L'imbonitore

123 6 15
                                    

Finalmente sole le Guardiane poterono tirare un sospiro di sollievo.

< Così è vero? Sono davvero arrivati i cavalieri di Athena>, disse Pia tremante mentre risistemava le erbe medicamentose nel grande armadietto in legno chiaro intarsiato. La tolomea aveva congedato le altre ancelle e i combattenti allettati, pochi minuti dopo che i cavalieri di Athena avevano lasciato l'infermeria. I finti sorrisi divennero ombre dure e ombrose sui volti delle Guardiane. In quel  momento i cavalieri si stavano dirigendo verso il Tempio di Dioniso ed ogni secondo che passava era per loro un passo verso il patibolo. Per più di duecento anni erano vissute in una calma apparente. Certo, il controllo di Zeus era una cruda realtà quotidiana, come il disprezzo della maggior parte degli abitanti delle Legioni, esclusa quella centrale, ma per lo meno vivevano in pace, senza l'ansia della guerra. Guerra che ormai era chiaro sarebbe scoppiata, la presenza stessa dei cavalieri ne era la prova. La sorda guerra del passato stava per ripetersi.

< A quanto pare non eravamo le uniche a non saper del loro arrivo> affermò pensierosa  Tessa. 

< A dire il vero Dioniso a me e mio fratello aveva detto di non dire nulla... Così abbiamo fatto, non ne abbiamo parlato con voi come non ne abbiamo parlato con altri>, Nikolaij rispose serio. Febe, la quale per tutto il tempo aveva taciuto, se ne stava alla finestra, guardando in direzione del tempio di Dioniso e arrotolando sul dito i folti e spessi capelli color cioccolato, < Nemmeno quel cane di Clopin sapeva nulla di loro, o almeno non in modo certo. Qualcuno deve averli visti e aver fatto passare la voce...>. Il volto della guardiana era pensieroso, ripensava all'incontro coi due cavalieri davanti la fucina, alla sensazione che aveva provato. Per una piccola frazione di secondo aveva sentito il suo cosmo andare fuori controllo, come se la volesse spingere tra le braccia di quel cavaliere così serio e minaccioso, Saga.

Tra tutte le guardiane solo due non sembravano in pena per l'arrivo dei cavalieri di Athena. Lena, la guardiana del cancro e Olimpia, la guardiana del toro non volevano credere nel ripetersi del destino avverso che le aveva relegate all'oblio, avevano visto il buono negli occhi dei cavalieri.

< Vi è bastato vedere qualcuno malmenare Clopin o due complimenti al cibo per farvi dimenticare chi sono i colpevoli della nostra sorte?!> Il tono di Cassia, la guardiana dell'acquario, era glaciale. La dolcezza fiabesca che sino a quel momento aveva illuminato il suo volto aveva lasciato spazio  ad un'ombra triste e distaccata. 

< Cassia, ragazze, capisco cosa state provando. Sono io la prima ad essere intimorita dalla loro presenza, ma comportandoci così non stiamo facendo la stessa cosa di cui li accusiamo?> Dopo essersi pronunciata Lena si tacque. < Io la penso come lei... Non dico certo che ci sia da fidarsi, ma non mi sembrano dei cattivi ragazzi...>, le parole di Olimpia apparvero come un sussurro. La dolce mano di Yamineth si posò sulla spalla tremante della guardiana del toro, < Le vostre parole non sono sbagliate amiche mie, ma dimenticate di chi stiamo parlando. Sono più che certa che il loro arrivo è legato ad un piano di Zeus e non abbiamo idea di cosa gli abbia raccontato sul nostro conto. Sicuramente cose non belle>, la sua voce, nonostante il tono calmo, tradiva una forte preoccupazione. La discussione andò avanti per qualche minuto, coinvolgendo man mano tutte le guardiane.

< Ragazze, non fasciamoci subito la testa. Che c'importa chi diavolo sono. Noi siamo le Guardiane, siamo la Natura stessa, senza di noi quei bei bocconcini non avrebbero alcuna armatura. Credete davvero che possano batterci in uno scontro?>. Melania creò sul suo indice una pallina di cosmo rossastra e sorridendo maliziosamente la scagliò sul letto in cui era sdraiato il cavaliere dello scorpione, all'altezza del bacino.

 < Melania!>, sobbalzò Pia guardando sconvolta il legno fumante e scomposto di quel che restava del letto. La tolomea guardò le dodici guardiane, quelle dodici bellissime e potenti creature. Le conosceva bene, le ammirava e le supportava in tutto. Vederle così nervose la rendeva estremamente triste. Le guardò uscire silenziosamente dall'infermeria. Quando fu finalmente sola giunse le mani n preghiera e sussurrò dolcemente, < Ti scongiuro Dioniso, proteggile come hai sempre fatto>.

La storia mai raccontata {I cavalieri dello zodiaco}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora