CAPITOLO 26: DUBBI

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-Ti sei persa gli "Obéi-Obéi".- Disse Chicco a Vivien addentando il croissant alla crema.

-Che cosa è che mi sono persa?- chiese la ragazza piuttosto allibita zuccherando il suo cappuccio.

L'amico la fissò leggermente disgustato:- Ehi, Japs... non credi che tre bustine siano un po' troppe per un unico cappuccino?-

-Mi piacciono le cose dolci.- rispose lei.

-Allora assaggia me.- propose lui avvicinando il viso a quello di Viv.

Lei, pulendogli con un dito un po' di zucchero a velo dal naso, replicò beffarda: - Sognatelo, bello!-. Bevve un sorso di cappuccino e poi continuò: - Comunque non hai riposto alla mia domanda. Cosa cavolo sono gli "Obéi-Obéi"?-

Chicco si strinse nelle spalle: -E' il nomignolo della tradizionale fiera di S. Ambrogio. Bisogna andarci almeno una volta nella vita... anche se adesso è praticamente invasa da bancarelle di stronzate cinesi.-.

Il ragazzo si rese poi conto di quello che aveva detto e, pensando di aver fatto una gaffe clamorosa, si affrettò a scusarsi: - Perdonami... ho parlato senza riflettere.-

Vivien rise:- Tranquillo! Battutina razzista di cattivo gusto a parte, ti ricordo che io sono giapponese, non cinese!-

-Beh... è quasi la stessa cosa...- replicò il ragazzo perplesso.

- Sì certo... più o meno come siete la stessa cosa tu e un finlandese.- specificò Vivien.

Lui ridacchiò dandole ragione e poi disse ammiccante: - Comunque, ti sei almeno divertita col tuo ragazzo? Hai recuperato un po' di tempo perso?-

Lei gli rivolse un sorriso smagliante, proclamando: -Decisamente sì... Diciamo che ho fatto del mio meglio per non fargli sentire la mia mancanza fino al nostro prossimo incontro.-

Provando una punta di invidia per il portiere giapponese che nemmeno conosceva, Chicco si alzò dal tavolo, dicendo: - Andiamo a scuola, che altrimenti facciamo tardi e io, alle prime due ore, ho la versione di latino. Vado a pagare: oggi offro io!-

Vivien lo osservò dirigersi verso la cassa: le piaceva quel ragazzo.

Era molto carino, simpatico e scavezzacollo al punto giusto.

Niente di paragonabile a Benji, ma Chicco aveva un non so che di "esotico" che la stuzzicava parecchio.

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-Come è andata la versione?- chiese Vivien all'amico durante l'intervallo.

-Bene... credo. Sono piuttosto bravo in latino!- ammise lui accendendosi una sigaretta.

Li, rubandogli l'accendino di mano per fare lo stesso, propose: - Allora potresti darmi una mano dandomi ripetizioni. Io non studiavo latino in Giappone e faccio piuttosto fatica a recuperare da sola il programma di due anni. Tu sei in quinta: dovresti saperlo a menadito!.

-A menadito proprio no...- confessò lui: -... Ma per quelle quattro cazzate che si fanno in seconda credo di potercela fare ad aiutarti.-

-Io non definirei propriamente il "De Bello Gallico" come "quattro cazzate".- protestò la ragazza.

-Se lo paragoni a Seneca o Cicerone sì...- ribatté lui: -Comunque se vuoi oggi pomeriggio ci troviamo a studiare.-

-Buona idea.- approvò Vivien.

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Benji recuperò il pallone che si era appena insaccato in rete alle sue spalle, sbuffando.

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