Chapter 15: Don't think about those things

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«Cavati» ordino al ragazzo accanto a me, che non vuole decidersi a levarsi dai coglioni.
Stiamo per vedere un film tutti insieme come ogni mercoledì sera, ma il signorino Dylan O'Brien ha preso il mio sacrosanto posto. E non si vuole levare dal cazzo.

«Ed ecco che ricominciano» sussurra Loren girandosi verso di noi e mangiando alcuni popcorn come se fossimo noi lo spettacolo. E ha ragione. È da due settimane che non facciamo altro che battibecchiare, e molte volte potevamo arrivare benissimo alle mani un'altra volta, ma ci fermavano sempre.

Io odio questo ragazzo comunque. È insopportabile. Si crede una divinità greca a cui dobbiamo baciare i piedi e inginocchiarsi al suo cospetto. Ma vaffanculo ventenne ricreduto che ti do una sberla così forte da farti vedere bianco.

«Perché mai dovrei levarmi?» dice ovvio, mentre in quella faccia da cazzo c'è il solito sorrisetto da cretino stampato sopra. Ti ci stampo una manata alla fine deficiente.
«Perché è il mio posto» ribatto io, provando a spingerlo via, ma pesa più di una balena questo ragazzo.

«E a me cosa me ne frega?»
«Okay. L'hai voluto tu» lo avverto, prima di buttarmi addosso a lui a peso morto. Tutti gli altri si mettono a ridacchiare guardandoci, mentre lui tossisce. Ben ti sta cretino.
Io comincio a mettermi comoda sulle sue gambe muovendo il bacino, ma è stato uno degli errori più grossi della mia vita.

«Bimba, non.. non ti muovere» parla con voce strozzata sussurrando. Io non capisco, ma per.. Oh cazzo.

Credo che tu abbia centrato in pieno la parola, complimenti Iris.

Provo a alzarmi per sottrarmi a quella sensazione di.. non voglio neanche pensarlo, ma lui mi ritira sul suo corpo afferrandomi velocemente per i fianchi.
«Non puoi lasciarmi così. Tu hai combinato il casino e ora tu mi copri» ordina Dylan al mio orecchio, ancora con una voce un po' strozzata.

Sbuffo e alzo gli occhi al cielo infastidita, ma non posso lasciarlo così. I miei fratelli se ne accorgerebbero di sicuro se mi alzassi, e lo ammazzerebbero. Anche se sarebbe una scena molto appagante e divertente, rimango al mio posto.

«Posso almeno.. sistemarmi? Sono scomoda»
Chiedo io. Avere un.. ecco quello puntato lì non mi sembra il massimo. Lui annuisce e allarga le gambe, così che io potessi mettermici in mezzo.
«Wow, di solito durano di più» commenta Harry, riferendosi ai nostri litigi.

Faccio spallucce, e poi mi appoggi con una faccia schifata (abbastanza finta) al petto di Dylan.
«Come se non ti piacesse» sussurra lui, alzando gli occhi al cielo, sbuffando e passandosi una mano tra i capelli. È un triplo tic che fa sempre, in ogni occasione possibile: quando è arrabbiato, infastidito, o persino pensieroso. L'ho notato in queste settimane, e oltre a questo ha anche quello di leccarsi le labbra.

Quella labbra così morbide e perfette che ormai sono fisse nei miei pensieri. Il modo in cui si sono unite alle mie, oppure di come hanno torturato il mio collo lentamente, facendomi impazzire. Al solo pensiero mi mordo il labbro inferiore.

Sento respirare un po' più bruscamente il ragazzo dietro di me, che subito dopo posa lentamente una sua mano sul mio fianco sinistro, quello vicino al bracciolo del divano, così che nessuno potesse vederlo.

Tra l'altro alla nostra destra abbiamo Angelica che si è addormentata appena si è posata sul divano, tra l'altro sulla spalla di mio fratello Jacob. Qualcosa mi puzza qua, però facciamo finta di niente. Quindi nessuno ha sentito o ha visto cosa sta realmente accadendo o cosa è accaduto.

«Bimba, non pensare a quelle cose» sussurra malizioso al mio orecchio e stringe un po' di più la presa sul mio fianco. Eh no, di nuovo no.

«Intendi a quando ti ho rotto il naso?» provo a buttarmi su questa tattica, che però al ricordo di questo sorrido maleficamente. Credo che quelle sia stata una delle testate meglio tirate in tutta la mia vita. E il miglior orgasmo, ma lasciamo stare.

||There is a caos inside me|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora