Chapter 18: You're not the only one

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Mando giù un altro shottino di qualcosa offerto gentilmente da un ragazzo a caso, e credo che sia più o meno il ventesimo. La sostanza liquida mi logora la gola per l'ennesima volta della serata, tanto che ormai è diventata una sensazione piacevole.

Una cosa che adorerò per sempre di me è che reggo benissimo l'alcool, quindi posso bere tantissimo e ubriacarmi solo dopo una certa quantità di alcool.
Infatti ora sono più che brilla, ma ancora cosciente delle mie azioni.

«Ehi bellezza» sbiascica un ragazzo che si appoggia malamente al bancone completamente andato e soprattutto strafatto, ammiccando verso di me. Nel dubbio io lo guardo confusa e per essere sicura mi indico, chiedendogli con lo sguardo se parlava con me. Devo ammettere che è anche abbastanza carino: occhi celesti, capelli biondi e alto. Un Ken vivente. Ho appena trovato il fidanzato perfetto per Bella.

«Si si tu. Sai che sei davvero una bomba sexy?» chiede squadrandomi. Ma perché si dice squadrare? Mica ha delle squadre negli occhi! Cosa sono, un disegno geometrico? Mi metto a ridere pensando a quanto stupida sia questa teoria.

Ricordiamoci del "ancora cosciente delle mie azioni"

Ehi, io sono sobrissima.
Provo ad avvicinarmi un po' di più al ragazzo ma tutto quello che ottengo è una quasi caduta dallo sgabello del bar. Okay, forse sta volta ho bevuto davvero troppo. La testa mi gira insieme alla stanza e a tutte le persone ammucchiate sulla pista da ballo. «Ciao ragazzo e scusami ma non mi sento molto b-» un conato di vomito mi interrompe e cerco di allontanarmi il più possibile dal bar barcollando, ma l'unica cosa su cui riesco a focalizzarmi dopo essermi girata sono le strisce di polvere bianca che qualcuno sta dividendo sul tavolino di vetro del salotto. Un brivido mi attraversa il corpo, trafiggendomi per l'ennesima volta l'anima. Chiudo gli occhi, e mi ritrovo di nuovo lì.

«Pulce lo sai che non si deve rubare le cose a papà, giusto?» chiede quel mostro arrivando con una camminata nervosa in salotto. Io stavo guardando la televisione, ma dal suo passo ho capito che da ora in poi non succederà più niente di buono, quindi la spengo immediatamente.

«Cosa vuoi dire papà?» fingo di non sapere niente, ma è la verità. Ieri ho trovato delle bustine di polvere bianca che di solito lui usa. So cosa è e cosa provoca, non voglio che lui né diventi dipendente.

«Non fare la finta tonta stronza!» mi urla contro, incamminandosi verso di me. Io, impaurita di questo suo scatto, mi faccio piccola piccola nella poltrona, ma non serve a niente. Quando si ritrova davanti a me, mi afferra i capelli da dietro la nuca e mi costringe a guardarlo in quegl'occhi ormai spento di un drogato e di un'alcolista. Questo non è più mio padre ma un mostro.

«Dove l'hai messa eh? Brutta troia, dammela!» continua a urlare e a stringere ancora di più la presa sui miei capelli. Le lacrime cominciano a appannarmi la vista e a scorrere repentine sulle mie guance.

Non ricevendo una risposta da parte mia mi tira uno schiaffo fortissimo, per poi scaraventarmi contro il muro, provocando un tonfo. La mia schiena fa malissimo e a malapena riesco ad alzarmi facendo leva sulle mie braccia.

Volgo la testa verso quell'uomo che dovrebbe essere mio padre, che nel mentre si dirige nuovamente verso di me. «Tu puttana che non sei altro come tua madre, dove cazzo hai messo la mia roba?!»

«Non- non l'ho presa i-io» provo a dire tra i singhiozzi con voce debole e sottile, ma assomiglia più a un sussurro. «Non ti credo, puttana.» comincia a prendermi a calci. In faccia, nella pancia, nelle gambe, dove capita. Urlo di dolore quando prende in pieno un seno. Sono nel pieno del mio sviluppo e quella parte del mio corpo è quella più sensibile al momento.

||There is a caos inside me|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora