Capitolo 3.
-hai sentito bene, rimarrò qui, i miei genitori mi hanno obbligato a scendere da Milano, mi hanno detto che rimarrò qui finché non si sistemerà la faccenda e dicono che la scuola ormai ha chiuso definitivamente per quest'anno.
Leonardo, ha 18 anni, è più grande di me di 5 mesi circa, non lo vedevo da anni ormai e l'ultimo ricordo che ho di lui è lo sguardo di un povero bambino paffutello a cui era caduto il gelato per colpa di un pugno ovviamente tirato dalla sua peggior nemica, io.
È cresciuto molto, è molto alto ha i capelli molto scuri, di un castano tendente al nero, gli occhi di un verde acceso molto intenso, ha dei lineamenti particolari che ricordano moltissimo la forma del viso di sua madre Teresa, una donna dolcissima che sapeva sempre come tirare su il morale a tutti.Devo dire che non pensavo potesse diventare così bello, ha una bellezza disarmante ma il suo carattere scontroso l'ha sempre reso antipatico anche durante le telefonate di "famiglia" per gli auguri di Natale, capodanno e Pasqua.
-mi dispiace se ti ho urlato contro, mi hai fatta spaventare non ti vedo da un sacco di tempo! Non ti ho riconosciuto inizialmente.
-questo non giustifica il tuo comportamento psicopatico!Quest'ultima frase era uscita con un tono di voce preoccupato che mi ha fatto ricordare un dettaglio importante...non solo io avevo urlato appena lo vidi, perché lo spaventai così tanto che urlò insieme a me per circa tre secondi non capendo come reagire vedendosi arrivare un esemplare ridicolo di Diana molto sudata e diciamolo, orribile.
Il ricordo del suo urlo mi fece sorridere, il che ha trasmesso in lui ancora più incertezza guardandomi.
Subito gli chiesi:-che vuoi? Perché mi guardi così?
-non capisco che hai da ridere.
-mi hai fatto ridere tu ripensando al tuo urlo da femminuccia, non sapevi come difenderti.
-so come difendermi Diana. Cercavo di starti lontano indietreggiando perché puzzi da morire. Ma che hai fatto una maratona?
-come ti permetti? Mi sono allenata, comunque mi devi delle scuse.
-ah si?
-Sisi hai fatto cadere il mio calzone, quindi ora lo raccogli e mi lasci mangiare in pace il resto!
-dovresti dirmi grazie perché sono stato io a comprarli per un segno di pace, ma a quanto vedo, sei rimasta la solita antipatica.Ero profondamente offesa da queste ultime parole...no in realtà non me ne fregava nulla e senza rispondergli pulii il pavimento, mi sedetti e mangiai il mio calzone.
Pensavo se ne andasse invece si è sedette di fronte a me e con indifferenza mangiò l'ultimo calzone rimasto, beh questo era troppo!
-pensavo li avessi comprati per me!
-uno Diana! Non tre, ma cosa sei? Un bidone dell'immondizia?
L'ultima frase mi ha veramente offeso nel profondo...no neanche stavolta mi è fregato qualcosa ma mi ha comunque suscitato un certo fastidio che mi portò con grande nonchalance a raccogliere il mio zaino, sbatterglielo in faccia e andarmene in bagno pronta per una doccia, lasciandolo seduto in cucina a sparecchiare sbuffando.-fai come se fossi a casa tua! Tra poco arriveranno i miei genitori.
Non ottenni nessuna risposta, entrai nella doccia e dopo un bel bagno caldo cominciai a vestirmi e ad uscire dal bagno cercando Leonardo con lo sguardo, nessuna traccia, solo silenzio.
Tornai in camera mia, urlai "buonanotte" e chiusi la porta senza curarmi del mio nuovo ospite.
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~Distanza di sicurezza~
RomanceQuesta è la storia di una situazione reale che molte persone stanno affrontando con tenacia, una di queste è Diana, figlia di medici pronti a correre in prima linea nelle zone con più contagi da covid-19. Sarà pronta ad affrontare la lontananza dai...