Desideri
***
Ha freddo il cielo?
Ha freddo l'aria?
Va l'inverno fin lassù?
Il cielo ha freddo
ha freddo l'aria
va l'inverno fin lassù.
***12 dicembre 1931 Berlino
Neil
L'inverno di quell anno fu talmente freddo e apatico che non era nemmeno possibile parlare senza avere una fitta alle costole. Ogni singolo giorno scandito in quei mesi la neve batteva fortissima contro i tetti delle abitazioni e inevitabilmente raggelava ogni ambiente e oggetto. Io ed Arek insieme ci divertivamo a fare di tanto in tanto sia guerra con le palle di neve che i pupazzi. Era nel mese di gennaio quando cominciò la mia istruzione vera,quello al campo militare,quello che poi sarebbe stato il mio pane quotidiano,quello che non avrei mai avuto il coraggio di rinnegare,chissà per cosa. Magari per codardia. Ero ancora troppo giovane per poter fuggire da casa,dove sarei andato se lo avessi fatto? Non ne avevo nemmeno il coraggio,e se mai lo avessi avuto mio padre non ci avrebbe messo molto tempo a trovarmi e farmi fuori. Lui era un uomo potentissimo e lo sarebbe sempre stato nella società Berlinese del tempo. Arek viveva spensierato tra sogni e amori,quei giorni lo invidiavo perché lui poteva far tutto,io invece pochi giorni prima ero stato usato nell ufficio di mio padre. Non avrei più dimenticato quella violenza non solo fisica ma soprattutto morale. Da quel giorno dentro di me qualcosa si ruppe,non seppi cosa fino alla mia età adulta. Ero diverso dagli altri,solo che ancora non lo sapevo,dentro di me mentivo che le cose andassero bene e che tutto si sarebbe sistemato con il tempo,proprio come le cicatrici che portavo costellate sul corpo. venivo ancora maltrattato da mio padre. Mia madre sapeva tutto,e per questo faceva finta di nulla uscendo anche da casa inventandosi troppi lavori improbabili.
La famiglia pero non la puoi scegliere. Me lo ripetevo anche nei momenti di sconforto o quando credevo di voler fare qualche gesto estremo. A volte avevo solo bisogno di fermarmi e guardarmi allo specchio,solo per notare i cambiamenti. Di solito mi chiedevo cosa avessi fatto di male per meritarmi tutto quel dolore,la risposta era assolutamente nulla,ma non lo avrei mai capito. Erano capaci solamente di comprarmi con tantissimi regali.
Feci una piccola smorfia di puro ozio,mi stavo annoiando. Quel pomeriggio ero pronto per sapere se fossi stato ammesso alla scuola,mio padre mi aveva intimato di aspettare,quindi lo stavo facendo sul pianerottolo. Erano passati già trenta minuti da quando ero uscito ed erano stati i più lunghi della mia vita. I miei amici mi avevano invitato a giocare ma come ero solito fare,rifiutai a causa dei continui no ricevuti da mio padre. Stavo iniziando ad essere quello strano del gruppo,a me non dava fastidio anche perché una volta soldato,non avrei avuto il tempo per le amicizie,così mi diceva mio padre e ne ero fermamente convinto. Ai tempi non pensavo minimamente a giocare o a vivere,ero fin troppo bloccato per preoccuparmene,la mia mente era costantemente occupata dalle armi,dal rispetto e dalla mancanza d amore. Le ragazze a scuola volevano uscire con me,non lo avevo mai detto alla mia famiglia semplicemente perché dopo la cosa successa con quella prostituta l'argomento mi infastidiva o imbarazzava.
-"Neil!" La voce di mio padre era un suono inconfondibile,soprattutto quando chiamava me,dovevo per forza ascoltarlo e mai sottrarmi ai suoi voleri. Dunque mi alzai e velocemente entrai in casa per ascoltare il verdetto. Ero totalmente in ansia,quella decisione avrebbe completamente cambiato la mia vita. Afferrai il corrimano pronto a salire ma la voce di mio padre mi fece bloccare immediatamente sul posto. Mi bloccai sulla porta.
-"Neil sbrigati a cambiarti. Sei stato preso,dobbiamo andare in caserma. Ti faccio conoscere un po' di gente." Era felice. Forse era fiero di me. Sorrisi un po'. Non potrò mai dimenticare la sua voce così possente e tuonante,voce che al solo pensiero mi faceva tremare e scattare sul posto. Gli lanciai uno sguardo veloce e attento,mio padre era un uomo molto elegante e distinto,sapeva il fatto suo. Ero il cosiddetto raccomandato,perché appunto a causa delle sue importanti amicizie ero diventato quello che sono. Dei pantaloni classici neri gli fasciavano le gambe toniche,una camicia dello stesso colore racchiudeva elegantemente il petto maestoso e al collo una cravatta nera ricadeva lungo l'addome. Era da poco tornato da una spedizione militare in Italia. Stava in piedi davanti al bancone degli alcolici,qualche volta mi ci aveva fatto avvicinare. Voleva farmi diventare un vero maschio. Con lo sguardo scrutava attentamente le varie bottiglie poste sull'argenteria e di tanto in tanto portava alle labbra carnose la sigaretta che fortemente stringeva tra l indice e il medio.
-"Neil. Non farmelo ripetere." Sussultai guardandolo,poi corsi velocissimo in salone dove tenevo la divisa che mi aveva preso qualche giorno prima,lui sapeva che io sarei entrato non perché credesse in me ma semplicemente perché ero già nella lista dei preferiti. Non era mio merito,ero solo un perdente. Cambiai velocemente i pantaloni grigi con un altro paio più elegante nero,misi una camicia bianca e un cappotto,legando perfettamente la cravatta dello stesso colore dei pantaloni. Ero pronto in un tempo lampo,ed era l effetto che mi provocava il generale Hoffman. Di sfuggita mi specchiai e diedi una sistemata ai miei capelli disordinati. Uscii velocemente dalla sala dirigendomi fuori non trovando più mio padre nella stessa posizione. Sapevo che era giù uscito per far riscaldare il motore della macchina. Così fu,lo trovai già in auto,intento a fumare un'altra maledetta sigaretta. Ne era praticamente dipendente,sarei diventato anche io così. Salii in un battito di ciglia e mi sistemai sul sedile.
-"Andiamo." Annuii velocemente chinando il capo in segno di rispetto. Per tutto il tragitto nemmeno parlai,trovai molto più interessante il finestrino o le mie unghie ormai torturate dalle troppe volte messe in bocca. Arrivammo davanti un enorme cancello nero e come se qualcuno già sapesse del nostro arrivo si aprii e mio padre fece il suo ingresso calpestando con i pneumatici forti tutti i sassolini al suolo,successivamente parcheggió accanto ad altre auto e mi guardò,finalmente.
-"Ascoltami bene Neil. Questa occasione è l'unica nella tua vita che ti farà sicuramente entrare in un Èlite alta. Grazie a quello che farai oggi,diventerai qualcuno in futuro. Capito? Non deludermi e non farmi fare brutte figure." Mi indicò con le dita come se non fossi suo figlio. Come se fossi uno dei suoi tanti soldatini al suo servizio. Odiavo quella sua caratteristica. Odiavo la mia vita.-"Si padre." Tagliai subito corto rispettoso. Non volevo di certo che si arrabbiasse. Mi strinsi maggiormente nelle spalle e lui in modo repentino mi sistemò il cappotto e i capelli. Per la prima volta sembrò di vedere un sorriso sul suo volto,uno tutto per me. Di rimando sorrisi,successivamente scendemmo. Mi misi dritto e con le mani lisciai il mio cappotto,non feci in tempo a compiere il primo passo che un grido di dolore mi fece voltare il viso verso destra. Poco in lontananza da noi vidi in una pozzanghera di acqua un ragazzino vestito esattamente come me e della mia stessa età,dai capelli biondi e gli occhi azzurri. Non ci pensai nemmeno due volte,corsi subito a dargli una mano evitando ovviamente l'acqua. Gli offrii la mia mano in segno di salvezza,e lui subito la afferrò rimettendosi in piedi.
-"Grazie mille,io sono Kyle." mi disse subito il suo nome con il sorriso tipico dei ragazzi ingenui che vivevano la nostra tenera età. Proprio come me,sembrava già un ometto. Sorrisi pensando di poter scambiare qualche chiacchiera con quel nuovo amico.
-"Io sono Neil,Pia-" mi bloccai completamente quando uno schiaffo si schiantò contro la mia guancia,Forte dritto in viso. Percepii solo un dolore immenso. Le orecchie mi formicolavano e giurai di non sentirci molto bene. Vidi mio padre,in piedi davanti a me perché si,caddi. Caddi per terra tenendomi piano il punto dolente, sentii qualcosa di caldo cadere giù dalle mie labbra,toccai con i polpastrelli il punto e notai del sangue. Il labbro iniziò a tremarmi ma non gli avrei mai dato la soddisfazione di vedermi piangere,mai. Anche perché non potevo piangere davanti ad un nuovo così.
-"Che cazzo ti salta in mente stupido coglione?! Ho sempre detto a tua madre che ho sbagliato a metterti al mondo,sei solo un guaio!" Disse quelle parole con talmente tanta cattiveria che Volevo solo sparire o magari sprofondare nella terra. Speravo che essa mi inghiottisse magicamente e che mi avrebbe tenuto prigioniero per un po'. Ma non potevo,ero lì,sotto i suoi occhi dolorante e sul punto di scoppiare a piangere. Ne avevo abbastanza.
-"Ti ho ripetuto milioni di volte che non devi mai aiutare nessuno stupido figlio di puttana. Ora fila dentro e asciugati quegli occhi da cucciolo bastonato. Altrimenti ti rifilo un altro schiaffo." Mi afferrò per il cappotto e mi mise con le brutte in piedi. La guancia mi bruciava. Lanciai un ultimo sguardo a Kyle e trovai un bellissimo sorriso a confortarmi. Sapevo che quel piccolo ragazzino un po' sbadato e strano sarebbe stato un grande amico in futuro,lo ritrovai sempre.23 Novembre 1939 Auschwitz
Scivolai tra le sue carni ancora una volta beandomi della morsa talmente forte da farmi stringere gli occhi ansimando pesantemente. La bambina non era per niente abituata,alla fine ero stato solamente io il suo unico uomo,me la presi semplicemente per lussuria. Dalla prima volta che La vidi tutta piena di se,pensai subito che volevo vedere fin dove sarebbe arrivata,la bramavo. Non importava di ferirla,a costo di averla lo avrei fatto. Era fidanzata e questo per me era un dettaglio da eliminare totalmente,non mi importava delle conseguenze,in quel campo comandavo io. Io dettavo leggi,punto. La strinsi forte dai fianchi quasi facendole venire i segni delle dita,mentre la scopavo fortissimo da dietro,sempre con il viso premuro contro il muro. Spalancai la bocca ignorando i continui piagnistei da lei derivanti. Piangeva e piangeva,alla fine non credevo di farle male,anzi avevamo stipulato un vero e proprio accordo. Per il mio silenzio,lei mi soddisfava come volevo,esattamente come piaceva a me.
-"N-Neil.." singhiozzò pesantemente afferrandomi per un braccio,così mollai leggermente la presa senza rallentare le spinte. Strinse forte i pugni contro il muro abbassando la testa. L'aria era calda,fin troppo bollente. Come i nostri corpi. Le scapole si contraevano insieme al sedere,ad ogni singola spinta selvaggia.
-"D-dio.." mormorai con voce roca,contro il suo orecchio. Ansimai piano contro esso,come un animale. Una bestia selvaggia. Vicino al mio paradiso la afferrai per il collo stringendo possentemente sotto la mascella. Un secondo dopo uscii dal suo corpo solamente per riversarmi contro le sue natiche. Mi leccai le labbra soddisfatto e dopo averle dato una pacca sul sedere,la spintonai verso la porta. La sua andatura era un po' traballante,ma le lacrime si erano calmate,nemmeno mi guardava.
-"Sbrigati a rivestirti e ad andartene." Tagliai subito corto accendendomi immediatamente una sigaretta,quella dopo il sesso era quella che più preferivo. E così fece,si rivesti il più veloce possibile per poi sospirare e lasciarmi li,da solo. Sbattendo anche un po' la porta. Serrai la mascella andando lentamente verso la scrivania,mi sistemai sulla poltrona di pelle ancora nudo e pigramente cominciai a sfogliare i documenti del campo maschile. Cercai per un paio di minuti il nome del ragazzo di Viktoria e una volta trovato un leggero sorriso cattivo mi si dipinse sul volto.
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Il Soldato D Inverno
ChickLitAvevo sempre avuto una certa nostalgia per i luoghi dove ero vissuta,le case e i dintorni. Berlino era la mia casa,la mia città natale e ne ero follemente innamorata,forse perché d estate era sempre così felice e colorata mentre d inverno diventata...