capitolo 3~ la nuova dimora

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La febbre alta mi fece passare metà notte in bianco. Preparai anche delle tisane al thè verde ma a poco servirono. Avevo i brividi che mi percorrevano la schiena. E scottavo un bel po'. La testa mi girava di continuo. Ero sul punto di vomitare.
-Ci mancava solo questa! Domani dovrò anche trasferirmi. Cosa penserà di me la nuova famiglia? Che stanno per accogliere una ragazza matta e suicida? Che vergogna...- mi dannai per essermi buttata in quell'acqua ghiacciata. La mia reputazione continuava ad essere logorata.
-Non è colpa tua- mi confortò la mia coscienza.
-Si, coscienza. Tu vuoi mettere un buco su ogni danno che ho causato. Ti ringrazio. Sei gentile davvero ma... Cosa? Di nuovo?- mi accorsi che si trattava della stessa voce dell'ospedale. Non l'avevo udita da quando ero tornata. Pensavo che era dovuta allo shock del risveglio. Ma adesso dovevo ricredermi.
-Oh mio Dio... Sono fuori di testa, meglio che mi chiuda in cameretta e dorma fino a domani- così feci. Mi sistemai di nuovo su un fianco cercando di chiudere occhio ma il risultato fu scarso. Mi voltavo per cambiare posizione ogni minuto. E le lancette dell'orologio mi davano fastidio. Tolsi le pile all'orologio. Ritornai a letto ma un nuovo rumore mi impediva di concentrarmi sul sonno. Quello della sveglia. Quindi tolsi anche lì le batterie. Per questo i giorni precedenti non aveva suonato. Probabilmente le avevo tolte durante un attacco isterico. Dimenticai di mettere un allarme assordante sul cellulare, era in modalità il silenzioso. Poi finalmente mi coricai. La fronte era un tizzone ardente. Stavo male, avrei tanto voluto qualcuno che mi tenesse la mano. Ad un tratto avvertii come una sensazione di calore ma piacevole dietro la nuca. Mi grattai. Non mi era mai capitata un'influenza del genere. Solitamente quando la avevo riuscivo almeno a stare in piedi. Cambiai lato del letto e mi accorsi di una piccola lucina gialla che si levava all'altezza dei miei occhi.
-Una lucciola? Di questi tempi...? Mai viste in inverno! Non muoiono di freddo?- allungai il dito per toccarla e con stupore mi accorsi che non si trattava affatto di una lucciola. Era una piccola sfera ma emanava una luce intensa. Strabuzzai gli occhi.
-Ho le allucinazioni?- li riaprii ma quella pallina era ancora al suo posto.
La presi in un pugno e me la misi al petto. Anche se si trattava di un'allucinazione, il calore di quella pallina mi aiutò ad addormentarmi.

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-Kim Jisoo, signorina Jisoo, si svegli, la prego!- qualcuno mi stava scuotendo freneticamente.
-Signorina, si sbrighi! Dobbiamo andare alla nuova casa! Sono l'assistente sociale, ha dimenticato?-
-L'assistente sociale... L'assistente che?- balzai da sopra il letto. Corsi in bagno mi lavai denti, viso. Pettinai i capelli, preparai i vestiti e dopo diversi minuti andai in cucina dove mi aspettava quella donna.
-Signorina è da quasi mezz'ora che la aspetto. Ringraziando il cielo ho trovato la porta di casa aperta e ho potuto entrare altrimenti lei stava ancora sotto le coperte! E a proposito della porta, come può dimenticare di chiuderla? È stata fortunata che nessuno ha fatto irruzione! Poteva finire molto male...- mi rimproverò la donna, sistemandosi gli occhiali sul naso.
-La porta aperta? Ma come! Mi assicuro di chiuderla sempre prima di andare a dormire...-
-E invece no. L'ho trovata spalancata. Quasi la casa volesse invitarmi da sola ad entrare. Ma comunque, bando alle ciance, dobbiamo partire. Ha preso tutto? Ha fatto la valigia?-
-Ehm... Be' ieri ho avuto una brutta influenza e quindi...- mi stroncò con un gesto della mano.
-Ho capito. Mi dia le chiavi che le porto tutto l'occorrente nelle prossime ore- annuii e gliele presi.

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Il tragitto in auto durò qualche ora. Non mi misi a guardare il finestrino. Volevo solo ascoltare un po'di musica classica per rilassarmi. L'auto parcheggiò in un cortile alberato pieno di sassolini.
La nuova dimora aveva le sembianze di una villa rustica.
-Eccoci qui- la donna mi guidò all'interno. Ad aspettarmi c'erano due ragazzi biondi. Si assomigliavano molto, supposi si trattasse di fratelli.
-Ciao Jisoo, noi siamo Lisa e Jihoon, ti diamo il benvenuto nella nostra abitazione-
-Abbiamo preparato anche dei regali per te, non sono un granché, si tratta di piccoli portafortuna- disse la ragazza. Erano due ciondoli fatti a mano con l'argilla molto carini. Un bambino e una bambina.
-Grazie, gentile da parte vostra-
-Figurati, sei parte della famiglia!- arrossii. La parola famiglia per me era un qualcosa di astratto.
-Allora ti lascio in buone mani. Vado a prendere le tue cose Jisoo, a tra poco- salutai l'assistente sociale. Si stava impegnando troppo per me. Come al solito ero un'ingrata.
-Che succede? Come mai sei preoccupata?- chiese Jihoon.
-Ah... No... Pensieri futili, tranquillo- sorrisi, e in risposta ricevetti un sorriso davvero bello che mi fece arrossire di nuovo.

Ciao lettori!
Questa famiglia per Jisoo sarà un punto di svolta. Troverà l'affetto che la sua vera famiglia le ha sempre negato. Ma la madre di Jisoo che fine avrà fatto? E il padre? Leggete con attenzione perché questa storia non è la classica storiella d'amore.
Buona notte
Mya🌹

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