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Mai più un bambino.
***
Desiderio delle tue mani chiare
nella penombra della fiamma:
sapevano di rovere e di rose;
di morte. Antico inverno.
***

4 Dicembre 1927 Berlino

Neil

Era Il pomeriggio del mio decimo compleanno,quello era uno dei pochi che festeggiavo insieme a loro,spesso e volentieri nemmeno mi venivano a prendere ai dormitori. Non ero mai riuscito ad instaurare una sorta di rapporto insieme a quel uomo cattivo,non ci parlavo quasi mai. Lui ordinava,io obbedivo. Così funzionava,così sarebbe sempre stato. Per loro ero sempre stato un ragazzo problematico e strano e già parecchie volte mi ero preso punizioni proprio per tale motivo. In un batter di ciglia Arek era diventato il preferito di mamma e spesso augurava la buona notte solamente a lui. Mi faceva schifo tutto quello,però non mi lamentavo affatto. Il sottoscritto non aveva alcuna voce in capitolo,dovevo agonizzare in silenzio,chiuso tra le mura della mia cameretta. Mia madre era sempre stata una donna senza sentimenti,almeno con me. Sembrava pendere dalle labbra del mio fratellino e per i primi anni della mia vita ne soffrii immensamente,subito dopo però capii che piangere per quello,non aveva alcun senso. Lei non sarebbe mai cambiata. Amava papà,lo sentivo di notte,quando nonostante chiudessero la porta a chiave,dalla mia cameretta riuscivo a percepire i loro sospiri e vari rumori,uno dei miei amici di scuola mi aveva spiegato che facevano l'amore e tutte le persone che si innamoravano lo facevano.

-"Che fai?" Sussultai risvegliandomi dai miei pensieri guardando in direzione della voce. Mio padre era appoggiato allo stipite della mia porta e mi scrutava con addosso ancora la tenuta da lavoro. Appoggiai la matita sul libro e gli dedicai tutta la mia attenzione anche perché non avrei mai avuto il coraggio di disubbidirgli,avanti con gli anni invece me ne sarei fregato altamente. In quel momento no invece,non potevo.

-"Sto eseguendo i compiti di diritto papà,dimmi pure.." sospirai piano osservandolo. Nemmeno quella volta mi aveva fatto gli auguri,nemmeno mamma. Solamente Arek mi aveva stritolato in un abbraccio quasi soffocante e regalato dei fiori gialli di cui non sapevo nemmeno il nome. Sapevo solo che provenivano dal nostro giardino,ricordavo perfettamente il profumo inebriante. Mi mordicchiai l interno guancia abbastanza confuso.

-"Smetti subito e vieni nel mio studio. Veloce." Piano si allontanò senza mai guardare altrove,il suo bersaglio ero io,lo ero stato dal primo momento. Solo che a causa del mío lato buono,della mia innocenza ancora non L avevo capito. Stupido,ero solo uno stupido. Eravamo da soli in casa,mamma era in ufficio e Arek a casa di un amichetto,a me non era permesso. Dovevo solo studiare e allenarmi,studiare e allenarmi,non dovevo mai deluderlo,mai. Appoggiai una mano sulla spalla destra e mi grattai leggermente in soggezione,mi alzai piano e con coraggio mi sistemai i vestiti. Sospirai un paio di volte per poi uscire dalla mia camera e camminare a passo svelto verso l ufficio di mio padre. Lo avevo visto pochissime volte dato che la maggior parte delle ore giornaliere lo teneva chiuso sotto chiave. Solo a lui era permesso entrare e uscire liberamente,promisi a me stesso che un giorno ne avrei avuto anche io uno,magari più bello. Appoggiai una manina sul legno e piano spostai la porta,con occhi sognanti osservai l'arredamento. Il bellissimo pavimento in marmo nero,le pareti color grigio antracite e i mobili di finissimo legno di noce chiaro,spostai lo sguardo alle due figure davanti a me e si,mi bloccai totalmente alla vista di una donna alta. Possedeva dei lunghi capelli neri e degli occhi verdi molto profondi,non era molto vestita,almeno non come le signore nobili del tempo,appunto a fasciare il suo corpo era solo una gonna cortissima di pelle nera,un top giallo canarino e dei tacchi altissimi. Si morse il labbro per poi accarezzarmi una guancia. La guardai leggermente stranito dal suo comportamento,poi indietreggiai un po'.

Il Soldato D InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora