7-L'inaspettato

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Ibiza pov's

Ci svegliammo con un forte mal di testa, ancora distesi su quella base di cemento che aveva intorpidito il mio corpo.
Ero poggiata a Denver, con la testa sul suo petto, mentre ancora dormiente, lui mi stringeva
Ma cosa gli passava per la testa?
"Denver, ma che cazzo fai?" Urlai levando di scatto il suo braccio dalla mia vita, facendo un salto per alzarmi da terra, ancora turbata.
I ricordi della sera prima erano molto fiochi, quindi non sapevo cosa fosse successo e l'ansia mi stava mangiando
"Stai calma biondina, non è successo nulla" parlò con la voce impastata al sonno, mentre con le mani chiuse in due pugni, strofinava i suoi occhi chiari e gonfi dal sonno.
Mi allontanai portando le mani ai capelli e continuavo a chiedere alla mia mente, domande alle quali non sapeva rispondere.
Nel frattempo si alzò da terra, stirò il suo corpo e si avvicinò.
Quella mossa mi fece irrigidire, cosa voleva ancora?
Non che non lo sopportassi, ma ero in uni stato pietoso e non ricordavo nulla, l'ansia c'era
"Non è successo nulla ieri, ricorderei se avessimo scopato " afferrò i miei polsi cacciando quella battuta, per poi scoppiare a ridere come due scemi.
Nonostante tutto, non riuscivo ad arrabbiarmi con lui, mi faceva ridere
"Dai su, scendiamo" mi rassicurò accarezzando la mia guancia, mentre con gli occhi mi incatenò a lui.
Erano magnifici quegli occhi, ogni volta sembrava quasi che mi toccassero l'anima, che strano effetto che mi recava quel ragazzo.
Tra mille pensieri e dubbi, decisi di calmarmi e di scendere giù, assieme a Denver

Professore pov's
Con Francia stava procedendo tutto secondo i nostri piani.
I ragazzi stavano fondendo l'oro, in meno di cinque giorni, saremmo stati altrove.
Fuori era in atto una tregua, non sapevamo ancora quando sarebbe finita o se stavano in realtà, architettando contro di noi.
Stavamo agendo nell'ombra e speravamo ogni giorno di non dover fare nuovi conti con la vita di qualcuno, sopratutto dei ragazzi.
Un'altra morte ci avrebbe segnati e distrutti.
Immerso nei miei pensieri, dopo aver chiuso la chiamata con Palermo, sentii un rumore alle mie spalle, un rumore che mi fece gelare il sangue nelle vene.
Non capii inizialmente, cominciai a farmi mille domande.
Una pistola, puntata alla mia testa.
Alzai le mani nel panico più totale, con paura che quel grilletto potesse essere premuto e mi girai.
Era Sierra
Cosa stava facendo?
"Non è un bello scherzo Alicia, che stai facendo?" Domandai con la voce tremolante, mentre dalla sua bocca spuntava un ghigno
"Davvero pensavi che fossi stata dalla tua parte.? Suvvia Sergio, hai fatto ammazzare mio marito, credevi l'avresti fatta franca? No, certo che no. Ma vedi, se ti ammazzassi, finirei in carcere e probabilmente, non ne uscirei più, se ti lasciassi vivo, dopo averti detto queste cose, non so che fine io farei. Per cui, adesso la cosa da fare è solamente una: mettimi al comando della rapina e tu e i tuoi burattini, vivrete. Se non lo farai, sarò pronta a far arrivare qua centinaia di guardie che ti danno la caccia da anni. Io consegno te e tutti i ragazzi e finalmente sarò libera, niente carcere, coscienza a posto" parlò ghiacciandomi il sangue, mentre faceva avanti e indietro dalla stanza, con la pistola in mano e una voce maligna.
Quelle parole, quell'affermazione, mi portarono a non sapere cosa fare.
Avevo previsto tutto, da sempre, stava filando tutto come doveva, ma questa mossa, non era stata prevista.
Mi trovavo con le spalle al muro.
Ero in pericolo e con me lo erano tutti i ragazzi dentro la banca, che non sapevano nulla e aspettavano ancora che io li salvassi.
Come avrei fatto?
"A-ascolta parliamone. Non sei in te. Siediti. Fai qualcosa caspita e dimmi che stai scherzando " balbettai nel panico più totale, ancorato alla speranza che potesse davvero essere tutto uno scherzo
"No, Sergio. Nessuno scherzo. La scelta da fare adesso è solo una. Mettimi a capo e salverai tutti. Da oggi le regole le detto io, ma i ragazzi non lo sapranno" parlò dando quella sentenza, dalla quale non sarei più potuto scappare.
Nom mi restava che accettare e fare arrivare il prima possibile ai ragazzi la notizia, senza che lei se ne accorgesse.
Al momento della loro uscita, non se la sarebbero cavata con Alicia alle costole.
Avevo meno di cinque giorni per ribaltare la situazione e per fare arrivare ai ragazzi un messaggio.
Erano in pericolo e da quel momento, le nostre strade si sarebbero separata una volta usciti da lì dentro, una volta e per tutte.
Il destino di tutti era nelle loro mani, adesso toccava a me, però, agire a loro favore e smettere di fare il codardo
Alicia non avrebbe vinto questa partita, lo avrei impedito, fino all'ultimo..

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