capitolo 16~ pace fatta

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"Che ci fai nella mia camera?" sussultai al suono della sua voce. Ero scioccata.
"È tua? Non lo sapevo... Devo aver sbagliato corridoio...". Mi ero intrufolata nella stanza di Bo Gum, prendendo il corridoio a sinistra invece che a destra.
"Questa è proprio camera tua?" tentennai. Se ricordavo bene, ogni dettaglio della stanza dove l'angelo mi aveva portato per curarmi era identico a quello della camera di Bo Gum.
"Si, è sempre stata mia questa camera. Perché me lo chiedi?"
"Nulla di particolare. Mi dispiace averti disturbato, sono sbadata come al solito. Ti lascio in pace" dissi, indietreggiando e chiudendo la porta. Sospirai. Forse l'angelo Tae mi stava mandando un segnale?
Non mi rassegnavo del fatto che mi avesse abbandonata. Aspettavo di continuo il momento giusto per ascoltare la sua calda voce che mi rimproverava per qualche sciocchezza o che mi soffiasse con il suo leggero respiro sul collo. Lo conoscevo da poco e mi ero affezionata già. Uscii in strada per prendere una boccata d'aria. Il sole picchiava forte sulla testa. Attraversai cautamente. Nonostante ciò una macchina sbucò all'improvviso da un vico e l'unica cosa che ricordo fu un grosso boato accompagnato da una puzza terribile di bruciato.

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"Svegliati, Jisoo" qualcuno continuava a darmi dei colpetti sulla guancia.
"Forza Jisoo. Basta dormire".
Quella voce... Non mi era nuova... Aprii gli occhi, la luce del sole mi infastidiva.
"Ah! Come mai è così doloroso?" la visione del ragazzo steso su di me non era molto nitida. Strabuzzai gli occhi e con meraviglia mi accorsi che il mio adorato angelo era lì a due passi da me.
"Angelo Tae!" urlai, abbracciandolo. Lui mi zittì.
"Siamo nella casa dei Choi, potrebbero sentirti..."
"Sisi. Hai ragione, scusami. È che sono troppo contenta!" esclamai in visibilio. Lo strinsi tanto forte che ebbi il timore di strozzarlo, quando iniziò a tossire.
"Dove sei stato? Raccontami tutto! Perché te ne sei andato così, ho avuto paura..." mi bloccai su quell'ultima frase. Era giusto dirgli che avevo paura di perderlo o avrebbe pensato male?
"Sono stato nell'altra dimensione a riflettere. Mi sono preso un periodo di pausa dal lavoro. Non puoi continuare su di me per ogni cosa"
"Come no? E su chi dovrei contare?" risposi rattristata. Mi avevano ferito le sue parole. Speravo che gli fossi mancata almeno un goccio ma niente proprio. Che cuore di pietra! Ecco, avevo trovato il suo nomignolo.
"Non sono un cuore di pietra" ribatté, storcendo il naso e la bocca.
"Quindi mi hai pensata?"
"Sono il tuo angelo, ovviamente si". Quella risposta non mi soddisfò affatto. La buttava troppo sul professionale. Non mi piaceva.
"Io ti considero il mio migliore migliore amico"
"Ah si?" mi prese il naso tra le dita e mi diede un rumoroso pizzicotto.
"Ahia..."
"Questo è per non riuscire a tenere a bada la tua lingua...". Poi mi spinse sul letto e mi bloccò i polsi dietro la testa.
"E questo è perché sei impulsiva e ciò ti porta a commettere gravi errori come quello di oggi, ricorda di usare la testa". Rimasi per un attimo bloccata con lui sopra e i miei occhi si posarono sulle sue labbra rosee. Dovevano essere molto buone, avevo il cuore che mi scoppiava in petto. Desiderai baciarlo e per poco non l'avrei fatto se non fosse stato che si scostò, ricomponendosi.
"Comunque anche per me sei una migliore migliore amica, non pensare il contrario. Vorrei aiutarti a stare bene, Jisoo" continuò, schiarendosi la voce. Non riusciva a guardarmi negli occhi e a dire la verità, se non fosse stato che era voltato di spalle sul mio letto, nemmeno io ci sarei riuscita.

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