capitolo 25~ sacrificio

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"Tesoro, sai com'è nostra figlia, perché l'hai lasciata andare via?"
"Doveva ascoltarmi! Perché non l'ha fatto?" rispose la signora Choi, tenendo nel pugno un fazzoletto di raso, tra i singhiozzi del pentimento.
"Guarda come sei abbattuta! Perché non hai lasciato che risolvessimo la situazione... Che sarà mai un bambino, io non vedo l'ora di diventa nonno!" esclamò il signor Choi, strappandomi un sorriso.
"Se nostra figlia avesse un male incurabile non sarebbe peggio? Smettila di piangere. Una nuova vita è sempre fonte di felicità" la rimproverò, costringendola a guardarlo negli occhi. Park Bo Gum e io guardavamo la scena da lontano. Non volevamo interrompere quel momento ma nemmeno perdercelo.
"Mi aiuterai con lei, vero? A farmi perdonare?". Il signore scoppiò a ridere e diede un pizzicotto alla moglie.
"Certo! Sei mia moglie, potrei mai abbandonarti?" strinse la sua mano, accarezzandola con il pollice. Quanta dolcezza si nascondeva in quei piccoli gesti. Il loro vero amore mi commuoveva. Sarebbe stato più forte di mille tempeste. Inevitabilmente mi venne in mente l'immagine di Taehyung, per cui non potei fare a meno di voltarmi.
"Hey, non piangere...". Bo Gum mi attirò a sé, lasciando che gli sporcassi la camicia bianca di mascara colato.
"Questo nero non andrà via, lo sai?" lo informai rattristata. Lui fece spallucce e mi asciugò le lacrime.
"Non voglio che vada via questo nero perché me l'hai fatto tu". Distolsi lo sguardo.
"So che ami lui e io sono disposto ad accettarlo, per cui ti renderò la persona più felice del mondo. È una promessa Jisoo e Bo Gum mantiene sempre le sue promesse" mi avvertì, allontanandosi lentamente. Ebbi una strana impressione dalle sue parole. C'era qualcosa di celato in quel discorso?
"Jisoo, vuoi accompagnarci a cercare la nostra Lisa?"
"Certo... Ho il suo numero, la troveremo subito".
Ci mettemmo in auto e la chiamai. Dopo tre chiamate a vuoto, Lisa rispose che era al supermercato. Mi feci dare l'indirizzo, per cui il signor Choi guidò fin lì a tutto gas. Io e la signora ci mantenemmo ai sedili e al cruscotto per non cadere.
"Sicura che è qui?"
"Certo, ha detto che tra 5 minuti mi viene incontro, esco dall'auto e la porto da voi". Aspettai qualche minuto in piedi. Lisa uscì carica di borse.
"Aspetta ti aiuto!" urlai, prendendone alcune per lei. Era pallida, sembrava non aver mangiato affatto.
"Tranquilla Jisoo, così ti affaticherai..."
"Assolutamente no, sei incinta, non permetterò che ti succeda qualcosa. Seguimi". Arrivammo all'auto. Le borse di Lisa caddero a terra.
"Oh no!" mi accinsi a raccogliere subito il cibo.
"Mamma... Papà... Siete qui per me?"
"Perdonaci Lisa" vidi la signora correre verso la figlia e stringerla in un caloroso abbraccio.
"Non avrei dovuto accusarti in quel modo. Sono stata un mostro, perdonami figlia mia, perdonami se puoi"
"Ti perdono mamma, non preoccuparti. Ti voglio bene" rispose subito singhiozzante. Era una famiglia perfetta la loro nonostante le sofferenze patite. Il signore si unì all'abbraccio madre e figlia, formando un quadro meraviglioso di vero amore. Guardai in cielo e mi sembrò di vedere due nuvole. Una madre e una bambina con in mano un palloncino. Ricordavo bene quel giorno. Alla fiera in primavera, dove mia madre mi portava ogni anno, l'unico giorno in cui potevo stargli a fianco come una figlia. L'unico in cui mi mostrava un briciolo di affetto puro. Non avevo mai capito il motivo del perché, quell'unico giorno su tanti, lei fosse diversa con me.
"Vieni Jisoo, non stare in disparte" mi invitò la signora. Raccolsi le buste e le misi in auto.
"Anche tu sei una nostra figlia. Visto che a breve compirai 18 anni, vorremmo adottarti" mi annunciò la signora, inaspettatamente.
"Cosa?". Il marito annuì.
"Faresti felice tutti noi. Jisoo, con te è stato diverso dal primo giorno, ti abbiamo sempre considerato nostra figlia, per cui vorremmo prenderci cura di te ancora meglio... Ti prego, accetta"
"Io non so che..." avevo perso le parole. Non potevo credere che mi volevano per sempre.
"Fallo per noi Jisoo, sarebbe meraviglioso averti come sorella a tutti gli effetti. Allora?" mi incitò Lisa, stringendo la mia mano.
"Si, certo, sarebbe un sogno!" esclamai prima di scoppiare a piangere. Ci unimmo in un forte abbraccio e in quel momento tutto si fermò. Non capii cosa stesse succedendo. L'angelo Tae apparse all'improvviso.
"Jisoo..." disse con voce roca. Ebbi una brutta sensazione.
"Come mai se qui? Te ne devi andare?" tremai al solo pensiero.
Lui scosse la testa.
"Cosa allora?" chiesi impaurita. Non capivo il perché di quell'aspetto tetro e lui non aveva la forza di spiegare.
"Bo Gum si è sacrificato per noi, non sono riuscito a fermarlo...". Non riuscivo a reggermi in piedi, le gambe stavano per abbandonarmi.
"Cosa hai detto? È uno scherzo?". La sua immagine iniziò lentamente a scomparire.
"Non lo è... È tutto vero, Jisoo... Temo che sia stato tutto inutile..." mi resi conto che anche io stavo per dissolvermi. Che l'intero paesaggio attorno a noi stava per scomparire.
"Che succede? Coma mai sto sparendo con te?"
"Non lo so..." mi avvicinai a lui a gattoni. Non avevo molta forza nelle braccia. Allungai la mano, così lui con uno sforzo immenso si avvicinò e fece lo stesso. I nostri indici si toccarono e improvvisamente fummo attraversati da una luce accecante.

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