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Nonna Schneider
***
Nei miei sogni non ci sarai,
nel destino originale delle parole,
nè ci sarai in un numero di telefono
o nel colore di un paio di guanti, di una blusa.
***

25 Novembre 1944 Berlino

Viktoria

Dopo anni di tristezza dove l'unico appiglio era stato mio figlio ed il renderlo felice era l'unica cosa che contava,il ritorno di Neil era stata come una boccata di aria fresca. Stavamo passando molto tempo insieme ed io man mano cercavo di fargli ricordare qualcosa senza essere sospetta. A volte lo trovavo un po' vago. Quando chiedevo delle sue condizioni,rispondeva di essere solamente stanco a causa di vari incubi notturni. Incubi che alla mattina non ricordava più. Il giorno prima Adriana mi chiese di incontrarci a colazione,avevo accettato per un semplice motivo: Stavamo instaurando un bel rapporto,era diversa. non avevo capito bene il motivo per cui era cambiata ma sicuramente preferivo quella versione di lei. Arrivai al bar proposto dalla donna e la vidi seduta ad un tavolino verde intenta a guardarsi intorno. Mi incamminai poi per raggiungerla.

-"Ciao" la salutai per prima,sollevò gli occhi e sorrise. Mi accomodai di fronte a lei e la guardai.

-"Ciao, come va?" quell'occhio di riguardo verso di me,mi fece venire i brividi.

-"Bene grazie a te..?" ormai non le davo neanche del lei, me lo aveva chiesto espressamente Adriana, ormai eravamo amiche,fonte delle sue parole.

-"Bene" il suo sguardo era un po' vuoto.

-"Non sembra.." la guardai percependo subito che qualcosa non andasse.

-"Ieri mi ha chiamato Sillian, il padre di Neil" strinse le labbra in una linea sottile.

-"...quindi?" mi venne spontanea quella domanda. Non capivo il problema dove fosse,era pur sempre suo marito.

-"Ha detto che sarebbe tornato per un po' a casa." e risuonava così tanto come un problema serio, che mi accigliai e rimasi bloccata così come lo era lei.
-"È stata colpa sua se Neil ha perso la memoria" Mi irrigidii. Cosa stava dicendo? Alzó lo sguardo e ci guardammo, non dissi niente non capivo,un senso di ansia profonda iniziava ad invadermi tutta.
-"Quando gli diedero il primo colpo, dopo che scoprimmo tutto ció che aveva dimenticato, Neil rimase ancora in piedi, poi procedettero con altri due colpi fino a farlo svenire. Osservai il tutto dalla mia stanza ma scesi di corsa quando vidi mio figlio li a terra steso in una pozza di sangue." si bloccó quando vide che i miei occhi diventarono lucidi. Come poteva una persona essere così cattiva sopratutto con suo figlio? Mi chiese se poteva andare avanti ed io annuii preparandomi alla parte peggiore.
-"Lui sembrava essere svenuto ma quando mi avvicinai a lui vidi che gli occhi erano ancora aperti e urló il tuo nome. Lui non ha perso la memoria a causa degli spari Vik. Lui ha perso la memoria solo perchè Sillian ha iniziato a colpirgli la testa violentemente. Aveva scoperto la sua relazione con te..un'eb.." non riuscì a concludere la frase ed entrambe piangemmo. Entrambe per l'amore di quel ragazzo che mi aveva rubato il cuore.

-"Non puó morire quel bastardo?" Tremai dalle mie stesse parole.

-"Lo vorrei. Ma la conosciamo entrambe la risposta" mi asciugai velocemente le lacrime quando la barista ci portò i due caffè che precedentemente Adriana aveva ordinato. Inizia a riflettere,forse dovevo raccontarle qualcosa di me,una caratteristica troppo importante che appunto aveva influenzato tutta la mia vita. Bevvi un sorso e la guardai,presi un respiro profondo e parlai.

-"Ho un bambino." cambiai discorso. Volevo che lei sapesse che io e suo figlio avevamo un bambino, che lei era la nonna dell'amore della mia vita.

-"C-cosa?" forse pensava che l'avessi avuto con qualcun'altro. Era praticamente pallida,quasi come un lenzuolo. mi chiarii.

"è di Neil. Ho scoperto di essere incinta quando ancora mi trovavo nel campo" e la sua espressione cambió subito. Inizió a piangere mentre mi prese le mani e le baciò,rimasi totalmente paralizzata nel vivere quella scena. Cercavo di trattenere le lacrime.

-"Voglio vederlo." Singhiozzava. Riflettei un po' sul da farsi,alla fine lei meritava di vederlo. Mio figlio invece doveva per forza vivere sua nonna,poi successivamente suo padre. Un passo alla volta,dunque accettai. Non finimmo nemmeno il caffè,pagai e andammo a casa mia.
Varcammo la porta e un profumo di arrosto provenì dalla cucina.

-"Sono a casa" ero appena arrivata e come immaginavo mio figlio mi corse incontro.

-"Mamma!" lo abbracciai fortissimo riempendolo di baci. Guai a chi avesse provato a toccarlo.

-"Amore della mia vita.." Lui era mio,mio e di Neil.

-"Chi è" mi chiese una volta che ci staccammo indicando con le sue piccole dita la donna alle mie spalle. Mi voltai per guardarla e quando la vidi piangere non potei che essere felice perchè la scelta di portarla qui era più che giusta.

-"Sono Adriana" mi precedette. Era emozianata e nervosa lo si notava da metri di distanza, anche quando si abbassó alla sua altezza e cercó di non tremare.

-"No. Nonna Adriana" mi guardó per vedere se fossi sicura o meno ma il sorriso che avevo sul volto non possedeva scuse. Mio figlio aveva bisogno di lei.

-"Nonna! Io Winter nonna" e la abbracció. rimase spiazzata da quel gesto. Dall infinita dolcezza del mio piccolo. Adriana subito dopo essersi leggermente ripresa,lo strinse dolcemente,con amore.

-"Lei che ci fa qui" sollevai il viso notando la figura di Honoria sulla soglia della cucina,totalmente terrorizzata. Avevo dimenticato di avvertire che l'avrei portata li. Ma la rassicurai subito dicendo che andava bene,che di lei potevamo fidarci. Le spiegai tutto.

Neil

Il lavoro diventava sempre più stressante. Ero decisamente fortunato perché tutto sommato il mio lavoro mi appagava,ero circondato da persone in gamba e alla mano. Quel giorno era diverso però,non riuscivo per niente a concentrarmi. Ero uscito da circa dieci minuti dalla doccia e dopo essermi rivestito scesi in salone per portare a termine alcune procure lavorative. Ero confuso, ultimamente lo ero troppo. Facevo sogni strani,non capivo il motivo per cui Viktoria avesse dichiarato due cognomi differenti e soprattutto non riuscivo a comprendere il perche davanti ai miei occhi compariva sempre la scena di me ed una ragazza. Non sembrava essere un sogno ad occhi aperti, ma avevo la mente offuscata e non volevo. Mi ripresi dai miei pensieri quando sentii la porta aprirsi e presentare mia madre piena di lacrime. Mi alzai di scatto spevantato.

-"Che cosa è successo?" preoccupato mi avvicinai a lei alzandole il viso con le mani guardandola meglio per poi asciugarle le lacrime. Lei in risposta mi abbracció forte e mi accarezzò. In quell'abbraccio vi lessi speranza e amore.
-"Mamma che succede?" La strinsi ancora di piu a me cercando di trasmetterle tutta la sicurezza di questo mondo. Rimanemmo in quella posizione ancora per un po', poi si allontanó per asciugarsi le lacrime.

-"Scusa. Non è niente sono stata da un'amica che non vedevo da tanto" non sapevo se crederle,ma non glielo feci capire. La squadrai ancora per poi ritornare a sedermi al tavolo.

-"Vuoi un po' d'acqua?" Intanto riempivo il bicchiere. Lei annui accomodandosi al mio fianco. Glielo porsi e lei inizió a bere. Firmai l'ultimo foglio per poi mettere via tutto.

-"Viktoria. Quella ragazza mi piace" mi immobilizzai. Così all'improvviso?

-"Anche a me" e sorridemmo entrambi a quella mia affermazione.

-"Resti a cena?"

-"Certo mamma,perché?"

-"No..mi son presa la briga di invitare Viktoria e la sua famiglia..." sorride guardandomi,mi bloccai imbarazzato. Sarebbe stata una lunghissima serata.

Spazio autrice
Ciao a tutti!
Ebbene sì,abbiamo aggiornato anche oggi..solo per ringraziarvi e farvi capire quanto teniamo a voi! Chi parteciperà alla live di domani sera? Un abbraccio🖤

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