Chapter 1: Los Angeles, I'm coming

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La leggere brezza estiva accarezza la mia pelle e scompiglia i miei capelli. La sabbia scorre tra le mie dita, rilassandomi. Mi godo il panorama, assaporando ogni dettaglio di esso.

Il mare difronte a me sembra così calmo, ma sappiamo tutti che dentro di sé ospita uno spirito guerriero che si scatena ogni tanto. Ti può cullare come si culla un bambino, ma ti può far scomparire in un attimo.

Mi è sempre piaciuto pensare al mare come un qualcosa da scoprire che non verrà mai decifrata.
Vorremmo capire cosa si nasconde dentro di esso, ma i suoi meandri sono troppo oscuri per noi.

Ho sempre voluto essere come il mare, che io definirei un po' bipolare ma anche misterioso. Insomma, definire bipolare una distesa d'acqua non è da persone normali, ma se ci pensa bene è proprio così.

Cambia carattere quando meno te lo aspetti: un giorno è calmo e piatto, l'altro si scatena e erige onde altissime e violente, da scagliare contro noi poveri esseri umani.
Ad interrompere i miei pensieri ci pensa un ragazzo che passa davanti a me, e a dirla tutta ha fatto proprio bene.

Ha gli occhi azzurri, i capelli neri e un signor fisico. Wow.
«Scusa? Hai da accendere?» e che voce.
Non mi sono resa conto di essere rimasta ferma a fissarlo, ma solo quando comincia a passarmi una mano davanti alla faccia capisco di essere una completa ritardata.
«Ehm, si sì certo» rispondo frettolosamente, cominciando a cercare nella mia borsa accanto a me e pensando all'immensa figura di merda appena fatta.

Quando trovo l'accendino, glielo passo. Lui lo porta alla sua bocca, dove era presente già la sigaretta e la accende.
Me lo riporge e io lo metto apposto. Per caso, mi cade l'occhio sul mio orologio e mi accorgo che è davvero troppo tardi.
Raccolgo tutte le mie cose velocemente e faccio una corsa fino a casa. Menomale che è vicina, sennò col cazzo che correvo.

Abito in una villetta davanti al mare nella grandissima e bellissima città di Miami, insieme a mio padre. La mia famiglia non ha una bellissima storia, ma non è il momento per raccontarla.

Apro il cancello in ferro e subito vengo attaccata da Wolf, il mio amore più grande. È un lupo cecoslovacco, ed è veramente il più bel cane mai visto prima. Innanzitutto è enorme, e se casualmente si mettesse su due zampe sarebbe molto più alto di me. Anche se, non è che io sia tutta sta altezza eh, anzi, i miei 160 cm scarsi non sono molto. Si sono una nana, va bene?

Entro in casa e per prima cosa appoggio le mie robe accanto la porta, devo ammettere non molto delicatamente. Poi, vado in cucina e apro lo sportello dove ci sono le crocchette per Wolf, afferro il pacchetto e riempio la sua ciotola.
Lui ci si fionda immediatamente e comincia a mangiare come se fosse a stecchetto da sei mesi.

A volte mi convinco del fatto che dentro di lui ci sia lo spirito di un maiale.
«Papà, sono a casa» urlo, ma tanto sono convinta che non ci sia. Era ovvio.

È ora che mi spieghi. I miei fratelli sono andati via di casa circa 4 anni fa: entrambi avevano trovato occasioni per fare carriera a Los Angeles dopo il liceo, anche se Thomas è più grande di Jacob, lui l'ha aspettato per andare via insieme. Loro non potevano aspettare anche me, io avevo solo 16 anni quando se ne sono andati, invece Thomas aveva 21 anni e Jacob 18. Avevano entrambi l'età per andare via, e così hanno fatto.

Il problema è arrivato dopo. Le loro notizie arrivavano più di rado, fino a non arrivare proprio. Mia madre perse la testa per questa cosa e voleva andare da loro per accettarsi se stavano bene. Ma mio padre glielo impedì. Così, poco dopo, si fece trascinare dalla pazzia e scomparve. Del tutto. Niente biglietti, niente lettere, niente messaggi. Prese tutto e scomparì.

Mio padre si disperò. Cominciò a bere e a drogarsi diventandone dipendente, e dopo perse il lavoro. Così io dovetti lasciare la scuola e cominciare a lavorare, ma non bastava per mandare avanti la baracca, fino a che non mi venne proposto qualcosa. Partiamo dal fatto che, ho sempre adorato dipingere, era la mia più grande passione. Qualcuno si accorse del mio talento e mi disse che se avessi dipinto per lui dei quadri mi avrebbe pagato più di quanto immaginassi. Il primo fu "La Nascita Di Venere" di Sandro Botticelli. Ho sempre amato la pittura italiana, e così tutta gasata cominciai a dipingerlo.

Usai anche il forno per l'invecchiamento, per renderlo più realistico. Infatti era identico.
Troppo identico.
Lo vendette al mercato nero e ci fece più di 4 milioni di dollari, e la metà finirono in tasca mia.

Così ci presi gusto e piano piano entrai nel mercato: quadri, rapine, falsificazioni. Erano diventati un lavoro, che mi fruttò e mi frutta tutt'ora molto. È per questo che viviamo in questa villa, ma tra poco cambierà tutto.

Non posso più vivere qui. Mio padre diventa sempre più invadente e viscido con me, e anche se ho imparato a difendermi molto bene contro tutti, non ce la faccio più a stare qui dentro.
Mi sento soffocare.

Infatti lascerò Miami, la mia adorata città.
Qui ho degli amici che mi hanno aiutato a sopravvivere negli affari, ma nessuno sa cosa ho passato per tutto questo tempo.
Le botte di mio padre, quelle di quando ai primi tempi eravamo rimasti solo noi due, quelle non me le possono far dimenticare.

Neanche le toccatine, le carezze non gradite, le battute. Non le posso cancellare.
L'unico che sa di tutto questo sono il mio migliore amico Mason e la mia migliore amica Allison.

Loro non hanno approvato questa scelta, ma sanno che è la cosa più giusta da fare. Ovviamente non lascerò gli affari completamente, ma anzi, ho in mente di espandere i miei confini e portarli insieme a me. Lascerò a mio padre un po' di soldi e la casa, sperando che si rialzi da solo e che riprenda in mano la sua vita.

Ma ora è tempo di cambiare la mia.
Los Angeles, sto arrivando.


Ei amiciiii! Ho cominciato questa storia e sono molto contanta di come il primo capitolo sia venuto. Spero che questo nuovo modo di scrivere vi piaccia. Vi chiedo solo di non fermarci ai primi capitoli, per favore❤️

Kiss Kiss🧸

Ian Morrison, padre di Iris

Ian Morrison, padre di Iris

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