Il mito perduto

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La storia che mi appresto a raccontarvi è antica e ahimè sconosciuta. Non di certo per volere dei protagonisti, bensì per il volere dello stesso Zeus, il quale per paura di perdere prestigio e potere tradì la natura stessa, relegando le sue figlie nell'oblio e nella vergogna.

C'era un tempo, quando le divinità popolarono il monte Olimpo, in cui la natura aveva forme femminili. Leggiadre e bellissime fanciulle la rendevano viva, le donandole fluenti capelli e gentili movenze. Dodici erano le prescelte.

Tre fanciulle a guardia del fuoco: per domarlo, per accudirlo e riflettere la sua luce.

Tre a guardia della terra: a cura della fauna, della flora e delle terre emerse.

Tre a guardia delle acque: per dominare i mari, per dominare i laghi e per dominare le maree.

Tre a guardia dell'aria: a custodia delle nubi, dei venti e delle tempeste.

Dodici fanciulle a custodia del mondo. Amate dalla gente, perchè era da era essa che il Fato le aveva scelte. Con perizia erano infatti state cercate, al fine di sorreggere il mondo tramite la loro grazia e potenza . Rispettate dagli Dei e trattate come loro pari, nonostante la loro passata natura umana che le reneva a tutti gli effetti semi divinità.

Passavano le giornate a giocare, danzare e cantare con gli Dei ed ogni divinità si prendeva cura di esse addestrandole al combattimento ed istruendole.  Non furono solo nutrite di cultura, a loro venne fatto dono del cosmo, il potere unico degli Dei. Un cosmo di tali dimensioni che si diceva fosse più potente di quello delle stesse divinità, giacchè dentro di esso vi era il respiro del mondo e della natura.

Passarono secoli in armonia e la differenza tra chi era nato mortale e chi era nato Dio si fece indistinguibile. Le dodici fanciulle erano cristallizzate nella loro primavera, ovvero all'età in cui il Fato decise di donare loro il potere e la vita eterna.

Nei secoli in cui gli Dei camminavano ancora tra gli uomini, attorno ad essi si crearono dei piccoli gruppi di giovanotti loro devoti. Ogni divinità prese con se i suoi fedeli e gli insegnò l'arte del combattimento risvegliando in essi un timido cosmo, il quale , con grande stupore delle divinità stesse era insito in molti giovani predestinati a servire gli Dei. 

Uno sparuto gruppo di giovanotti si creò anche attorno alle dodici figlie della natura, le quali avevano preso il nome di Guardiane. Assieme alla loro bellezza e grazie era infatti cresciuto il potere derivato dal cosmo che possedevano, notando che la sua potenza era legata al ciclo astrale delle costellazioni che formavano lo zodiaco. Nonostante fossero semi dee per gli uomini non aveva rilevanza, venivano considerate divinità a tutti gli effetti.

Passò il tempo e coloro che dapprima erano orfani o abbandonati  diventarono abili combattenti, fedeli a chi li aveva addestrati e istruiti. Attorno ad ogni Dio si era formato un piccolo esercito e tra di esso  vi  era chi per coraggio e bravura spiccava più di altri. Arrivò quindi il momento in cui nacquero in modo spontaneo delle gerarchie, nelle quali era facile  distinguere i combattenti migliori da quelli peggiori oppure chi spiccava per fedeltà. 

Fu allora che Zeus, colpito dalla lealtà di quegli uomini decise di donare loro un'armatura, potente quanto il loro grado di combattimento e controllo del cosmo. Decise però che non sarebbe stato lui a forgiarle, affidò il compito alle dodici Guardiane in modo da testarne le capacità e le conoscenze apprese nel corso dei secoli passati sull'Olimpo. 

"Un conoscitore della mitologia greca potrebbe constatare delle incongruenze tra quello che sto dicendo e ciò che è stato tramandato, ma come vi ho detto quando ci siamo incontrati ; questa è una storia che è stata fatta dimenticare, le cose non sono andate proprio come sapete voi.

La storia mai raccontata {I cavalieri dello zodiaco}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora