«Masmas!» urlo alzandomi e cominciando a corrergli addosso. Si, il vizio di raddoppiare parti del nome per comporre dei soprannomi mi è sempre piaciuta. Quando sono davanti a lui gli salto in braccio e in meno di un secondo le sue braccia stanno stringendo fortissimo la mia piccola vita. Ora si che sono completa.
Loro erano il pezzo mancante per completarmi, e infondo lo sapevo. Non si può vivere senza i propri fratelli, e ora che sono entrambi davanti a me mi rendo conto di quanto sia stata una tortura non averli avuti accanto.
«Perché sei qui? Come hai fatto a rintracciarci? Mamma mia quanto mi sei mancata piccola mia»
Dopo esserci calmati e aver messo apposto il casino di Thomas, dato che quello che aveva fatto cadere prima erano 5 borse della spesa strapiene che si sono sparpagliate per tutto il pavimento, ci siamo rimessi a sedere nel divano, e ho raccontato di nuovo tutta la storia a Thomas.Anche lui è cambiato tantissimo. I capelli sono più riccioli e lunghi, i suoi tratti si sono adultizzati (termine inventato da me in questo momento) e si è alzato anche lui tantissimo, dato che è più alto persino di Jacob.
Quindi si può immaginare quanto sia più alto di me.Però, quando ho finito di rispondere alle loro domande, mi torna in mente quella che mi sono fatta per circa 4 anni.
«Perché siete spariti così?» chiedo delusa e rancorosa, abbassando la testa e guardando a terra, con i gomiti poggiati sulle mie ginocchia divaricate.
Noto con la coda dell'occhio il loro scambio di occhiata e il loro sguardo triste e preoccupato. Molto preoccupato, e questa cosa non va bene.
Stanno in silenzio, molto probabilmente in cerca di una risposta che non mi faccia stare male.
Così, il mio lato da stronza esce fuori, disturbato dal loro silenzio fastidioso.«Perché mi avete lasciata sola? E perché mi avete fatto stare così male? Eravate consapevoli del fatto che sarei stata malissimo senza nemmeno un messaggio o una chiamata. Allora perché?» la rabbia prende il sopravvento e comincio a stringere le mani tre di loro, con così tanta forza da farle diventare bianche. È così che sono fatta: quando mi viene inflitto del dolore non ci penso due volte a restituirlo, e la maggior parte delle volte pure con gli interessi.
Alzo lo sguardo su di loro, e l'unica cosa che riesco a vedere sono due ragazzi a testa china tenuta su dalle loro mani.
«I-Iris, non è stata colpa nostra. Devi crederci.» a parlare è Thomas. Nessuno dei due si azzarda a guardarmi negli occhi.
«Solo questo? Io ho fatto una domanda, e pretendo una risposta. Perché siete spariti?»
La mia rabbia sta crescendo a dismisura e se non mi rispondono presto giuro che li sfondo di botte.
«Thomas, dobbiamo dirglielo» Jacob guardando l'altro fratello.«Dirmi cosa?»
«Ti ricordi lo stage che avevamo ottenuto qua a Los Angeles? Era tutta una scusa. Non c'era nessuno stage. Quando stavamo a Miami, siamo entrati in un brutto giro. Mafia, Iris. Stavamo trattando per un grosso affare ma qualcuno ci minacciò, per colpa del nostro successo e della nostra bravura, temeva che gli rubassero il posto. Ci disse che se non sparivamo entro tre giorni ti avrebbe uccisa. Sapeva che te eri l'unica cosa a cui tenevamo davvero, e l'ha sfruttato a suo favore. Dopo un po' di tempo ci broibì anche di contattarti in ogni modo. Eravamo costretti Iris, non c'era scelta. Così abbiamo tagliato tutti i ponti. Ovviamente abbiamo cominciato a fare delle attività illegali anche qui, a LA, ed eccoci qua. Abbiamo tirato su un gruppo di esperti, che a proposito stanno arrivando, e piano piano abbiamo conquistato questa città da soli. Ci chiamano i Dark Angels»Quel nome, quel maledetto nome. Ora si che è tutto chiaro.
Di scatto afferro il mio telefono dalla tasca posteriore dei miei pantaloncini di jeans e lo sblocco. Entro su Whatsapp e i miei dubbi si confermano.Entro nella chat di Kris, l'uomo che mi propose il patto dei quadri, clicco sulla sua immagine del profilo e la mostro ai miei fratelli.
«È lui l'uomo che vi ha minacciato?» chiedo sempre più convinta della risposta che mi daranno.
«Come fai a saperlo?» chiedono insieme dopo aver studiato la foto mostrata loro.
«È lui l'uomo che mi ha proposto il patto. Dopo due anni che lavoravo per lui, mi raccontò di questa gang di Los Angeles chiamata Dark Angels che gli metteva i bastoni tra le ruote. Mi disse che dovevo aiutarlo a abbatterli. Così mi cost... costrinse a fare un dipinto che si sapeva sparito per incastrarli in qualche modo e mandarli in miseria.» spero che non abbiano notato più di tanto quell'esitazione, non ho voglia di raccontargli cosa successe in quei giorni.
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||There is a caos inside me||
RomanceQuesta è la storia di una ragazza nascosta dietro a un velo impenetrabile di dolore, tormento e violenza. La luce non illumina più la sua via da molto tempo, e proprio per questo si è abituata a camminare in mezzo al buio pesto della sua esistenza...