CAPITOLO 24: MILANO-AMBURGO

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Liceo scientifico Statale "A. Volta", Milano, Italia.

Ore 11: Intervallo.

Vivien stava uscendo dall'aula, la 2F, quando qualcuno la prese per un braccio e la trascinò via.

-Chicco!! Ma che cazz...- si lamentò lei.

-Zitta Japs. Vieni con me che devo farti vedere una cosa!- esclamò il nuovo arrivato.

Federico Conti, detto Chicco. Classe 5D.

Alto, moro, simpaticissimo, faccia da schiaffi.

Patito di calcio e tifoso sfegatato dell'Inter.

Tuttavia non giocava a calcio ma a pallavolo, in una squadra di III divisione.

Appena giunti in cortile il ragazzo le fece vedere una copia di un famoso quotidiano sportivo italiano, dalle tipiche pagine rosa. Fece scorrere e, quasi in fondo al giornale, indicò un articolo dicendo: - Si parla dei tuoi connazionali! Non è mica il tuo ragazzo questo qui?-

Vivien lesse incuriosita: era un trafiletto che parlava dei giovani talenti del calcio giapponese. C'erano anche le fotografie.

La ragazza rise divertita: - Sì, è lui! E questi sono mio cugino e il mio migliore amico!- aggiunse esultante indicando le fotografie di Holly e Tom. Scrutava con nostalgia i volti famigliari: i suoi amici! C'erano tutti.

Poi una coltellata: tra le altre foto delle promesse del Sol Levante campeggiava anche un volto a cui lei non pensava da un sacco di tempo.

Mark Lenders.

Strappò letteralmente il quotidiano di mano all'amico che protestò: - Ehi! Bastava chiedere se lo volevi!-

Il ragazzo sbirciò cosa Vivien stesse guardando e chiese con una vocetta ironica. – Chi è lui?-

-Un sogno erotico.- rispose evasiva.

-In che senso?- domandò l'amico dubbioso.

Lei chiuse il giornale e gli rispose: - Lascia stare. ...Me lo regali?-

Il ragazzo fece spallucce. – Tienilo pure, tanto l'ho già letto.- Quindi estrasse una sigaretta e la accese. Guardò l'amica e porgendole un pacchetto sgangherato di Diana Blu morbide gliene offrì una: - Vuoi una paglia?-

-Una che?- chiese lei senza capire.

Sapeva l'italiano piuttosto bene, poiché glielo avevano insegnato i genitori che lo parlavano per esigenze lavorative. Tuttavia aveva ancora qualche difficoltà ad interpretare il gergo giovanile e dialettale.

Chicco si corresse: - Vuoi una sigaretta?... Scusa Japs, ma ogni tanto mi scordo che non sei italiana.-

Lei accettò la sigaretta: - Sì grazie. Ma non chiamarmi Japs!-

-E perché? E' carino come soprannome... dopotutto sei giapponese!-

Lei accese la sigaretta e aspirò le sottili volute di fumo.

Se l'avesse vista Benji in quel momento... o Holly! O Tom!

Fumare non era esattamente una bella trovata. Ed era solo una delle cattive abitudini che aveva preso da quando viveva in Italia.

Fumava, faceva tardi tutte le sere e veniva a scuola in abiti civili!

Quella era la cosa che la scioccava di più: il fatto di poter indossare quello che voleva per andare a lezione. La scuola in Italia non era minimamente paragonabile a quella giapponese in quanto a rigore e disciplina. Si fumava in cortile ( a volte anche nei corridoi!), si poteva tranquillamente evitare di frequentare le lezioni senza eccessive ripercussioni disciplinari, ci si rivolgeva ai professori chiamandoli "prof.", con assoluta mancanza di rispetto.

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