2. Una festa a sorpresa.

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➳𝕽𝖆𝖖𝖚𝖊𝖑
A voi piace leggere? Io lo faccio abbastanza spesso, per dimenticarmi dei miei problemi, dei miei impegni... Insomma, le seccature della vita. Il posto più tranquillo che conosco ad Hogwarts è il lago nero, un lago grande e appunto, nero. C'è un vento leggero, piacevole e caldo. E' il primo Settembre, e quella brezza è quel poco che è rimasto dell'estate passata, trasportando con sé molti ricordi, ormai vissuti. Siedo sotto un salice piangente, il libro sulle ginocchia, la schiena contro il tronco. Peccato, tra poco dovrò bloccare la mia lettura per andare alla lezione di pozioni. Sento un rumore, molto fastidioso. Crack, crack, poi si ferma. Faccio un verso infastidito, poi ricomincio la mia lettura, concentrandomi di nuovo. Maledizione, il rumore è ricominciato. Alzo lo sguardo, e scatto subito in piedi, puntando contro un ragazzo un pugnale che tengo sempre nello stivale. Osservo il tizio in questione: Ha i capelli neri e lisci scompigliati per la brezza, che coprono gli occhi anch'essi neri. Il naso è un po' più paffuto, il viso spigoloso ma con le guance più tonde. È molto alto e snello, gracilino, infatti sembra quasi che la divisa gli stia larga. Lo sguardo è assente, è concentrato a guardare il lago nero, chissà a cosa sta pensando. Ha le mani nelle tasche, indossa una divisa verde. Serpeverde. Poi mi nota. Fisso i suoi occhi profondi, senza fondo, un abisso enorme dove non posso uscire. Non sembra spaventato dalla mia lama e da me. ll mio vestito rosso inizia a muoversi con il vento, mentre sibilo con la mia voce impassibile:
- Cosa ci fai qui, sotto il mio salice? -
Mi sorride, e mi da fastidio quel sorriso così divertito. La sua voce è tranquilla e decisa:
- Oh, stavo solo osservando questo paesaggio meraviglioso. Comunque piacere, sono Jace Piton. -
Distoglie gli occhi dai miei grigi, guardando il lago. Cavolo, questo è il figlio di Severus Piton e Clayre Wilson, entrambi professori di Hogwarts. Abbasso la lama, mettendola di nuovo nello stivale. I miei capelli bruni vanno leggermente davanti al viso, così soffio per toglierli.
- E per osservare questo paesaggio devi scocciarmi? - Dico roteando gli occhi, infastidita - Io mi chiamo Geltrude. Beh, complimenti per il carattere molto simpatico ma da idioti. -
- Grazie per l'idiota - mi risponde guardando le profondità del lago, osservando l'acqua lambire la sponda -volevo solo parlare con qualcuno-
Lo osservo meglio, non sembra essere figlio di quel prof freddo e distaccato. Mi siedo di nuovo, prendo il libro e apro la pagina che avevo abbandonato.
- E così sei il figlio del pipistrello dei sotterranei. Qualcuno ti chiama pipistrello junior. -
- Oh vero - per un po' mi appare pensieroso, poi si volta verso di me e mi regala un sorriso divertito -Adesso è diventato pipistrello junior! Prima non era figlio del prof bastardo? -
Lo guardo, stupita e persa in quel sorriso così divertito. Non è reale. Li so riconoscere i sorrisi finti.
Io sono la prima a sfoggiarli.
Scuoto la testa per togliere quei pensieri.
- A me non piace chi etichetta le persone. - carezzo le pagine del libro con un dito - Per me rimarrai sempre... Come hai detto che ti chiami? Ah, si Jace. Per me rimarrai sempre Jace-
Lui spalanca gli occhi guardandomi, poi mi sorride dolcemente, un sorriso gentile, caldo e naturale. Oh cavolo, non di nuovo. Perché sono serva di quel sorriso? Mi alzo, ma lui dice prendendomi alla sprovvista:
- Dovresti sorridere anche te. Sono sicuro che sorridendo, sei molto più graziosa di così. Mi sa che ti si addice un sorriso-
Adesso sono io a fissarlo con stupore. Una persona urla il suo nome, mi sembra di conoscere la voce, ma sono troppo impegnata a raccogliere il libro e ad allontanarmi.
- Adesso non sei più solo. - Faccio per andare via, ma qualcosa mi blocca. Decido. Mi volto e lo fisso negli occhi con i miei impassibili - Io mi chiamo Raquel Servantez. Piacere di conoscerti Jace- dico prima di smaterializzarmi nel castello.

➳Ɯιℓℓ
Mi avvicino correndo verso Jace. Cavoletti, sono proprio in ritardo! Sfoggio un sorriso dispiaciuto, con le mani nelle tasche della divisa grifondoro. Credo di aver visto Jace dialogare con qualcuno, il che è strano, dato che è così sfigato da avere solo me come amico. Ridacchio, il mio ciuffo impeccabile davanti agli occhi. Così sembro più figo. Ragazzi, ricordatevi i miei insegnamenti: uomini, evviva il ciuffo davanti agli occhi da cucciolone! Credetemi, le donne amano e approvano! Lo saluto con la mano e dico ironico:
- Scusa per il ritardo. Mi stai tradendo con qualcuno, cefnder fy nghalon? -
Jace è un mio cugino lontano, dalla parte di sua madre. Io provengo dal Galles, lui da Londra, quindi due mondi diversi, ma siamo subito diventati molto legati. La traduzione di ciò che ho detto in gallese è: "cugino del mio cuore". Lo chiamo spesso così.
Jace si volta e mi guarda divertito, venendo verso di me, le mani che sistemano la divisa.
- Non potrei mai, Will - mi dice ridendo, ed io rido con lui. Poi mi guarda curioso - di cosa devi parlarmi? -
Ah giusto, gli devo parlare di quello. Magari questa è l'occasione giusta per trovagli compagnia e nuove amicizie!
Missione "aiutiamo Jace ad essere meno asociale" iniziata.
Sorrido e spiego con enfasi, Shakespeare mi farebbe un applauso e si inchinerebbe pure al mio cospetto:
- Devi sapere che oggi è il compleanno della mia migliore amica, e le volevo organizzare una festa a sorpresa. Ho già Jem per aiutarmi, ma abbiamo bisogno anche di te-
Lui alza un sopracciglio, in questo momento vedo la somiglianza con il prof Severus Piton, nonché il pipistrello dei sotterranei. Mi salgono i brividi pensando a lui, porca miseria, quel prof mi odia perché faccio sempre casini nelle sue ore di Pozioni.
Quanto odio quella materia.
Abolitela, vi prego, qualcuno mi salvi.
- E chi sarebbe questa tua migliore amica? La ragazza che ti piace? - Dice Jace furbo, dandomi delle pacche sulla spalla. Lo fulmino con lo sguardo, poi gli rispondo:
- Si chiama Raquel Servantez. -
Lo guardo mentre assume un'espressione stupita, come se avesse visto un fantasma. Ma che dico, ma che dico, è rimasto folgorato dalla mia bellezza! A parte gli scherzi -anche se in realtà ero serio- forse la conosce già. RAGAZZI, STOP, STOP, STOP. E SE FOSSE LA SUA RAGAZZA?
- La conosci, J? - chiedo curioso, e aspettando impaziente la risposta.
- Beh, prima stavo parlando con lei. Mi è sembrata... carina ma distante -
ALLORA STAVA VERAMENTE PARLANDO CON QUALCUNO!
Ghigno e sorrido, guardandolo con i miei irresistibili occhi blu:
- Inizialmente era così anche con me e Jem, ma dopo che la conosci meglio, è molto gentile e dolce - Jem è il soprannome che ho dato al mio migliore amico, James Harris.
Lo conoscerete poi. E' un cavolo di angelo, dico io.
Mancano solo le ali e l'aureola.
Aggiungo speranzoso intrecciando le mani, in segno di preghiera:
- Quindi verrai? -
Lui mi guarda indeciso, è sempre stato un tipo solitario, e proprio per questo spero mi dica di sì. Mi risponde poco dopo:
- Va bene, verrò-
- Grande amico! - dico felice, battendogli il cinque - ci vediamo alle sei qui. Sì, proprio qui. Allestiremo un tavolo con MOOOLTO cibo sotto il salice. E' il posto preferito di Raquel. - Guardo l'orario e impreco -Jace, siamo in ritardo. -
Anche lui guarda l'orologio e inizia ad imprecare con me. A forza di parlare, si è fatto tardi. Ci guardiamo con intesa, poi sospiriamo per ciò che ci aspetta.
Una bella corsetta mattutina.
Iniziamo a correre a più non posso verso Hogwarts, sperando la clemenza divina.
Anzi, mi correggo: La clemenza del temibile professore Severus Piton.

The queen burned by the flame of loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora