CAPITOLO 3: LUNGIMIRANZA

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Alle cinque del pomeriggio esatte, puntuale come un orologio svizzero, Vivien si presentò al campo sportivo.

I calciatori si stavano ancora allenando: ovviamente erano in ritardo.

Sbuffando annoiata andò a sedersi sui gradoni delle tribune.

Quanto tempo si sarebbe protratto ancora quell'allenamento?

Stare a guardare un gruppo di ragazzi che tiravano calci ad un pallone di cuoio non era un gran divertimento. Inoltre lei non era propriamente un'amante di quello sport: anzi sarebbe stato meglio dire che lo detestava proprio. Si buttò all'indietro per assumere una posizione più rilassata e la gonna blu della divisa scolastica le salì fin sopra la metà della coscia.

La sistemò rapidamente con la mano per evitare che la visione dei suoi slip allietasse tutti quelli che stavano in campo più in basso di lei: non che le importasse molto, ma non era il caso di dare spettacolo.

Poco distante un gruppetto tre di ragazze un po' più grandi di lei confabulava concitato. Ad un tratto tutte e tre si voltarono all'unisono e gridarono languide: -FORZA BENJI! SEI BELLISSIMO!!-

Oh santo cielo.

Vivien si nascose il viso tra le mani vergognandosi per loro. Come si poteva essere così oche e prive di un minimo di dignità? Roba da sprofondare dieci metri sotto terra.

Però era pazzesco: il SGGK era appena rientrato a scuola e già si era ricostituito il suo fedelissimo gruppo di fans.

Infastidita, si spostò un po' più lontano, scendendo i gradoni per avvicinarsi al campo.

Mise a terra la cartella e si appoggiò alla barriera protettiva che separava la zona destinata al pubblico da quella per i giocatori.

Rimase lì in piedi ad osservare i ragazzi.

Holly la vide e le fece un cenno di saluto con la mano. Tom fece lo stesso.

Lei rispose sorridendo, poi si volse verso la porta: Benji era lì, immobile e nuovamente con un'espressione da ebete dipinta in faccia.

Un ghigno maligno le comparve sul volto: ma quanto era dolce il sapore della vendetta?

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Era bella.

No anzi, non era bella: era uno Splendore.

Persino l'uniforme della scuola, estremamente castigata, la faceva sembrare sensuale. Forse perché lui sapeva cosa celava quella divisa, considerato che aveva avuto modo di ammirare il corpo di Vivien molto meno vestito poche ore prima.

Si era sciolta i capelli che adesso ricadevano morbidi e lunghissimi.

Non riusciva proprio a toglierle gli occhi di dosso: avrebbe voluto essere lì con lei, parlarle, starle vicino... toccarla. Ecco: più che altro avrebbe voluto toccarla. Decisamente sì. Ovunque.

Roba da matti: quella era la sua Piccolina!

Non avrebbe mai pensato che la cugina di Oliver avrebbe potuto suscitargli certi pensieri.

Piccolina un corno, tra l'altro: era decisamente arrivato il momento di accantonare quel soprannome e trovargliene un altro.

Cosa aveva pensato prima?

Ah, sì: Splendore.

Quello era perfetto! Certo, magari non sarebbe stato il caso di chiamarla così pubblicamente... però d'ora in poi nella sua testa Vivien sarebbe stata definitivamente identificata come Splendore.

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