9-Chi sei realmente?

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Ibiza pov's

Chiusa ancora dentro quella stanza, Denver dall'altra parte della porta, non aveva intenzione di mollare.
Continuava a bussare, con la speranza che io aprissi, che io gli dessi modo di parlare.
Io non volevo, avevo paura e non sapevo cosa dire.
Ero una ragazza senza sogni, senza una visione chiara del futuro.
Nella vita non mi ero mai innamorata, eccetto una volta in cui scoprii che non era amore, non avevo mai amato nessuno eccetto me stessa.
Come potevo sapere e capire cosa stesse succedendo tra me e Denver?
Ero solo un mucchio di pensieri accasciato al pavimento, accompagnato da sensazioni estranee e malessere.
Mancava sempre meno all'uscita dalla banca, stavamo finendo di fondere l'oro e se tutto fosse andato bene, saremmo andati lontani ed io non avrei più rivisto Denver, avrei risolto maggior parte dei miei problemi.
Non sentii più nessuno dal lato opposto della porta, allora decisi di chiudere gli occhi per rilassarmi un attimo, ma caddi in un sonno profondo.

Flashback
"Marta, non credi di aver bevuto troppo, guarda, non ti reggi in piedi?" A parlare era la mia amica, che inciampò su se stessa a causa del troppo alcool, ridendo come non mai.
Stavamo tornando a casa dopo una festa, andata un po' male dal risultato dei nostri corpi traballanti.
Scoppiai a ridere vedendola sdraiata per terra, così come lei stava facendo da un'ora.
Non pensavo avremmo ricordato molto di quella sera.
"Su, alzati, siamo arrivati da me" la incoraggiai prendendola per un braccio, inserendo la chiave dentro la serratura.
La porta si spalancò, le luci erano spente, ma quando arrivai in cucina ed accesi la luce, ciò che vidi mi terrorizzò.
Cominciai ad urlare, cercando di scappare da quella casa, fino a quando qualcuno non mi prese..

Ibiza pov's (Il colpo)

Spalancai gli occhi di colpo e presi un bel respiro dopo l'incubo appena fatto.
Ero in una pozza di sudore, mentre il mio corpo tremava come una foglia in pieno autunno.
Ogni volta che chiudevo gli occhi, quelle scene, prendevano il sopravvento.
Erano anni ormai che il mio passato triste ed oscuro mi rincorreva la notte, facendomi balzare in una realtà dalla quale avrei preferito scappare.
Non appena presi piena coscienza e lavai il viso con dell'acqua fredda, alle mie spalle trovai Denver.
Presi un forte spavento, non mi ero del tutto ripresa e non sapevo come avesse fatto ad entrare, ero così confusa.
Mi stava scoppiando la testa.
Portai una mano alla nuca e mi voltai a guardarlo
"Come hai fatto ad entrare?" Domandai non capendo
"Questo non importa adesso, ti ho sentita urlare, tutti ti abbiamo sentita. Mi sono affrettato a rompere la maniglia, ma sembravi stessi facendo un incubo, non riuscivo a svegliarti. Stai bene? Cosa ti succede?" Mi spiegò spaventato, avvicinandosi al mio corpo per poggiare una mano al mio viso pallido e ancora turbato.
Non riuscii a parlare, mi limitai ad annuire per poi fuggire da ogni suo tocco.
Decisi di sedermi sul divano, presi un bicchiere d'acqua e mi sdraiai con un forte mal di testa.
Sentii il divano abbassarsi con il peso di qualcuno, era quel ragazzo, sembrava non volesse proprio mollare
"Denver, davvero, sto bene. Lasciami un po' sola e dimentica quello che hai visto" parlai piano per evitare che il mal di testa aumentasse
"Non ci penso proprio. Voglio sapere cosa stavi sognando, eri così spaventata ed impotente" non riusciva a convincersi e cercava in tutti i modi di capire cosa io avessi.
Ma ciò che faceva parte del mio passato, doveva restare là, nessuno avrebbe dovuto saperne, ecco perché allontanavo tutti.
Era difficile da spiegare e ricordare non mi faceva stare bene
"Davvero Denver, sto bene" conclusi chiudendo gli occhi
"Chi sei realmente Ibiza?" Chiese gelando ogni litro di sangue nel mio corpo.
La curiosità non mi era mai piaciuta, soprattutto se a raccontare dovevo essere io.
Non aprii bocca, mi limitai a perdermi nel mio silenzio assordante
"Forse un giorno te ne parlerò" esclamai per togliermi quel ragazzo dalle costole.
Si alzò di scatto, mi prese per mano e mi fece alzare da quel divano
"Adesso vieni con me" disse in modo dolce, ignorando ciò che avevo detto e ciò che stavo facendo.
Non si arrendeva proprio.
"Dove andiamo Denver?" Domandai con una voce scocciata, mentre mano per mano, avanzavamo verso la terrazza della banca.
Non capii il perché, ma quando entrammo, una sensazione forte allo stomaco mi fece tornare in mente la notte trascorsa lassù, assieme a lui e ancora, non ricordavo bene cosa fosse successo con precisione
"Perché siamo qua sopra?" Chiesi un po' inopportuna e irritata
"Voglio parlarti di me. Tu non vuoi farlo, io si" mi convinse facendomi sedere su quel cemento ruvido e grezzo, con i piedi che pendevano dal tetto.
Decisi di non dire nulla e di fermarmi ad ascoltare
"Io sono Daniel. Daniel Ramos. Sono cresciuto con due genitori che ho sempre amato, fino al giorno della morte di mamma. Quando lei se ne andò, io presi una brutta strada. Risse, droga. Quello era praticamente diventato il mio mondo. Sono stato in carcere tante volte e mai come in quel posto mi sono sentito a casa, eccetto con te. Prima che tu possa fermare il mio racconto, ti prego di lasciarmi finire. Mamma diceva sempre che io fossi un bambino speciale, un dono, ero figlio unico e le sue attenzioni mi fecero crescere bene, con un amore smisurato verso le donne: non le toccherei nemmeno con un fiore. Lei non sapeva che sarei diventato il mostro che sono adesso. Alla sua morte lasciai scuola e cominciai a frequentare cattive compagnie, la droga, gli spinelli mi facevano per un attimo scappare dalla realtà in cui mi trovavo. Fino a quando non ho conosciuto il professore e sono finito all'interno di una grande rapina alla zecca di stato. Lì mi sono innamorato follemente della segretaria di quella banca, Stoccolma. L'ho conquistata sparandole ad una gamba e da quel giorno ne diventai pazzo. Lei restò incinta e quel figlio lo abbiamo cresciuto assieme, anche se non ero io il padre. È andato tutto bene, fino a quando l'unica persona rimasta ancora in vita, non morì: mio padre. Avevamo davvero un bel rapporto, ma non ci pensò due volte a salvare il culo ad un membro della banda, uscendo allo scoperto senza giubbotto antiproiettile, nel bel mezzo di una sparatoria. È stato tutto una merda, la sua morte, il dolore affrontato dopo, tutto, fino ad oggi. Qua dentro ho avuto modo di pensare. Con Monica le cose non sono andate bene, pensavo fosse la donna della mia vita e ho scoperto che in realtà non è così. Ho conosciuto te, Ibiza. Del tuo conto non so nulla, eppure quando stiamo assieme, io non desidero essere altrove. Tutto ciò potrebbe essere scontato o magari potrebbe sembrarti una casualità, ma non è così. Io con te ho riscoperto il gusto dell'amore, che con Monica era ormai scomparso. Tu sei una ragazza fantastica, mi piaci molto, avrei davvero voglia di conoscerti meglio. Non voltarmi le spalle, te ne prego. Vorrei solo che mi dessi l'opportunità di starti a fianco, ciò che potrebbe nascere un giorno, non decidiamolo ora. Partiamo da zero. Io sono Denver, piacere" concluse il suo discorso, facendomi diventare un sacco vulnerabile.
Il suo passato mi aveva messo tristezza, angoscia e le sue lacrime tenerezza.
Era un ragazzo dal grande cuore, che nella vita aveva solo sofferto.
Decisi di abbracciarlo, di lasciarmi andare giusto un po'.
L'affetto che meritava, che chiedeva, era plausibile ed umano.
Mi staccai dal suo corpo lentamente, godendomi il profumo della sua pelle, ma non mi sentivo ancora di raccontargli chi io fossi realmente.
Accettai la sua proposta però
"Piacere, Ibiza" dissi sorridendo, stringendo la mia mano alla sua, in segno di conoscenza ed educazione.
Scoppiammo a ridere e ci lasciammo cullare da quella notte, da quel cielo stellato e dal silenzio che regnava tra quelle strade.
Per addormentarci in seguito, tra una birra e uno spinello..

Ecco qua un altro capitolo. Cominciamo a fare sul serio adesso.
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