Da sola
***
Dolce! Giunge senza rumore, come gli esseri soavi
che temono di far male.
Così scende la luna, così scendono i sogni.
***13 Novembre 1939 Auschwitz
Viktoria
Il vento della rivolta si placó. Noi continuammo a marciare fino ad un incrocio. Eravamo ormai stanche di vagare,il sentiero sembrava non terminare mai. Nonostante il fastidio alle gambe non esitavo un secondo a lasciare la mano di mia madre,avevo il timore di quel posto. La conversazione non era più continuata dal momento in cui eravamo entrate nel cancello nero dell ingresso femminile. Era notte,faceva ancora troppo freddo per uscire con solamente un leggero cardigan,quello che indossavo in realtà. I miei denti quasi battevano tra di loro,ma la vicinanza dei corpi,creava un leggero calore. Ci restava solo quello. Arrivammo davanti a molti uomini e donne con la stessa divisa,solamente che quelle di sesso femminile indossavano la gonna. Stesso grigio,stesso stemma,stessa tristezza. Ci fecero fermare e a turno avanzare. Solamente quando alcune donne lasciarono libero il passaggio riuscì a vedere al centro del porticato,un medico.
L unico medico che di salvare anime nemmeno ci pensava,più avanti lo conobbi come Josef Mengéle,il cosidetto Angelo della morte. Un uomo orribile. Egli aveva una bacchetta da direttore d orchestra tra le mani e la sventolava qualche volta a destra e altre a sinistra,Non sapevo in base a quale criterio scegliesse la direzione. Vedevo solamente con i miei occhi che quel maledetto bastoncino si muoveva,senza tregua e pietá. Non pensai nemmeno molto a cosa fare che mi ritrovai davanti a lui,al suo cospetto. Lo guardai leggermente intimorita,i suoi occhi invece inizialmente scivolarono lungo la mia figura,le mie curve,successivamente al mio viso. Sorrise in modo teatrale,quasi inquietante mostrando anche lo spazio in mezzo ai denti. Mi strinsi nelle spalle.
-"La tua età tesoro?" Domandò con un tono quasi paterno,lo guardai leggermente schifata. Stavo per rispondere con la mia vera età ma mi piombarono addosso le parole della donna incontrata precedentemente. Mentire,dovevamo mentire.
-"Diciotto Signore." La mia voce era sicura,anche se dentro di me tremavo,non mi sarei mai mostrata a lui debole. Lo notó e mi accarezzò un po' i capelli. Strinsi la mascella per non allontanarmi di scatto schifata. Era pienamente soddisfatto della mia lingua,parlavo esattamente tedesco come lui. Quasi godeva.
-"Sei sana?" I suoi occhi tornarono al mio corpo,non volevo assolutamente tirargli un pugno in faccia,mi stavo trattenendo. Non sapevo esattamente cosa rispondere,puntai sulla verità.
-"Si Signore." Sorrise ancora di più.
-"Mestiere?" Tornò a guardarmi negli occhi,finalmente.
-"Studentessa." Tagliai subito corto.
Quella conversazione non era durata più di qualche secondo. A me però,era sembrata un'eternitá. La bacchetta andò verso sinistra. Feci un passo in avanti andando nella direzione assegnata per poi mettermi leggermente da parte per osservare mia madre. Non mi importava di nulla,se a lei fosse stata assegnata la destra,l avrei seguita senza problemi. Stringeva tra le braccia Rose che da poco aveva riaperto gli occhi. Le cose però non andarono come volevo dato che la mia piccola sorellina venne strappata bruscamente dalle braccia di mia madre. Spalancai subito gli occhi quando il medico disse a mia mamma di andare a destra. Non potevano dividerci,non l avrei mai permesso. Non appena le portarono via Rose scoppiò a piangere disperatamente,quest'ultima invece accorgendosi di altri bambini non si disperò molto. Alla fine a causa della sua innocenza,non capiva molto della situazione. Aveva solo sei anni.
-"No!" Urlai forte correndo in direzione di mia madre,lei invece piangeva disperata a causa di Rose. Era talmente stanca che non aveva nemmeno la forza di correre verso la sua bambina. Mi sentii bloccata forte da un paio di mani robuste. Vidi il medico trattenermi.
-"Lasciatemi! Basta! Non potete portarle via! Non potete!" Urlavo. Urlavo con tutte le mie forze,ma sembrava sempre non abbastanza per tutto. Le mani del dottore mi spostarono come se fossi stata un foglio. Tremai forte mentre vidi un leggero sorriso sulle labbra di mia madre,poi mi mandò un bacio e si diresse insieme ad altre donne. Sulle sue labbra,le ultime parole "Combatti bambina mia". No. Non potevo lasciare che se ne andasse così,non sapevo nemmeno in quale direzione sarebbe andata. Cercai con lo sguardo anche mia sorella. Ma non la vidi più.
-"Mamma!" Sparì anche lei.
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Il Soldato D Inverno
ChickLitAvevo sempre avuto una certa nostalgia per i luoghi dove ero vissuta,le case e i dintorni. Berlino era la mia casa,la mia città natale e ne ero follemente innamorata,forse perché d estate era sempre così felice e colorata mentre d inverno diventata...