Quella giornata era iniziata come al solito uno schifo. Avevo perso il pullman che mi avrebbe portata in orario a scuola e per di più pioveva ed ero senza un ombrello a ripararmi. Ricordo che me la feci di corsa per le strade scivolose, evitando buche e ostacoli. La gente che mi vide probabilmente mi diede della pazza da internare, ma la mia dignità era già sotto terra da un bel pezzo. Un giudizio in più non mi avrebbe certo scalfito. Avevo i capelli che si appiccicavano al viso continuamente e mi impedivano di guarda dritto. Per cui ad un certo punto caddi sul marciapiede e mi sbucciai un ginocchio. Il sangue scorreva lentamente verso i calzettoni della divisa scolastica, e nonostante il bruciore mi alzai e continuai a corre imperterrita. Volevo arrivare in classe, saltando anche la prima ora se necessario. Avrei inventato qualche scusa, forse al momento. Sono una ritardataria cronica, ho il sonno pesante. Quando metto la sveglia mi assicuro che sia stordi timpani, altrimenti non mi può essere d'aiuto. Quella mattina però, stranamente non aveva suonato. E il motivo lo scoprii soltanto la sera, tornata a casa.
Lungo il tragitto non mi fermai nemmeno per riposarmi, nonostante il fiatone. Non sono neanche abituata all'attività fisica, pensate! Il professore di motoria mi conosce bene per le mie giustifiche insensate. In realtà a me piace muovermi, non dico di no. Ma davanti agli altri è troppo imbarazzante!
Quando giunsi al cancello lo aprii e mi buttai sulle scale, stordita. Avevo le mani sporche di sangue ed ero fradicia. L'unica cosa positiva era che possedevo un cambio che avrei potuto mettere negli spogliatoi.
Mi fiondai lì, assicurandomi che nessuno mi vedesse e mi cambiai. Mi pulii la ferita. Il sangue si fermò poco dopo. Mi asciugai i capelli e gli indumenti con il phon, poi sgattaiolai fuori dalla palestra. Ad aspettarmi c'era lei. Nina o anche comunemente chiamata da me gallina. Le ho affibbiato questo soprannome perché quando parla emette un suono davvero insopportabile per il mio udito e credo indubbiamente anche per gli altri. Il motivo per cui stanno con Nina è perché è ricca e famosa, e tutti le sono amici solo per convenienza. Organizza feste a casa sua quasi tutti i fine settimana, vi partecipano ragazzi di tutte le età del nostro liceo e anche di quelli nelle vicinanze. Comunque fortunatamente io non sono mai stata invitata. Ci si ubriaca, si fuma e si fa baldoria secondo le voci di corridoio. Niente di particolare.
-Oh, oh... Guarda qui chi abbiamo, la piccola Bijoux- disse con un sorriso malizioso.
-Mi chiamo Jisoo- ribattei.
Lei sbuffò e si avvicinò ancora.
-Si, è lo stesso che ho detto io... Non hai una bella cera stamattina, come tutte le altre del resto ma oggi sei proprio inguardabile, fattelo dire!- esclamò con la sua voce da gallina, ridendo alla sua stessa battuta.
-Sono arrivata tardi perché ho avuto un problema- cercai di svincolare ma lei incalzò nuovamente:
-Sai solo inventarti bugie, vesti malissimo e sei un piccolo mostriciattolo che cammina- continuò con le offese, quindi la superai, per andare in classe.
A ricreazione avevo lo sguardo di tutti puntato addosso, manco stessero a una battuta di caccia. Provai a ignorarli ma le loro parole mi risuonavano nelle orecchie.
-Guardate che capelli! Oscena. Dicono che il padre ha abbandonato lei e la madre quando era ancora in fasce. Per lui loro furono il peggiore errore della sua vita. Così le definì-
In quel momento, avrei preferito che una grossa voragine si aprisse al centro della classe e mi risucchiasse viva. Tutto pur di scomparire e non essere costretta a subire l'ennesima cattiveria. Non ce la feci. Le lacrime si impossessarono di me, e mandarle via fu impossibile. Allora presi il mio vassoio e buttai tutto nel cestino. Mi diressi in bagno e chiusi la porta. Sulla tavoletta del water mi sfogai. Lasciai che scendessero e che gli occhi divenissero rossi. Non mi importava se ne sarebbero accorti, volevo solo che quel peso sul mio petto diminuisse.
Tornando a casa, avevo un unico desiderio: buttarmi sul letto e dormire fino all'indomani, ma il mio sogno fu presto distrutto. Un biglietto della mamma attaccato al frigo, non ci sarebbe stata per tutta la giornata e aveva lasciato un disordine in cucina e in diverse stanze. Toccava a me riparare i suoi disastri.
Sbuffai e mi ingozzai dapprima di ramen confezionato, per poi buttarmi sul letto sconfitta dall'estenuante fatica della giornata iniziata già male.
Dormii un po' ma mi risvegliai circa mezz'ora dopo mentre il cuore mi batteva all'impazzata. Avevo avuto un incubo. La mamma era stata investita. Era in fin di vita. Respirai profondamente convincendomi che si trattasse solo di un brutto sogno ma una macabra telefonata inaspettata mi fece sussultare di nuovo.
-Pronto?-
-Parlo con Kim Jisoo?- una voce sconosciuta mi chiese dall'altro lato.
-S-si, chi parla?-
-Sua madre ha saltato il lavoro oggi, abbiamo trovato una lettera di addio sulla scrivania. È partita per un lungo viaggio alla ricerca di tuo padre. Così ha scritto- il telefono scivolò via dalla mia mano. Non riuscii a trattenerlo. Non avevo la forza di farlo. Iniziai a fissare il vuoto. Non mi vidi nello specchio ma percepivo la mia aria sinistra. Uscii di casa senza rendermene conto. Pioveva, ancora. Con le pantofole ai piedi feci qualche metro. Non so dove volessi andare, né cosa volessi fare. So solo che la mia testa mi imponeva di muovermi. Di non stare ferma. Quella strada che stavo percorrendo la conoscevo bene. Portava a un laghetto che frequentavo da piccola, con mia madre. C'erano le anatre. Mentre mangiavamo i panini buttavamo le molliche nel laghetto. Forse il ricordo legato a lei mi spinse lì. Mi tolsi le pantofole prima. Poi la maglia. Poi la gonna. Rimasi con la canottiera e i calzettoni. Piano piano mi immersi in quel lago ghiacciato. Era pieno inverno. Avevo sempre odiato il freddo ma quel giorno no, quel giorno ne avevo bisogno. Sapevo che dopo il freddo avrei provato finalmente un po' di calore. Una sensazione di benessere che mi mancava. Scesi a fondo, fino a non riemergere su. Avevo gli occhi aperti quando le ultime bollicine comparvero sullo specchio d'acqua che mi aveva assorbita.Ciao a tutti lettori.
Grazie di essere qui.
Sono tornata con questa nuova storia che spero vi piaccia.
Sarà una storia particolare, oltre al tema degli angeli che mi piace molto ho deciso di aggiungere anche un po'di mistero...
A presto.
Mya
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𝑭𝑨𝑰𝑻𝑯
FanfictionJisoo è ritenuta una ragazza strana. A scuola tutte la prendono in giro perché è timida e perché non ha una famiglia unita. La bullizzano. Jisoo non ha amici per questo è spesso triste. Arriva a pensare addirittura al suicidio e quindi decide di met...