7. Geltrude e il figlio del pipistrello

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➳𝒥𝒶𝒸𝑒
Mi trovo in camera, davanti alla scrivania, finendo di scrivere la relazione di Pozioni, imprecando contro William: poteva sbagliare qualche altra materia? Essere figlio del pozionista più famoso dell'intera dimensione magica vuol dire sapere la materia ormai a memoria.
Amo molto i sotterranei, sono la mia casa. Sono cresciuto qui, con la mia famiglia. Andavo con mia madre da nonna Minerva per prendere il tè, distillavo pozioni con mio padre e facevo un giro con la scopa per il campo di Quidditch, infatti faccio parte della squadra dei Serpeverde. Dovreste vedere la faccia di mio padre mentre gioco! Ho preso il talento da mia madre, anche un tempo lei era cercatrice e sembra una passione di famiglia far prendere degli infarti a Severus Piton.
La festa di quasi due mesi fa è stata bella, non ero mai stato tanto tempo con ragazzi della mia età. A causa di ciò che dicevano su me, non mi sono mai fidato molto. Ma cosa peggiore, ho chiesto impulsivamente a Raquel di ballare, e le parole su una possibile uscita mi erano scappate.
Dico io, posso mettermi in casini peggiori? Non so dialogare e poi di cosa dovrei parlare? Non ho mai viaggiato in giro per il mondo, non sono mai uscito dalla Scozia e da Londra!
Ah, giusto: non avevo ricevuto risposta. Grazie ancora Will per l'interruzione! Oggi sei nei miei pensieri.
Sono entrato nel loro gruppo, studiamo insieme, andiamo in biblioteca e al lago nero. Ho conosciuto meglio James e Raquel. James suona il violino, ed è veramente molto bravo. Le sue materie preferite sono pozioni, trasfigurazione ed incantesimi. Studia tanto e spesso aiuta Will. E poi c'è Raquel. Lei è magnifica. La mattina e qualche volta anche il pomeriggio, di lunedì, venerdì e sabato, va ad allenarsi sulle rive del lago nero con la sua spada, Excalibur. Qualche volta l'ho vista allenarsi, ed è veramente bellissima. Sembra danzare con un fascio di luce dorato, ed è precisa e veloce. Poi adora giocare a scacchi, nessuno dei grifondoro è riuscita ancora a batterla. Neanche io ci sono riuscito. Infine, suona la chitarra, e spesso Will, Jem e Raqui suonano insieme.
Finisco la mia relazione e guardo le profondità del lago nero, dello stesso colore dei miei occhi. In questo periodo le acque sono calme e la piovra gigante ogni tanto si fa vedere per spaventare i primini.
Decido di andare in biblioteca per ritoccare alla perfezione il mio testo su pergamena. Però prima devo andare al bagno. Entro dentro e chiudo la porta, faccio ciò che devo fare e mi lavo il viso: poi, improvvisamente sento una voce dentro la mia testa, piena di ironia e impazienza.
"Heilà, c'è qualcuno? Possibile che a quest'ora non c'è nessuno? Ma dove si è ficcato quell'idiota?"
Chi sta parlando? Non riconosco l'impronta magica e poi chi comunica col pensiero? Solo pochi ci riescono!
E poi chi mi ha dato dell'idiota?
Solo lei può farlo.
Mi precipito fuori dal bagno, e apro la porta, spalancando gli occhi appena vedo Raquel nella mia camera, nonostante le regole lo vietino. Insomma, lei è Grifondoro, io Serpeverde! Come sa la parola d'ordine?
I miei occhi neri incontrano quelli grigi della ragazza e, in quel preciso istante, la mia voglia di andare in biblioteca va a farsi friggere.

➳𝕽𝖆𝖖𝖚𝖊𝖑
Allora c'era in camera! Lo guardo uscire dal bagno, e fisso la sua faccia stupita. Soffoco una risata: finalmente ho trovato la stanza del figlio del pipistrello dei sotterranei. Mi ci è voluto un sacco, e poi scappare dalla sala comune con la Mcgranitt che controlla è veramente complicato. Per fortuna ho Jem e Will che coprono la mia assenza.
- Cosa ci fai tu qui? – dice Jace stupito – e a quest'ora? –
Mi sistemo il cappotto nero che indosso, e guardo la camera del ragazzo. Non sembra la mia, piena di foto e poster. E' spoglia, con solo una foto di famiglia: c'è la prof Wilson con il prof Piton, Jace e una bambina piccola.
- Beh, quasi due mesi fa mi avevi chiesto di uscire no? Adesso mi va –
- Adesso? – dice lui ancora più allibito – sono quasi le dieci! –
- Una burrobirra ad Hogsmeade non ci sta male. – poso lo sguardo su di lui – però, se proprio non vuoi venire, andrò da sola... Con i pedofili e i ladri... -
- Pedofili – ripete lui come un pappagallo – e ladri. – Sospira e prende il suo giacchetto – andiamo –
Sorrido soddisfatta, sono stata veloce a convincerlo! Le mie doti di adulazione sono ad alti livelli. Mi avvicino a lui, per poi smaterializzarmi davanti ai quattro manici di scopa. Entro con lui e ci sediamo ad un tavolo, ordinando ovviamente due burrobirre.
Sento il suo sguardo su di me, così lo guardo anche io.
- Perché sei venuta a chiederlo proprio a me? – mi chiede curioso
- Ormai fai parte del gruppo – dico seguendo con lo sguardo la cameriera andare da una parte all'altra del locale, portando burrobirre – E poi me l'avevi chiesto, no? –
- Ho capito – è serio, e giocherella con un ciuffo di capelli.
- Tu sei nato ad Hogwarts? – chiedo
- Qui ad Hogsmeade, ma sono cresciuto ad Hogwarts – mi dice alzando lo sguardo su di me, sorridendo – In pratica è da quando sono piccolo che faccio magie, pozioni, e preparo il the per nonna Minerva. –
- Oh, immagino – dico io, divertita. In effetti la prof Mcgranitt ama il the. Tra un po' si sposa con la prima scatola che le passa sottomano.
- Cosa mi dici di te? Dove sei nata? –
Io rimango in silenzio, e abbasso lo sguardo. Mi mordo il labbro, proprio quella domanda doveva fare, quel razza di-
Come dirlo? La cameriera arriva e poggia due boccali di burrobirra sul tavolo. Io ne afferro uno e ne bevo quasi metà, poi prendo coraggio
- Non lo so – dico apatica – è questo il problema. –
Lui rimane stupito dalla risposta, mentre beve anche lui ne beve un sorso.
- In che senso? –
Faccio un sospiro, e guardo la schiuma della bevanda giallognola.
- Mi sono svegliata su una spiaggia, cinque anni fa. Indossavo vestiti strappati, sembravano quelli di una divisa, ed ero ferita. Mi ricordo solo il mio nome e il mio cognome. Non so dove sono nata, chi sono i miei genitori o chissà che altra cosa. Sono vuota, non ho ricordi della mia infanzia. Non so cosa vuol dire famiglia. O almeno, non lo ricordo. – finisco finalmente la burrobirra, senza alzare lo sguardo su di lui – Sto facendo delle ricerche da quel momento, ma non trovo nessuna pista... -
Quando meno me l'aspetto, sento una mano gentile alzarmi il viso. Fisso gli occhi di Jace, stupita.
- Adesso faccio parte del gruppo, no? Quindi ti aiuterò per farti ricordare il tuo passato – mi sorride debolmente – e se vuoi, sarò tuo amico, cercando di riempire quel vuoto che hai dentro. –
Rimango immobile, non sapendo cosa dire. Sento qualcosa di strano dentro di me, qualcosa che non riesco a comprendere. Mi sento più... Sollevata.
Lui si alza e va verso la cassa per pagare, mentre mi alzo, ancora confusa. Guardo l'orario, a forza di parlare sono le undici. Esco con Jace e ci smaterializziamo ad Hogwarts. Lui mi accompagna alla torre grifondoro, senza farci beccare da Gazza. Mi fermo davanti al quadro della signora grassa e lo guardo.
- Grazie per essere venuto. –
Lui mi sorride, ed io ricambio debolmente
- Ci vediamo a lezione, Geltrude. –
Io alzo il pollice all'insù, e faccio per entrare nel quadro
- A domani, figlio del pipistrello dei sotterranei. –
Lo guardo sparire scendendo la rampa di scale. Rimango immobile, pensando a ciò che mi ha detto ai tre manici di scopa. Poi entro dentro la sala comune, senza abbandonare i ricordi che ho vissuto questa sera.

The queen burned by the flame of loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora