La ragazza dal volto triste
***
In mille immote forme
sui ceppi e sui giardini
Tutto d'intorno è pace;
chiuso in oblio profondo,
indifferente il mondo
tace.
***16 Novembre 1939 Auschwitz
Viktoria
Non lontano da noi,delle detenute lavoravano. Alcuni scavavano delle buche,altri trasportavano della sabbia. Nessuno di loro ci dedicava lo sguardo. Eravamo degli alberi secchi nel cuore di un deserto. Dietro di me,della gente discuteva. Non avevo alcuna voglia di ascoltare ciò che dicevano,di sapere di cosa si parlava. Nessuno osava alzare la voce,anche se non c'erano sorveglianti vicini. Si bisbigliava. Forse a causa dello spesso fumo che avvelenava l'aria e prendeva alla gola. Erano ormai due giorni che avevo cominciato a vivere in quel maledetto posto,e subito avevo compreso come andava avanti. Ogni mattina venivamo richiamati per un appello,non per nome ma per codice,ormai non eravamo più nessuno e dovevamo accettarlo. Ogni singola mattina potevo vedere il bellissimo e gelido generale davanti a me,con la sua schiera di soldati compreso Kyle che doveva essere un qualche sottotenente. Subito dopo L appello poi qualche ragazzo o ragazza veniva richiamato e spariva per tutta la giornata,altre volte non lo si vedeva più. Avevamo tutti paura di quel richiamo,tranne io. Volevo sapere il più possibile su quel maledetto posto e per farlo dovevo studiare i comportamenti dei superiori e magari chiedere varie testimonianze in giro tra i detenuti. Non avevo più incontrato Honoria,la ragazza dal viso triste ormai L avevamo soprannominata. Sia io che Aura l avevamo cercata ma nessuno sembrava conoscerla,volevamo solo offrirle un po' di amicizia. La notte poi,si dormiva se così si può definire su materassi ricchi di fossi e gobbe,due o tre alla volta. Ovviamente io condividevo il mio con Aura,non volevo altri al mio fianco.
Il Generale Hoffman quando arrivava dettava legge e tutte a dir la verità ne avevamo paura,ma non un terrore negativo. Alcune donne di sera fantasticavano sulle sue prestazioni fisiche,inutile negarlo era davvero un uomo bellissimo. Portava sempre gli stessi guanti neri in pelle dunque non avevamo potuto documentare se fosse sposato o meno,molte però dicevano di no. A me non importava,al di là della rete avevo tutto quello che avrei sempre e solo desiderato. Il mio ragazzo Zack.
In giro per il campo notavo qualche ragazza con i capelli lunghi,ma onestamente non ne capivo la differenza,sapevo solo che erano belle e con un bel corpo. Altre invece,piangevano ancora per i loro capelli. Il cibo poi,non si poteva nemmeno definire tale,pativamo la fame. A pranzo ci toccava solo un po' di pane duro e a cena una ciotola di minestra bagnata. Io ed Aura eravamo molto intelligenti,avevamo capito che se si andava per ultime,potevi anche trovarci un pezzo di carota o di patate. Ormai lottavamo per la nostra sopravvivenza e L avremmo fatto con le unghie e con i denti. Ormai lavoravamo in fabbrica,come il resto delle donne. Sempre nel campo c'era un edificio abbastanza grande che serviva per produrre oggetti utili,ormai eravamo diventate delle sarte. Cucivamo calze da donna auto reggenti,vestaglie,casacche e pantaloni a righe e addirittura gli stivali da soldato. Altre detenute lo stesso giorno dei controlli ci avevano mostrato come si facesse,avevamo imparato subito. Per noi non era pesante farlo,passavamo il tempo ed era sempre meglio del non fare nulla.-"Cazzo si é impigliato il filo di cotone nel merletto." Al mio fianco la bionda iniziava ad imprecare contro la macchina da cucito. Nascosi un sorriso sotto i baffi,trovando veramente divertente quella scena,allungai la mano e con uno scatto repentino le liberai il filo strappandolo alla base,così avrebbe potuto iniziare di nuovo.
-"Come farei se tu non ci fossi." Rise leggermente e io la guardai con un altrettanto sorriso. Fortunatamente permettevano di farci la doccia ogni sera,pochi minuti ma trascorsi con la più totale tranquillità. Avevamo imparato a lavarci in breve tempo,ma in modo impeccabile. Smettemmo subito di sorridere quando un segnale di richiamo venne emanato in tutto il campo,ci alzammo immediatamente e corremmo alla base di ritrovo. Dovevamo per forza presentarci tutte,se non lo avessimo fatto allora ne avremmo pagate le conseguenze,ci avevano detto che avremmo dovuto farlo anche da nude se fosse stato necessario. Mi sistemai la treccia velocemente dietro la schiena e lasciai le ciocche davanti al viso per dare un aria più trascurata,da lavoratrice. Mi sistemai proprio davanti al generale Hoffman come spesso facevo,per dimostrargli di non avere alcuna paura. Quasi boccheggiai in cerca di aria quando notai la sua camicia leggermente più aperta sul petto,senza cravatta quel giorno. Capii solo in quel momento che i tatuaggi gli accarezzavano il corpo anche oltre il collo,e sotto la camicia. Come sempre dedicai anche un piccolo sguardo a Kyle che non appena ebbe gli occhi su di lui,mi inviò un leggero bacio. Strinsi la mascella odiandolo ancora di più. Con la lista tra i guanti il tatuato iniziò con l appello,chiamò tutte,tutte tranne me. Ebbi il coraggio di fare un passo avanti. Mi guardò con il suo profondo oceano. Deglutii un po' in soggezione.
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Il Soldato D Inverno
Literatura FemininaAvevo sempre avuto una certa nostalgia per i luoghi dove ero vissuta,le case e i dintorni. Berlino era la mia casa,la mia città natale e ne ero follemente innamorata,forse perché d estate era sempre così felice e colorata mentre d inverno diventata...