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Diverso?
***
Così la neve candida
discese a larghi fiocchi,
coprì tutta la terra
che già chiudeva gli occhi.

***

7 Dicembre 1939 Auschwitz

Honoria

Secondo chi studiava l'ansia non era altro che un eredità tramandata dai nostri antenati preistorici,ai quali essa era indispensabile per prevedere e prevenire i pericoli di un mondo decisamente ostile. l'ansia mi si presentava con mille sfaccettature. Dalla paura di oggetti o animali a quella di trovarsi in determinate situazioni sociali, dagli attacchi di panico ai pensieri ossessivi e compulsivi. L'ansia era sempre stata insieme a me,era come un pezzo di un puzzle,un tassello presente nel vivo della mia anima,un vuoto che si generava tra il modo in cui le cose erano e il modo in cui pensavo che dovessero essere. Era qualcosa che si collocava tra il reale e l'irreale. Quel giorno però non potevo far a meno di correre a piedi nudi sulla neve perché la mia ansia era tutta dedicata alla brutta situazione nel campo. Era passato qualche giorno ormai dall esecuzione di Aura e oltre che a ferite irreparabili a livello morale,Viktoria si era ammalata. Le prime notti sembrava una semplice influenza,successivamente invece la sua fronte era mutata in bollente,facendomi allarmare profondamente. Mi preoccupava il fatto di non poterla curare,avevo provato anche ad appoggiare degli impacchi di neve sulla fronte,oppure a trascinarla dolcemente sotto la doccia tiepida. Nulla sembrava smuoverla,a nessuno importava. Tutte le donne insieme a noi nelle camerate la guardavano con totale indifferenza,a me faceva solo soffrire. Non volevo che Viktoria seguisse a ruota la bionda,lasciandomi così ancora una volta da sola nella mia sofferenza. Perciò correvo,come una freccia diretta verso gli accampamenti militari. Io potevo entrarci come e quando volevo svolgendo la professione di prostituta,a mio malincuore. Quella volta però ringraziai il cielo,così che potei correre a chiedere aiuto,con le unghie e con i denti se fosse stato necessario. Salii immediatamente le scalette della casa Hoffman e non appena davanti alla porta bussai con tutte le mie forze,una,due,tre. Persi il conto. Mi bloccai solamente quando il generale si presentò davanti ai miei occhi al quanto stranito. Era a petto nudo in pieno mese invernale,ciò non mi stupiva,era davvero un uomo gelido,sia dentro che fuori. Ansimai forte con il fiatone,a sostenermi c'erano solo le mie gambe denutrite solo a pane secco,minestre sciacquate ed acqua. Non persi tempo.

-"Signore la prego. Viktoria sta molto male,scotta da giorni e non riesco a farla migliorare. Penso abbia qualche infezione,non me ne intendo ma è da questa notte che non apre gli occhi. Non mangia e non beve,qualche volta riesco a bagnarle le labbra senza che lei dica nulla ma sa meglio di me che non è il massimo. La prego generale mi aiuti." Dissi tutto in un colpo solo. Lo guardai con tutto il rispetto che nutrivo per lui,non come uomo ma come soldato. Cercai di regolarizzare il mio respiro,il suo sguardo invece cambiò. Sembrava indifferente. Tremai. Nemmeno mi rispose,anzi avvalse le mie perplessità chiudendomi la porta in faccia. Non poteva,non poteva fare così. Doveva aiutarmi,sapevo che Viktoria non gli era totalmente indifferente,non poteva abbandonarmi in quel modo. Avrei buttato giù la porta se fosse stato necessario.
-"La prego generale! So che in fondo ha preso a cuore quella povera ragazza,non mi porti via anche lei,ha solo sedici anni. Non mi lasci da sola,la prego. Non lasci che il suo cuore da soldato la faccia diventare di pietra,anzi pensi al suo sorriso! Viktoria ha bisogno di lei,la prego!" Andai pesante con i pugni contro il legno. C'è la misi tutta. Sapevo di Neil,sapevo di loro due. Di certo non condividevo,ma credevo almeno meglio di Viktoria che forse era meglio così. Meglio nel letto di un generale che due metri sotto terra senza nemmeno una lapide a commemorarti,in una fossa comune come tutti gli altri. La porta si aprí.

-"Tranquilla vengo a controllare io. Noi abbiamo finito." Qualche secondo dopo vidi sorpassare accanto il generale un altro soldato,dagli occhi molto chiari quasi cristallini,i capelli corvini e una leggera barba a contornargli il volto. Annuii velocemente accettando qualsiasi aiuto proveniente da loro.

-"Venga pure,da questa parte Signore. La prego faccia presto..!" Parlai con tutta fretta scendendo le scalette in modo repentino. Neil Hoffman non faceva altro che guardarci in silenzio,nemmeno una singola parola,quei due uomini si odiavano. Lo avevo capito dai leggeri sguardi di fuoco che si lanciavano,a chi importava in quel momento. Affondai ancora una volta con i piedi nella neve ancora troppo bassa e piatta,rabbrividì lo stesso. Il soldato mi seguiva in quella marcia veloce,alle mie spalle.

-"Conosco la detenuta Viktoria,sono Markus l ho aiutata a non essere punita quando si è avvicinata al fidanzato." Percepii la sua voce dura ma allo stesso tempo preoccupata,non sapevo perché lo fosse ma non smisi mai di ringraziarlo per quella mano tanto desiderata che mi offrii. Alla fine era un tedesco come tutti gli altri,un padrone a cui dovevamo solo obbedire ma lui,lui si era mostrato diverso sin da subito. Non credevo ci ricavasse degli interessi ad aiutarci,ma gli fui infinitamente grata perché per salvare la mia amica,gli avrei dato di tutto.

-"Mi fa piacere Signore,si vede che avete L animo buono,vi ringrazio infinitamente per l aiuto che ci state donando." Parlai con la più totale gentilezza,con altruismo. Perché forse non era vero che era tutta erba cattiva,forse in quel giardino esistevano anche boccioli ancora acerbi,ancora poco colorati e fiori bellissimi. Velocemente arrivammo al distretto prigionieri e sempre in modo rapido aprii il portone di legno facendo la mia entrata nelle camerate,Viktoria era ancora distesa sulla brandina di legno con un pallore cadaverico sul volto. La caratteristica che più mi spaventata però era semplicemente il suo corpo sudato,era completamente lucida. Stava soffrendo e io soffrivo con lei. Guardai il soldato mordendomi il labbro ansiosa,pronta ad un suo possibile gesto od ordine. I suoi occhi scivolarono lungo la figura della mia amica e inevitabilmente la prese tra le braccia portandola via. La stringeva a se,come una principessa,sorrisi leggermente lasciando un po' da parte la tristezza e l'angoscia. Ciò che però fu una grande novità per me invece,era il fatto che ci lasciò entrare nei suoi dormitori,e non per una violenza o un abuso,ma per aiutarci. Ad aspettarci,Neil Hoffman. Non credevo sarebbe venuto,mi aveva sorpreso quel gesto,piacevolmente colpita. Markus appoggiò la castana sul suo letto e successivamente pensò a sfilarsi la giacca pronto a prendersi cura di lei,Neil guardava,in piedi ed immobile.

-"Vai subito a prendere un catino con dell'acqua fresca per favore,trovi tutto nel mio bagno. Sbrigati altrimenti la febbre peggiorerà." Dettò subito le parole,si accomodò accanto alla mia amica e le sbottonò un po' la divisa senza però spogliarla. Lo feci subito,corsi in bagno e come un fulmine riempii il catino d'acqua fresca e tornai da loro. Passammo praticamente i seguenti dieci minuti a tamponare con un fazzoletto imbevuto la sua fronte,ma tutto non passava anzi,il respiro di Viktoria diventava sempre più pesante e difficile. Tremai al solo pensiero di perdere anche lei,non potevo permetterlo,chiusi gli occhi tenendole la mano.

-"Siete due incapaci. Fatevi da parte. So io cosa le serve. Honoria riempi la vasca da bagno con dell'acqua fredda,non gelida mi raccomando. Markus tu vai a farti una passeggiata,devo spogliarla e le cose che mi appartengono non possono essere guardate da altri." Spalancai gli occhi quando la voce del generale risuonò prepotente,non avevo scelta ormai ero disperata,quindi ubbidì anche quella volta,mentre Markus serrava la mascella uscendo immediatamente sapendo che non avrebbe mai potuto rispondere al suo capo,mai. Pena,la sua morte. In breve tempo Neil spogliò completamente Viktoria,poi pensò a se stesso lasciando però i boxer data la mia presenza. Successivamente si sistemò contro il marmo della vasca e con il mio aiuto lasciai che Viktoria entrasse in acqua e si accoccolasse al suo petto. Le mani del generale finirono sotto le braccia della mora,e la lasciò galleggiare un po'. Era veramente intelligente,il fresco e il motivo rilassante dell'acqua l'avrebbero fatta calmare e con un po' di fortuna anche calare il malanno. Dopo pochi minuti il respiro di Viktoria si calmò lasciando sul mio volto un sorriso di sollievo,e passammo quasi tutta la giornata in quel modo,un po' in vasca e un po' a letto. Il generale non si staccò mai da lei,vegliò come se fosse stata la cosa più preziosa che avesse,dimostrandosi un vero uomo,con un cuore d oro. poi quando Viktoria iniziò a riprendere conoscenza semplicemente se ne andò rimettendo di guardia il soldato Markus,facendo di nuovo respirare l'aria gelida del soldato d inverno.

Il Soldato D InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora