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Avvicinarsi
***
Perché non la lasci stare
bianca così com'è?
Non ti pare
che più bella non c'è?
Pare tutto nuovo,tutto imbiancato.
***

14 Dicembre 1939 Auschwitz

Viktoria

La neve attecchiva sempre più velocemente al suolo e i giorni sembravano non passare mai. Amavo l'inverno,l'idea di non muoversi di casa per ore e restare al caldo nel dolce rifugio della mia cameretta e magari anche con una cioccalata calda accanto,una di quelle che preparava mia madre con tanto amore e cura. Mi faceva impazzire. Anche la scuola mi piaceva,tutti eravamo più vicini e dio se si stava bene in quella classe. Con rimpianto però pensavo alla mia vecchia amica,quella che mi aveva rinnegato solo per la mia religione. La cosa che preferivo di più peró era stare con la mia famiglia,chiacchierare,ridere, scherzare e non pensare a nient'altro,solo a stare bene tutti insieme. Poi c'era anche Zack. Con quei capelli neri,quegli occhi scuri che mi piacevano da morire. Il suo modo di fare così carino e dolce portando rispetto nell'aspettarmi, nel prendersi la mia verginità solamente quando io sarei stata pronta. Mi piangeva il cuore sapere che gli ultimi suoi secondi di vita siano stati mentre quel bastardo mi rendeva una puttana davanti ai suoi occhi. Era passato ormai un giorno da quando avevano ucciso Zack,avevo continuato a lavorare senza mai smettere di piangere e dovevo ringraziare Honoria che mi era stata tanto vicina perchè il dolore era troppo forte. Dopo la perdita di Aura,quella di Zack non ci voleva,per niente. Non poteva essere possibile che in quel mondo popolava così tanta cattiveria,cosa ci trovavano nel far soffrire altre persone,individui totalmente innocenti. Senza macchia,senza colpe. Lui era il peggiore,il soldato d inverno che dall'inizio mi aveva reso la vita un inferno. Non gli era bastato violentarmi come e quando gli pareva,ma farlo e contemporaneamente mostrarmi la morte di una delle persone più care della mia vita. Era da malati. Lui voleva giocare ed io ero pronta per sedermi al tavolo e alzare le mie carte per sfidarlo. Ero stanca. Avevo appena finito di lavorare e stavo per dirigermi in camera sua. Tolsi velocemente il grembiule riponendolo nel cesto infondo alla porta,uscii ma urtai qualcuno. Alzai lo sguardo.

-"Dove credi di andare signorina?" Lei. Quella persona crudele,madre di figli cresciuti con autorità e senza amore. Un mostro che pensava a infliggere dolore alle altre persone,per superiorità. La madre di Neil. Cosa avevo fatto per meritarmi le sue visite così frequentemente? La vedevo spessissimo in un giorno.
-"Hai completato il lavoro?" Continuava a guardarmi con i suoi fari di ghiaccio. Occhi che probabilmente non avevano compassione di nessun anima pia.

-"Si e sto andando semplicemente da suo figlio Neil." Chiarii subito la situazione fronteggiandola senza timore,tanto prima o poi sarei comunque finita sotto terra. Non mi importava,avevo la mia caparbietà. Era perfida. Solo pensieri cattivi mi venivano su di lei. Fu contenta della mia risposta, lo capii dal ghigno che si andava a formare sulle sue labbra. Mi disse poi che potevo andare e di trascorrere una bella serata. Non le risposi,la guardai male. Le diedi le spalle e me ne andai, preparando  già la mia mente alla prossima faccia di merda che avrei incontrato da lì a poco. Osservavo quanto triste fosse quel luogo,un sorriso amareggiato si fece spazio sul mio volto quando notai sue bambine intente a giocare. In azione non più permessa,a noi prigionieri ma che per innocenza quei due angeli stavano compiendo. Ricordai subito mia sorella,divisa dal mio cuore troppo presto. Piccole lacrime iniziarono a cadere giù dai miei occhi pensando al resto della mia famiglia,sperai vivamente nella loro vita,nella loro sopravvivenza. Non sarei riuscita a ripartire da zero,non potevo perderli tutti. Asciugai le lacrime e avanzai velocemente verso la casa più oscura. Bussai alla porta sperando di trovarlo lì ma mi maledì mentalmente per il pensiero inutile che avevo fatto. Era ovvio che l'avrei trovato lì. Sentì la sua voce ferma come al solito. Voce che mi invitava ad entrare. Feci un sospiro profondo e abbassai la maniglia facendo la mia entrata. Chiusi la porta alle mie spalle notando la persona che tanto cercavo di spalle e disteso sul suo letto intento a fissare il vuoto. Rimasi li ferma appoggiata alla porta beandomi di quella vista che, anche se cattiva, era pur sempre una delle più belle che avessi mai visto. E si, forse ero un po' incoerente ma nessuno sapeva davvero nella mia testa cosa c'era.

-"Non ti ho fatta chiamare" Senza voltarsi aveva capito subito che ero io e non potevo negare che questa cosa mi aveva spiazzato positivamente.

-"Lo so" mi spostai leggermente dalla porta avvicinandomi,pronta a dialogare civilmente con la persona che da li a pochi secondi dopo avrebbe di sicuro accettato ció che stavo per dirgli.

-"E allora perchè sei qui? La scopata di ieri era romantica?" mi sentii colpita nel animo e il mio cuore inizió ad accellerare percependo ancora una volta tutto quel dolore da lui commesso.

-"Sono qui per parlarti Neil" mi avvicinai al letto e incrociai le braccia aspettando,con pazienza che quel corpo palestrato si girasse e mi rispondesse. Non si fece pregare molto,si alzò lentamente e mi venne incontro. Iniziai un po' a vacillare.

-"Cosa c'è?" La sua voce non era mai cambiata,era sempre troppo fredda. Il suo sguardo invece lo ingannava,perché in quel momento notavo un po' di speranza. Dio se mi confondeva quel ragazzo,lo faceva fin troppo. Mi ascoltava ne ero sicura.

-"Voglio proporti un patto" Tirai un sospiro di sollievo sentendomi finalmente sicura di ció che avevo pensato. Lui si fermò sul posto osservandomi accigliato. Stavo per sganciare una bella bomba.
-"Neil,quello che hai fatto ieri è stato crudele. Perchè utilizzi tutta questa cattiveria? cosa ti ho fatto per essermi meritata tutto quello? Nulla Neil,nulla. per questo,voglio proporti una cosa. Tu mi avrai come e quando vorrai solamente se tu mi darai informazioni sulla mia famiglia" conclusi in quel momento senza far uscire una lacrima perché mi ero ripromessa di non dargli tale soddisfazione.

-"Sai che posso averti comunque anche senza il patto" purtroppo si,lo sapevo. Ma quella situazione doveva cambiare,io non potevo più permetterglielo. Sapevo quanto Neil fosse dipendente da me, perchè oltre la sottoscritta non andava al letto con nessuna,quindi giocai nuovamente la mia carta vincente.

-"E sai che io posso diventare in un secondo polvere per aria" lo misi subito al suo posto. La mia decisione l'aveva colpito,lo capii dal suo sguardo,perchè anche se volevo nasconderlo un po' i suoi occhi li avevo conosciuti.

-"Va bene" accettó subito e rimasi spiazzata,non pensavo di riuscire a convincerlo così facilmente.
Decisi quindi di iniziare a porgli la prima domanda,ero terribilmente curiosa.

-"Mia madre come sta?" Di certo non si aspettava così velocemente una mia domanda,ma prima di morire dovevo assolutamente sapere. Non sapevo quanto tempo mi rimaneva in quel campo,dovevo per forza usarlo in modo prezioso. Girai la testa per guardarlo aspettando con pazienza la sua risposta. Ella non tardó ad arrivare. Passò la mano destra tra i capelli e si diresse velocemente in bagno. Ero sbalordita,perché stava andando via? Mi aveva usata già troppo e dopo quello che aveva fatto a Zack,una risposta me la doveva. Davanti alla porta però,si fermò.

-"Tua madre era molto malata" fu un secondo. Poche parole che mi spiazzarono. Subito dopo tolse le tende rifugiandosi in bagno,lasciandomi sola con l ennesimo dolore nel cuore. Mia madre era morta ed io non avevo avuto neanche la possibiltà di salutarla. Iniziai a piangere pensando che ormai tutti noi avremmo fatto la stessa fine. Iniziai a vacillare. Continuai a piangere anche quando Neil uscì dal bagno solamente con un asciugamano in vita. Mi asciugai le lacrime e lo guardai. Si avvicinó accarezzandomi una spalla e prendendomi dolcemente tra le sue braccia,io scoppiai di nuovo in un forte pianto mentre lui mi accarezzava i capelli cercando di calmarmi.

-"Non l'hai uccisa tu vero?" tirai su col naso abbracciandolo e sperando che non l'avesse fatto,lo speravo con tutta me stessa.

-"No,lei davvero era malata. Dopo che vi siete separati lei è caduta in forte depressione instantanea e un giorno l'hanno trovata nel suo letto in fin di vita con la faringe ricolma di pillole. Non c'era più nulla da fare Viktoria. Si è suicidata" parlava con una calma allucinante,senza nemmeno smuoversi per la mia accusa. Sapevo che non era stato lui,almeno capivo quando era sincero. Mi accocolai a lui piangendo ancora non sapendo come comportarmi e chiedendomi perchè l'avesse fatto. Ma forse una risposta ce l'avevo. Mamma ci amava troppo, quella separazione era stata troppo forte, troppo improvvisa.
-"Ti va di dormire qui?" lo disse così dolcemente che non credevo ne fosse in grado. Mi allontanai leggermente per guardarlo meglio in volto. Fissai tutti i suoi meravigliosi lineamenti ammaliandomi. Gli rubai un bacio a stampo acconsentendo a quella richiesta ambigua ma anche carina. Ci sistemammo meglio sotto le coperte e mentre io ero stesa a guardare il soffitto lui si giró verso di me appoggiando un braccio intorno alla mia vita. Passammo la serata a parlare di alcune cose, di come giocavamo da bambini e mi fece ridere,molto. Ci voleva tra tutta quella tristezza. Ma la cosa che mi piacque di più fu che prima di cadere in un sonno profondo lui cercó in tutti i modi di farmi pensare ad altro e non a tutto quel male che in poco tempo avevo subito.

Il Soldato D InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora