capitolo 6~ la seduta

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Il mio aspetto era orribile. I capelli erano spettinati e avevo due evidenti occhiaie scure. Colpa del fantasma. Al solo pensiero mi venivano i brividi.
-Jisoo, sei pronta per la colazione?- domandò Lisa bussando.
-Oh... Si un attimo!- infilai presto un paio di jeans e una maglia a collo alto.
-Buongiorno- la salutai con un finto sorrisetto. Appena mi vide spalancò la bocca.
-Ti vedo strana... Non ti senti bene?- chiese in tono preoccupato. Deglutii rumorosamente.
-Chi io? Sto benissimo... Haha... Devo solo abituarmi al letto. Sai, è molto comodo rispetto a quello di casa mia- mentii. Fortunatamente a menzogne ero parecchio capace.
-Oh... I signori sono già partiti?-
-Già, Jihoon ha preso l'autobus. Io a breve vado all'università. Ti ho lasciato qualche pancake nel caso tu ne avessi voglia. Ci vediamo oggi!- si congedò, chiudendo la porta. Il mio stomaco prese a brontolare. Vidi il piatto di pancakes sul tavolo.
-Mmm... Oh Dio che bontà! Me li meritavo dopo una notte in bianco!- li terminai in breve tempo. Ero piena ma avevo bisogno di riposare e finché c'era quel fantasma in giro non avrei potuto farlo.
-Mi conviene forse chiamare un esorcista?- presi il cellulare ma poi ci ripensai, -sto esagerando. Forse meglio uno psicologo. Mi darà delle medicine. Sarà sicuramente uno shock post traumatico da suicidio- mi meravigliai del linguaggio forbito con cui mi espressi. Mi segnai l'indirizzo su un pezzo di carta. Non avevo soldi però, come potevo pagare la seduta?
Mi ricordai di avere con me il numero dell'assistente sociale, quindi la chiamai con la scusa dei vestiti che doveva portarmi e le chiesi se gentilmente potesse portarmi anche la cassetta dei risparmi. Se mia madre non aveva messo ancora le mani dentro, dovevo possedere ancora qualcosina da parte.

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Arrivò subito, scusandosi per non aver potuto farlo il giorno precedente.
-È tutto ok. Mh... Senta avrei bisogno di un passaggio. Può aiutarmi?- mi rispose che era impegnata ma non rifiutò alla fine. Si fermò con l'aiuto a un centinaio di metri dallo studio. Del resto proseguii a piedi. Meglio che tenevo lontano quanto più persone da quella faccenda.

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La porta del palazzo era già spalancata, quindi entrai senza problemi. C'erano un paio di persone sedute nella stanza. Un vecchietto, una mamma con un bambino e un ragazzo castano che leggeva il giornale. Sospirai e infilai le cuffie. Ascoltare musica classica era un toccasana per i miei nervi messi a dura prova. Le ore passarono e alla fine non rimase nessuno a parte il ragazzo di fronte a me.
-Ehi. Entri prima tu? O entro io?- il tipo chiuse il giornale e alzò la testa di scatto. Quei capelli mossi e quegli orecchini non mi erano nuovi...
-Non fa molta differenza, tanto nessuno dei due entrerà- replicò scrollando maleducatamente le spalle.
-Cosa? Nessuno dei due? Che vuoi dire?-
-Il dottore è andato via poco fa. È rimasta la segreteria che ci ha informato di uscire mentre tu ascoltavi la tua musica e dormivi- annunciò con aria arrogante.
-Cosa?! Io non...- mi portai una mano alla bocca. Avevo la saliva attaccata. Di solito dormivo a bocca aperta quando il mio sonno era particolarmente profondo. Mi alzai e lo presi per il colletto della maglia.
-Perché non mi hai avvertito?!- il ragazzo sbuffò, stufo. Allontanò delicatamente la mia mano e si alzò prepotentemente.
-Perché non dovevi azzardarti- rispose, dall'alto della sua statura. A confronto ero uno scricciolo.
-Ehi tu! Razza di idiota! Come osi? Solo perché sei uno spilungone pensi di prenderti gioco di tutti?- soffocò una risata e ciò mi fece imbestialire.
Schioccò le dita e ad un tratto eravamo fuori dall'edificio.
-Che? Che cosa...?-
-Magia! Ti consiglio di chiudere la tua bocca e di non parlare del nostro primo incontro se non vuoi essere scambiata per una fuori di testa- mi sfidò con le braccia incrociate al petto.
-Primo...? Sei di nuovo tu? Il fantasma?- indietreggiai spaventata. Lui alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
-Non sono un fantasma. E non sono qui per farti del male. Sono un angelo, sciocca. Mi chiamo Taehyung, piacere- allungò la mano verso di me. Non gliela strinsi.
-Così mi offendi, sai? Che maleducata. Va bene, meglio che vada per oggi. Io e te ci rivedremo presto. Arrivederci!- e con uno schiocco di dita sparì nuovamente.

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