Addestramento

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La sera era calata sul Grande Tempio e Saori, con le mani appoggiate sul marmo freddo del passamano che incorniciava l'immenso balcone, scrutava pensierosa e malinconica l'orizzonte. I lunghi capelli castani danzavano cullati dal freddo vento notturno assieme alle pieghe del candido vestito che delicatamente le avvolgeva il corpo. Nonostante la luna piena e il cielo stellato l'animo della Dea era afflitto da una tempesta emozionale. Nonostante le rassicurazioni di Zeus non poteva fare altro che sospirare pensando  ai suoi cavalieri, sperava con tutto il cuore di non aver commesso un errore nel volersi fidare ciecamente di quell'uomo. L'unico suo desiderio era quello di riuscire ad  instaurare una pace duratura  con Dioniso. Era stanca delle guerre, del sangue e della sofferenza. Il cuore nel petto le diventava sempre più triste e pesante giorno dopo giorno. Troppe volte la sua sola esistenza aveva causato la morte di chi, ciecamente, si era sacrificato in suo nome, non avrebbe più sopportato un tale dolore. 

Aveva tredici anni quando il peso del Fato le era caduto addosso come un macigno. Aveva tredici anni quando si rese conto di quanto sporche di sangue fossero le sue candide mani. Era la Dea della giustizia, colei che avrebbe dovuto salvaguardare la pace nel mondo. Eppure l'unica cosa d di cui si era resa capace era quella di essere stata la causa della morte di giovani innocenti, i quali, probabilmente, se non fosse esistita, se fosse stata più capace, più risoluta o battagliera, non avrebbero incontrato la morte in suo nome. Lei che più di tutti aberrava e temeva la violenza era stata la causa di morte e distruzione. Si trattava di un peso troppo grande per le sue esili spalle.

Erano passati quattro anni dalla sconfitta di Hades. Lei era diventata una giovane donna, mentre i suoi fidati cavalieri di bronzo erano diventati degli eroi. I tratti genuini e fanciulleschi che aveva imparato a conoscere durante la guerra galattica erano diventati i bellissimi volti dei cavalieri che più di tutti avevano rischiato la vita per lei. Non erano più ragazzini, ormai erano diventati giovani uomini dal cuore puro, ma dallo sguardo segnato irrimediabilmente dagli orrori che erano stati costretti a vivere. Ancora una volta tutto questo per colpa sua. Avrebbe tanto voluto chiamarli "amici", ma chi avrebbe mai potuto essere amico di una Dea? 

Da quattro anni aveva smesso, più o meno volontariamente, di indossare i panni di Saori Kido per indossare quelli di Athena. Aveva chiesto ai suoi cavalieri di sacrificare la vita per lei, sacrificare la propria identità in confronto le pareva ridicolo. E poi, dopotutto, quando per Seiya, Hyoga, Shun, Sirio e Ikki lei era stata solamente Saori, ovvero nell'età della fanciullezza quando si atteggiava da bambina viziata approfittandosi della loro condizione di orfani, non aveva ricevuto altro che astio. Se non fosse stata Athena mai li avrebbe avuti al suo fianco, di questo era suo malgrado certa. Ooteva considerarla amicizia? Se avesse smesso di essere la Dea della giustizia sarebbero rimasti con lei? Era ancora Saori o ormai era solamente Athena?

Una calda e salata lacrima solcò il suo volto andando a schiantarsi inesorabilmente col freddo marmo. Quella sera più che mai Athena si sentiva sola. Quella sera più che mai avrebbe voluto essere solo Saori, andare nelle terre di Dioniso e vivere attimi di serenità assieme ai suoi cavalieri. Avrebbe voluto essere semplicemente una ragazza di diciassette anni e permettersi il lusso di ridere con coloro che, in modo egoistico, aveva iniziato da tempo a considerare i suoi più cari amici. Nella sua testa c'era un sovraffollamento di pensieri e tensioni, ma il tempo dell'introspezione era terminato. Una voce che ormai aveva imparato a conoscere la destò.

< Somma Athena, prenderete un malanno se continuerete a stare di notte con le spalle scoperte...>, disse premuroso Roland avvolgendo le esili spalle della ragazza in una calda coperta di lana bianca. Saori si voltò verso il ragazzo, il quale con delicatezza le asciugò col dorso della mano la candida guancia. La ragazza si voltò completamente accorgendosi degli altri tre cavalieri, i quali nascosti nella penombra, vegliavano silenziosamente  su di lei. < Siete molto cari. Invece che preoccuparvi che qualcuno dei miei cavalieri rimasti qui ad Athene possa rivoltarsi comtro Zeus e tendervi un agguato, vi premurate della mia salute...>, disse Saori rivolgendosi ai quattro ragazzi. < Il sommo Zeus ci ha affidato la vostra protezione signorina Kido e abbiamo intenzione di proteggervi da qualsiasi cosa. Anche dal freddo>, aggiunse Astolfo, porgendo il braccio alla Dea invitandola così a rientrare nelle sue stanze. Saori accettò svogliatamente l'invito intrecciando il suo braccio con quello dell'aitante cavaliere dai capelli bruni.

La storia mai raccontata {I cavalieri dello zodiaco}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora