Sentimento

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La trovai nella piazza principale su una panchina di fronte alla rosticceria di zia Cheché ed Ernesto, era sdraiata con lo sguardo rivolto verso il cielo.
Continuò a girarsi intorno preoccupandosi di poter trovare qualcuno che la trovasse da sola in mezzo al nulla. I suoi capelli lunghi e scuri cadevano lungo il legno della panchina fino quasi a toccare terra, cercò di non appoggiare il ginocchio destro quasi guarito e picchiettava con l'indice della mano sinistra sulla fronte in modo insistente.

Pensava così tanto, così troppo, a volte alcune domande potevano portarla ad immaginare mille risposte diverse e io riuscivo a vedere quanto fosse difficile per lei scegliere quella più corretta.
Notai il solito sguardo di chi cercava soluzioni che sembravano inesistenti, come quando la vedevo cercare di risolvere sulla scrivania i problemi di matematica.
Ad un certo punto smise di picchiettare e si alzò, sembrava aver preso finalmente una decisione, sembrava sapere cosa volesse fare e mentre girava il volto per trovare la macchina incontrò i miei occhi intenti a studiarla sempre di più per comprendere tutte le sue particolarità.
Nervosamente si avvicinò a me, non si aspettava che io la trovassi.

Diana's pov.

Lo vidi ad aspettarmi, da quanto continuava a fissarmi come un depravato?
Non lo sapevo tuttavia ero felice che mi avesse cercata, ero felice che fosse lì con me, nonostante tutto.
Sentivo ancora un bruciore allo stomaco, non provocato dalla cena preparata ma dalla rabbia che ancora provavo nel suoi confronti.
Dopo essermi avvicinata abbastanza cominciai a parlargli:
-non dovevi venire..
-ti sei comportata come una bambina e mi hai mentito.
-sono stanca per discutere..ho il ginocchio gonfio.
-torniamo a casa..

Mi seguii con la moto e senza proferir parola entrammo in appartamento, pensavo che la giornata fosse finita ma lui mi prese il polso costringendomi a guardarlo.
-mi sono preoccupato per te! Mi hai costretto a chiamare Beatrice ed Arturo per cercarti!
-non dovevi preoccuparti tanto!
-mi spieghi che cazzo hai? Sei così arrabbiata a causa di Cecilia? Ti sta antipatica?
-ma chi se ne frega di Cecilia! Il problema non è lei, sei tu il mio problema!
-sono un problema ora per te?
-si perché per colpa tua..
-cosa?

Ero decisa a dirgli come mi sentissi, era arrivato il momento e non riuscivo più a trattenere i miei sentimenti, non dopo quello che mi faceva passare.
-..per colpa tua preparo il caffè ogni mattina senza sapere se sei già sparito di casa, per colpa tua ti aspetto a colazione, pranzo e cena.
Per colpa tua lascio i balconi aperti perché so che ti piace sentire l'odore dei gelsomini di Amalia.
Per colpa tua provo gelosia nei confronti di una mia amica che può guardarti, abbracciarti e sentire il tuo calore senza dover sperare di ricevere tue attenzioni!

Rimase sorpreso da quelle mie parole, prima che potesse replicare distolsi lo sguardo per evitare la vergogna del mio gesto eclatante e sicuramente non ricambiato.
La sua risposta fu semplice e straordinaria soprattutto per me, mi prese il viso tra le mani continuando a guardarmi le labbra con la voglia di assaporarle mentre io continuavo a non comprendere cosa avesse intenzione di fare.
Avvicinò le sue labbra alle mie e con passione le unì, combaciavano perfettamente. Fu un bacio meraviglioso, pieno di sentimento, di attrazione e gelosia. Ci staccammo dopo un periodo che sembrò eterno, senza fiato, guardandoci intensamente senza poter fare altro.

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