Domande Di Confusione
***
Il tuono, lento dopo il fulmine,
passa con rombo pauroso.
Fitta, gelida la pioggia vitrea
s'abbatte in rovesci di scialbo argento,
scroscia in fiumi, scorre in rivoli,
con mal trattenuti singhiozzi,
giù nella valle dello spavento.
***3 Novembre 1939 Berlino
Viktoria
Sussultai svegliandomi di colpo a causa di un frastuono terribile,strinsi forte le coperte tremando dalla paura. Il mio petto si alzava e si abbassava furiosamente facendo uscire il cuore dalle mie membra. Non sapevo cosa stesse accadendo,ma i miei piedi mi tirarono giù dal letto bruscamente. Afferrai velocemente la vestaglia bordeaux e la indossai in qualche modo coprendo la mia veste da notte. Urlai forte quando ancora lo stesso suono rimbombò dritto in casa mia,facendo tremare mura e pavimenti.
-"Viktoria esci!" Mio padre spalancò la porta tendendomi una mano in modo frettoloso,gliela afferrai e solo quando uscii dalla stanza notai mia sorella tra le sue braccia e mia madre stretta tra quelle di mio fratello Lohan. Eravamo tutti terrorizzati,scardinati dai propri letti e strappati violentemente dalle braccia di Morfeo. Volevo solo che tutto quello finisse in fretta,avevo solo una grande ed enorme paura. Insieme,precipitammo giù dalle scale uscendo dal condominio,fuori trovammo tutti in strada,famiglie,amici e anche la signora Senders.
-"Oh cara temevo non riusciste ad uscire!" Corsi ad abbracciarla,istintivamente le accarezzai il viso teneramente e insieme a lei ci stringemmo in un angolo della strada. La signora Senders non era Ebrea,anzi. Suo marito era un generale del terzo Reich,un vero tedesco. Lei però,era diversa,aveva il cuore d'oro e di quei tempi era una cosa rara da vedere.
-"Stiamo bene signora Senders,grazie a Dio stiamo tutti bene.." mormorai stringendola di più mentre mia sorella ancora troppo piccola per capire crollava addormentata tra le braccia di mio padre. Mi strinsi dolcemente anche tra le braccia di Lohan afferrando in qualche modo una delle mani di mia madre,lei singhiozzava più spaventata di noi. Mio padre invece non parlò un secondo,stringeva la sua famiglia con la testa bassa. Tra la folla di persone però non vedevo Michelle,mi preoccupai subito ma non potevo abbandonare la mia famiglia per cercarla. Sentimmo un altro rumore forte,potente. Alzammo la testa e qualche aereo verde militare passò sopra le nostre teste,deglutii rumorosamente riconoscendo lo stemma nazista. Un teschio bianco.
-"Andrà tutto bene okay..?" Guardai tutta la mia famiglia,compresa la signora Senders,mio padre annuii e lo seguirono a ruota anche gli altri componenti. Volevo farmi vedere forte anche se dentro stavo lentamente cedendo alla disperazione,quella situazione era appena iniziata e davvero non sapevo come salvare me e la mia famiglia,sembrava di essere entrata in un brutto tunnel oscuro,senza uscita. Non volevo cedere a tutto quel male che stava attanagliando casa mia,la mia città e la mia vita. Dovevo sempre essere sorridente,farlo per loro. Il tempo passò lascivo e a noi non rimaneva che il gelo della notte,successivamente però quando capimmo che tutto era cessato,tornammo verso le nostre abitazioni. Nessuno pregava perché la notte passasse presto. Le stelle non erano che le scintille del grande fuoco che ci divorava. Quando questo fuoco si sarebbe spento,io sapevo che sarebbero rimasti solamente cieli vuoti e occhi morti. Non c'era altro da fare che mettersi a letto,Riposarsi e riprendere le forze per l'imminente giornata che sarebbe sorta.
𝟎𝟕:𝟑𝟗
Mi guardai allo specchio arrabbiata e delusa. Al diavolo i miei capelli che non ne volevano sapere di sistemarsi. Velocemente decisi di lasciarli sciolti perché di rimanere in una coda non ci pensavano proprio. Sospirai pesantemente afferrando un po' di cipria colorata e la picchiettai sulle mie guance donandogli un leggero tono roseo,successivamente applicai un po' di rimmel sulle mie ciglia e spruzzai un po' di profumo sul mio collo,poche gocce. Mi voltai e mi guardai allo specchio sbuffando a causa della divisa scolastica,proprio non mi piaceva. Velocemente applicai una spilla a forma di rosa con qualche cristallo bianco e rosso sul mio cardigan blu notte nel vano tentativo di coprire anche parzialmente la piccola stella gialla che i soldati tedeschi da un paio di giorni ci avevano obbligati ad indossare. Sorrisi leggermente perché almeno con quel gioiello mi piaceva un po' di qui,ero così ingenua. Afferrai il mio zainetto e mi diressi in cucina attraversando a passo svelto il lungo corridoio ricolmo di foto e ricordi. Le nostre nascite,le nostre infanzie e le vacanze ad Amburgo,città dove mio padre ci obbligava a passare tutti i Natali a causa delle buone funzioni liturgiche. Una noia mortale insomma. Incontrai subito la figura di mia madre e sorrisi,lei però di mostrare i suoi bellissimi e bianchi denti non ci aveva più pensato. Rubai velocemente una fetta di crostata alle mele e stampai un dolce bacio sulla guancia della mora. Mio fratello e mio padre era già usciti di casa per alcuni affari importanti,mia sorella invece ancora riposava.
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Il Soldato D Inverno
Literatura FemininaAvevo sempre avuto una certa nostalgia per i luoghi dove ero vissuta,le case e i dintorni. Berlino era la mia casa,la mia città natale e ne ero follemente innamorata,forse perché d estate era sempre così felice e colorata mentre d inverno diventata...