Per tutto il viaggio in macchina il silenzio regna tra di noi. Le mie domande sono infinite, e non mi lasciano in pace nemmeno un secondo, nemmeno quando scendiamo entrambi dalla macchina o nel tragitto nell'ascensore per arrivare all'appartamento di Dylan. Non ci tornavo da un po', tipo una settimana o qualcosa del genere.
Appena la porta si apre e il suo profumo mi invade completamente, facendomi prendere un leggero capogiro, da cui mi riprendo subito appena sento Dylan sbattere con violenza la porta.
Se ne sta zitto, e questa cosa mi preoccupa, molto.
Direi troppo.Si dirige nervosamente in cucina passandosi una mano tra i capelli, e velocemente afferra una bottiglia di whisky, scolandosene mezza tutta d'un fiato. Molto probabilmente ha bisogno di alcool per affrontare questa discussione. Bene, anzi perfetto.
Faccio per afferrare anche io la bottiglia pregiata in vetro, ma lui me lo impedisce, uccidendomi poi con lo sguardo.«Credo che tu abbia già oltrepassato il limite no?»
«Credo che sia io quella che decide quando ho superato il limite, no?» ribatto, afferrando prepotentemente la bottiglia, portandomela alle labbra, lasciando che il liquido ambrato mi scivoli in gola bruciandomi leggermente.
Appoggio la bottiglia sull'isola, puntando poi il mio sguardo in quello del moro, dall'altra parte di essa.«Di cosa volevi parlare Dylan? Sono qui, mi hai praticamente trascinata qui con la forza, quindi parla» la mia bocca sembra non volersi fermare stasera, ma non ci faccio molto caso. Lui fa una smorfia infastidita e poi si passa per quella che sera la milionesima volta la mano tra i capelli corvini, inumidendosi le labbra.
Sembra come prepararsi a una lotta, sta cercando di trovare le parole giuste e le domande giuste per colpirmi e affondarmi.
«Perché cazzo ci sei andata a letto?» sbotta improvvisamente facendomi prendere un sussulto.
Ma mi riprendo subito, ridacchiando per la sua domanda. Lui mi guarda accigliato e preso alla sprovvista dalla mia inaspettata reazione.
«Adesso ho capito» dico, parlando quasi tra me e me «Tu non sei incazzato per stasera o qualsiasi altra cosa. Tu sei geloso» rido di gusto, mentre sembra che la sua rabbia stia aumentando ad ogni singola parola che esce dalla mia bocca.«Non hai risposto» mi attacca stringendo i pugni lungo i fianchi.
«Perchè mi andava» rispondo, ma prima che potesse dire qualsiasi altra cosa continuo a parlare io. «E tu invece, Dylan, rispondi a questa domanda: perché cazzo non mi hai detto di Justin?!» sbotto, facendo il giro dell'isola, ritrovandomi a urlargli in faccia.«Perchè? Vuoi sapere il fottuto perchè? Perché volevo proteggerti, ecco perché cazzo. Perché sapevo che se lo avresti saputo, avresti fatto quello che hai fatto. Perché se lo avresti saputo ci avresti sofferto e io.. cazzo!» afferra la prima cosa che gli capita e la tira contro il muro, facendola esplodere in mille pezzettini.
Si prende la testa tra le mani, cominciando a struffarsi la cute velocemente.«Perché cazzo l'hai fatto Iris? Rispondi!»
«Perché volevo vendicarmi!»Silenzio. Tutto è fermo, tranne i nostri respiri accelerati, il nostro petto che va su e giù velocemente. «Tu cosa?» ringhia.
Indietreggio mentre lui avanza verso di me, ma mi fermo appena sento il muro premere contro la mia schiena.«Quindi tu mi stai dicendo, che per vendicarti di me, mi hai voluto far assistere a quello schifo?» dice con voce roca a un millimetro dal mio viso, mentre io sono già intrappolata tra il suo corpo che mi sovrasta totalmente e il cemento.
Deglutisco, ma non provo nemmeno a inventare una scusa, perché lui ha già capito.«Iris Morrison, cosa devo fare con te?» ghigna malizioso, mentre io lo guardo accigliata.
«Fai delle cose che non vorresti fare solo per una vendetta» basta, mi ha distrutto abbastanza, ora tocca a me.
Questa volta sono io a ghignare e mi avvicino a lui ancora di più se possibile.
«Io non ho mai detto di non averlo voluto» sussurro al suo orecchio, e posso sentire da qui il sangue ghiacciarsi all'interno delle sue vene, insieme al suo respiro.
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||There is a caos inside me||
RomanceQuesta è la storia di una ragazza nascosta dietro a un velo impenetrabile di dolore, tormento e violenza. La luce non illumina più la sua via da molto tempo, e proprio per questo si è abituata a camminare in mezzo al buio pesto della sua esistenza...