Quei quattro forestieri

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I fratelli Ioria e Aiolos avevano deciso di percorrere una stradina all'interno del bosco. Il sentiero da loro scelto portava ai margini di un piccolo villaggio sul delta di un fiume che si gettava nel mare. I cavalieri rimasero stupiti dall'architettura vagamente araba che poco si incastrava nel paesaggio della costa a nord dell'Italia. Nascoste da una muraglia c'erano delle piccole casette rettangolari color sabbia al di sotto delle quali si trovavano dei porticati che creavano sul terreno timidi giochi di luci e ombre. Entrati dal grande arco furono immersi da una coltre intrisa di spezie, tintinnii di ciondoli dorati e calde musiche arpeggianti. Camminarono al di sotto delle tende colorate che nascevano dalle strutture basse e compatte, si guardavano attorno curiosi assaporando ogni nuovo odore e osservando le bancarelle colme di frutta, pesce, verdura e spezie colorate. Complice l'abbigliamento da allenamento nessuno si era ancora accorto di loro, questo permise ai cavalieri di osservare la folla di gente che li attorniava indifferente. Giovani uomini entravano e uscivano dalle abitazioni, si avvicinavano alle bancarelle floride, altri si riposavano su dei muretti godendosi i caldi raggi del sole, altri ancora facevano volteggiare in aria i gladio. Di tanto in tanto spuntavano delle ragazze, alcune erano chiaramente delle combattenti, altre assomigliavano ad ancelle, certo era che non erano avvezze alle armi. L'attenzione dei due giovani fu catturata da due ragazze vestite come ancelle, ma dal portamento forte e fiero come quello di un cavaliere. Se ne stavano in disparte, all'ombra di un porticato a nord di quella che doveva essere la piazza del mercato, osservavano ciò che accadeva. Ioria e Aiolos si accorsero di avere addosso il loro sguardo severo e sospettoso, si sentirono inchiodati al terreno fermi, immobili, colpevoli.

La ragazza dai folti riccioli ramati si girò verso la compagna, una giovane dai capelli castani, sussurrò qualcosa al suo orecchio e dopo un cenno di assenso sparirono nell'ombra del porticato.

< Fratello, anche tu te ne sei accorto?>

La voce del cavaliere del leone aveva una sfumatura di seria preoccupazione, temeva che quelle donne potessero dare l'allarme non sapendo del loro arrivo. Non c'era dubbio che in una disputa ne sarebbero usciti vincitori, ma non era certo la cosa migliore il presentarsi davanti ad un Dio dopo un'azzuffata con i suoi protetti. < Si fratello, è da quando siamo entrati in questo posto che ci tengono d'occhio>, rispose Aioros cupo in viso. 

I cavalieri non riuscirono a continuare la conversazione. Udirono dei passi dietro di loro, sempre più vicini e sempre più rapidi. Si voltarono repentinamente, ma ormai era troppo tardi, un'ombra li stordì facendoli sparire nel nulla. 

Tutto divenne nero e persero i sensi.

Dohko era seduto su di un grande sasso, lo sguardo rivolto verso la fine del bosco.  Conosceva sin troppo bene quella selva, quegli odori e quella sensazione di tempo sospeso. Si guardava attorno e si rendeva conto che nulla era cambiato, che era rimasto tutto come quando era un ragazzo di appena diciassette anni che di tanto in tanto assieme agli altri cavalieri d'oro solcava quelle terre, in cerca di allenamento e pace. 

<Non vuoi andare avanti?>, chiese Aldebaran rivolgendosi all'amico. Non aveva mai visto il cavaliere della bilancia in quello stato, così cupo in viso e spaventato. < Si, andiamo, non ha senso stare fermi a rimuginare>, disse Dohko alzandosi di scatto. Fece pochi passi, ma fu fermato dal Toro, il quale gli posò la mano sulla spalla, < Sei già stato qua vero?>, <Si. Ci fu un tempo in cui io e i cavalieri d'oro della mia generazione eravamo soliti frequentare queste terre col permesso di Athena. Non posso negarlo anche se mi è stato chiesto di tacere...>. Il cavaliere della bilancia sembrò levarsi un peso dal petto, sapeva di non aver rispettato il volere di Zeus, ma che senso aveva fingere quando gli occhi parlavano per lui.

< Maledetta carogna! Potevi dirlo subito invece che farci dividere!>. La risata del Toro smorzò il silenzio, < Tutte le strade portano al Tempio di Dioniso, non esiste una strada giusta o sbagliata! Vedremo chi sarà il primo ad arrivare!>. Anche Dohko rise, dopo tanto.

La storia mai raccontata {I cavalieri dello zodiaco}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora