso la sua sennò se ho più tempo scendo direttamente con la mia. Comunque ho mandato Nina a prendere i seggiolini." dice aprendo la macchina e svelando due seggiolini, uno di Minnie e uno di Topolino dove adagiamo i bambini. Dopo aver caricato tutte le cose in macchina saliamo anche noi, e uscendo dal parcheggio ci mettiamo in marcia verso Marsala. Rivolgo il mio sguardo verso il paesaggio alla mia destra evitando con tutta me stessa di guardare Ignazio mentre guida, perché se c'è una cosa, fra le altre, che mi è sempre piaciuta di lui è il modo in cui guida, il braccio fermo sul volante, lo sguardo e il fisico che trasuda sicurezza, sensualità e la pacatezza tipica di una persona che fa quello che gli piace. E come un fiume in piena vengo travolta dai ricordi degli immensi viaggi che facevamo quando stavamo insieme, quando mettevamo la musica alla radio e cantavamo insieme, più lui che io, mentre la sua mano si posava sulla mia coscia e la mia sulla sua nuca ad accarezzare il punto preciso dell'attaccatura dei capelli, dove i sorrisi invadevano i nostri volti arrivando fino agli occhi. Inevitabilmente il pensiero va anche alle soste nelle piazzole dell'autostrada o nelle stradine deserte quando non riuscivamo a toglierci le mani di dosso... Quante ne ha viste la sua macchina... Menomale che non può parlare!

"Azzurra!!" mi scuote leggermente una gamba Ignazio ridestandomi dai miei pensieri.

"Eh! Dimmi."

"Ti chiama il bimbo!"

"Ah. Dimmi amore." chiedo voltandomi verso di lui.

"Ho sete."

"Ecco l'acqua. Tu Virgi la vuoi?" chiedo mentre porgo a Cristian il suo biberon che ho preso dalla mia borsa.

"No." e dopo avermi risposto si rimette il suo ciucciotto rosa in bocca.

"Azzurra ti scoccia se ci fermiamo un attimo in autogrill? Ho bisogno di un caffè."

"Nono va bene, almeno vado in bagno."

Così continua a guidare fino al prossimo autogrill dove parcheggia vicino all'entrata. Spegne la macchina, si china verso di me sfiorandomi appena per raggiungere il cruscotto e prendere il portafogli all'interno facendomi mancare il respiro. Scendiamo entrambi dalla macchina e prendiamo i bambini dietro. Virgi se ne sta accoccolata tra le braccia di Ignazio nascondendo la testina nel suo collo mentre Cristian se ne sta tra le mie braccia infilando la mano nello scollo della mia maglietta. Ho provato in tutti i modi a togliergli questo vizio ma non c'è verso.

"Io prendo un caffè te che vuoi?" mi chiede aprendomi la porta e lasciandomi passare per poi seguirmi.

"Un tea caldo con..."

"3 bustine di zucchero, si lo so. Che poi come diamine fai a berlo così dolce solo tu e Dio lo sapete."

"A me piace così. Lo tieni tu Crì mentre vado in bagno?"

Ti sto vicino anche quando non mi vediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora