Rose rosse in un campo innevato

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Il folto gruppo do cavalieri si lasciò alle spalle la grande arcata che separava la navata principale del tempio di Dioniso con l'esterno. Sulle loro larghe spalle portavano il peso della miriade di informazioni ricevute durante la giornata. Gli eventi che li li avevano visti come protagonisti erano altamente contraddittori: da un lato l'arroganza e la presunzione del Boia, ma soprattutto dei Paladini; dall'altra la gentilezza di Pia, delle Tolomee ed infine, sebbene in modo più riservato, il garbo e l'aiuto delle ancelle che avevano incontrato. Mille dubbi a cui se ne aggiungeva uno più spaventoso degli altri, a chi credere tra Zeus e Dioniso? Entrambi sembravano effettivamente buoni e sinceri, ma dare fiducia a Dioniso sarebbe equivalso a non credere ad Athena, per la seconda volta.  La Dea da loro protetta aveva deciso di affidare sè stessa e i cavalieri a quell'uomo , non poteva essere pura follia o ingenuità. Dal canto suo Dioniso  non si era risparmiato nel mostrare loro il suo lato più oscuro e minaccioso. Se avesse vissuto nella menzogna mai avrebbe rivelato quella parte di sè.

< Tante belle parole, ma quel Dioniso non ci ha nemmeno detto quali strade dobbiamo seguire per raggiungere le nostre armature!> .Protestò Seiya sedendosi per terra e arruffandosi energicamente i folti capelli castani illuminati da un caldo sole estivo. Accanto a lui il resto dei cavalieri si guardava attorno disorientato, tutti si ponevano il medesimo quesito. Quale strada seguire per ricongiungersi alle proprie armature?  

< Sarebbe sufficiente seguire il cosmo prodotto dalle nostre armature, ma per quanto mi sforzi nel ricercarlo mi sfugge. Se Dioniso non ci avesse informato della loro presenza non me ne sarei mai accorto>,  il tono della Vergine, solitamente pacato e saccente, era intriso di un tacito sgomento. Gli occhi azzurri  sorprendentemente aperti scrutavano, avidi di risposte, il tempio.  Disorientamento, attrazione, curiosità, vulnerabilità. Queste erano le nuove sensazioni che provava il cavaliere più vicino alla dea Athena. Poco più in là, appoggiati all'ombra di una colonna, Ioria e Milo fremevano di rabbia. Lo scherno e l'affronto dei due Paladini avevano scalfito il loro dorato orgoglio. Essere scherniti in tal maniera, davanti i propri discepoli, essere chiamati "pacchiana imitazione" dopo il sacrificio al quale si erano sottoposti al muro del lamento era troppo. Se solo avessero avuto addosso le armature avrebbero subito spazzato l'onta sul loro conto, assieme ai sorrisi beffardi di Malik e Morgan. < Milo, fratello, non rabbuiatevi. Non è ancora giunto il tempo di dar battaglia. Dobbiamo trovare le nostre armature e ricongiungerci con esse>, Aiolos sorrideva dolcemente rivolgendosi ai suoi compagni. Comprendeva il rammarico dei due cavalieri, ma sentiva che non era ancora giunto il momento di dar battaglia. 

< Aiolos, fratello mio, hai ragione, ma come puoi pretendere che due cavalieri d'oro lascino impunita tale infamia!> I pugni del Leone erano serrati, spinti violentemente contro la colonna. Lo sguardo basso e torvo.  < Se solo avessi avuto la mia armatura avrei fatto passare il sorriso sul volto di quel damerino> sibilò, velenoso, Milo. 

Il resto dei cavalieri, lontani dalle colonne del tempio, scrutava l'orizzonte, cercando di scorgere la via da seguire. 

< Bello il panorama, vero?>

La voce squillante e fresca di Kipnut fece capolino da dietro le loro spalle facendoli sobbalzare. Il ragazzino sorrise diabolicamente e si avvicinò al gruppetto, sorpassando con noncuranza Milo e Ioria, i quali erano ancora appoggiati alle fredde colonne in marmo. 

< Scommetto che quel tonto di Dioniso vi abbia detto un sacco di stupidaggini senza però dirvi come raggiungere le Corti>, disse beffardo il bambino. 

< Esattamente... Tu sapresti indicarci la via?> Il tono di Mur era estremamente gentile. Il ragazzino dai corvini capelli spettinati gli ricordava tantissimo Kiki, il suo allievo prediletto. Ea naturale per lui approcciarvisi in modo simile.  Kipnut calciò una pietra e si girò verso gli altri cavalieri, raggiunti nel frattempo da Ioria e Milo. < Certo che potrei!> squillò fiero. Seiya si alzò di scatto e corse verso il ragazzino, avvicinandosi carponi al suo volto. < Bhe, quale sarebbe la strada?! Avanti non tenerci sulle spine!>. Gli occhietti azzurri s'illuminarono maliziosamente, < Ho detto che la so! Mica che ve la indico!>.

La storia mai raccontata {I cavalieri dello zodiaco}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora