Maiale

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Il mattino si era levato nelle Terre di Dioniso. Si prospettava una calda e limpida giornata, o almeno così tutti credevano.

Il cavaliere del cancro non era solito alzarsi all'alba, al contrario, da quando era arrivato in Italia, aveva preso con estremo piacere l'abitudine di poltrire sino a mattina inoltrata. Quel giorno però la sua recente abitudine venne meno. Dei rumori sospetti svegliarono il ragazzo, il quale abituato a dormire con solo indosso i boxer, si precipitò trafelato giù dal letto, afferrando ed indossando alla bene e meglio un paio di pantaloni di cotone nero appoggiati all'unica sedia nella sua stanza. Il cavaliere si precipitò, correndo, fuori dalla camera. Corse a perdi fiato per il lungo corridoio che portava alle scale, pronto per lo scontro che lo stava attendendo. Se avesse avuto bisogno della sua armatura confidava nel fatto che essa l'avrebbe raggiunto in un baleno. Nonostante la pace e la quiete di quei luoghi non aveva mai smesso di tenere alta la guardia, era certo che quei rumori fossero causati da un'incursione nemica. È forse inutile descrivere la sorpresa del giovane cavaliere quando, preventivamente nascosto dietro ad una colonna, si accorse che la causa di tutto quel trambusto non era altro che Lena, la quale, con non poche difficoltà era salita sopra alla balaustra in marmo bianco che dava sulla navata principale della Corte. La ragazza, che non si era accorta del suo osservatore, era impegnata a spolverare delle antiche statue bianche raffiguranti mostri marini. La posizione in cui si era messa era alquanto pericolosa; per adempiere al suo compito Lena doveva per forza sporgersi nel vuoto, cosa che le era resa difficile dal lungo vestito in cotone bianco che le si impigliava nelle sporgenze delle decorazioni barocche che adornavano le alte colonne alle quali si appoggiava. Fu con estrema leggerezza che, quando la ragazza si scostò una ciocca del caschetto bruno dal volto, perse l'equilibrio rischiando di cadere nel vuoto. Senza pensarci due volte, il cavaliere uscì dal suo nascondiglio riuscendo ad afferrare, tirandola a sé, la fanciulla. La foga immessa nel salvataggio fu tale che entrambi caddero all'indietro sul freddo pavimento in marmo bianco. Ancora scossa e spaventata, Lena si ritrovò sul petto nudo del Cancro, il quale ancora la cingeva in vita. Il giovane cavaliere, forte della sua nuova linfa vitale, dovette lottare contro sé stesso. In un tempo passato, ai tempi della scalata alle dodici case, non avrebbe esitato un istante nell'approfittarsi di quell'ancella così esile ed impaurita. Dal canto suo Lena, la quale era ben abituata a stare lontana dagli uomini, rossa in volto a causa dell'imbarazzo e dello spavento si divincolò energicamente dalla stretta del cavaliere, inginocchiandovisi accanto e sistemandosi la spallina del vestito di cotone bianco che nella caduta era scivolata lungo la gracile e bianca spalla della giovane.

L'equivoca scena fu interrotta da un furioso Kilian, il quale si gettò sul cavaliere spintonando la guardiana.
< Brutto porco schifoso levale le mani di dosso!>, urlò il Paladino sferrando un pugno verso lo stomaco nudo del Cancro, il quale con un balzo felino si era distanziato dall'avversario. < Hei! Vacci piano pezzo di idiota! La stavo solo salvando la tua bella!>, rispose il cavaliere rispondendo all'attacco dell'avversario con un sinistro, abilmente parato dalle mani attorniate di platino di Kilian. < Smettila di dire cazzate! Voi cavalieri siete tutti degli sporchi maiali...>, gli occhi del Paladino si erano fatti due fessure di ghiaccio fisse e gelide, le quali si posavano severe sul volto rabbioso del Cancro, il quale spingendo indietro l'avversario disse ,digrignando i denti, < Te e i tuoi compari state abusando fin troppo del garbo di noi cavalieri di Athena, ma purtroppo per te io non sono pacifico come gli altri. Prova a chiamarmi ancora una volta maiale e ti ritroverai alle porte degli inferi senza nemmeno accorgertene.>. Disse con l'indice puntato in alto e un folle sorriso sul volto. Kilian non diede tempo all'avversario di radunare il cosmo necessario per attaccar e così, forte delle sue capacità e protetto dalla sua Mistica di platino, si gettò con tutta la rabbia e la potenza che aveva in corpo verso il suo avversario ancora proteso verso il cielo. Più che uno scontro tra fieri protettori di divinità sembrava una scazzotata da bar. Il Paladino non aspettava altro che l'occasione perfetta per poter sfogare il suo astio nei confronti dei cavalieri di Athena, da parte sua lo stesso Cavaliere poteva ripagare i Paladini per la cattiva accoglienza riservatagli.

La storia mai raccontata {I cavalieri dello zodiaco}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora