6- Una notte

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Ibiza pov's

Gli ostaggi stavano ormai dormendo, nella banca regnava il silenzio e una mosca sembrava non filare.
Tokyo non si era vista per tutta la giornata, Stoccolma e Rio, invece, tutto il contario.
Quella coppia era veramente strana, prima beccati a baciarsi e dopo a scherzare come semplici amici.
Chicago aveva stretto amicizia con Denver e questo mi metteva paura e ansia, c'erano molte cose da chiarire con lui.
Improvvisamente una voce si fece spazio tra i miei pensieri.
Mentre passeggiavo, formando un cerchio perfetto su me stessa, mi voltai,
Era Denver.
L'ansia sali immediatamente lungo lo stomaco, portando la mia bocca a non sapere cosa dire, non capii il perché di quella reazione.
Avevo un misto di adrenalina e ansia addosso, che nemmeno io sapevo spiegare
"Allora, andiamo?" Chiese porgendomi il braccio, come fosse un cavaliere.
Che scena assurda.
Presi il suo braccio, nonostante tutto sembrasse insensato, e cominciammo a camminare salendo le scale della banca.
Nel silenzio interrotto solo dai nostri sguardi che ogni tanto si cercavano a vicenda, accompagnati da sorrisi furbi che sbucavano dalle nostre labbra.
Era tutto così tranquillo, strano, ma bello.
Arrivammo di fronte una porticina che si affacciava sul tetto della banca.
"Cosa hai intenzione di fare Denver?. Ci ammazzeranno se ci scoprono" parlai piano, spalancando gli occhi, ricordando che eravamo circondati da guardie che erano pronte a sparare
"Ti fidi di me?" Domandò poggiando una mano sulla mia guancia, mentre con l'altra sfiorava il mio fianco.
A quei tocchi mi irrigidii, ma non riuscii ad allontanarlo.
Abbassai la testa in segno di approvazione e dopo avermi fulminata con gli occhi, portandomi a non parlare, si staccò ed aprì la porta
"Andiamo" parlò ridendo, afferrandomi per mano.
Quel ragazzo era un pazzo, ma le pazzie con lui, non avevano peso ed erano belle
Ci trovammo immediatamente seduti a terra, con i piedi fuori dal tetto, l'uno a fianco dell'altro.
Da lì si poteva osservare tutta la città, immersa nel silenzio e nelle luci che davano all'atmosfera un'aria di relax.
Chissà quanti là fuori ci stavano dando la caccia e quanti invece erano dalla nostra parte.
Era tutto cosi strano e imprevedibile che nessuno sapeva che fine avrebbe fatto e come ne sarebbe uscito.
D'improvviso, mi voltai verso Denver, che cacciò da una botola nascosta una bottiglia di vodka e una canna.
Lì i miei occhi si spalancarono e si addolcilrono.
Cosa potevo chiedere di meglio, ero al settimo cielo.
"Ogni sera salgo qua su a bere e fumare un po'. Mi rilassa elevarmi oltre la realtà con una canna che non fa nemmeno troppo effetto. Mi fa scordare tutto: chi sono, da dove vengo e cosa farò in futuro. Difficile da dire chiusi qua dentro, non sappiamo nemmeno se ne usciremo. Per questo, ti dico di bere e fumare con me. Brindiamo ad un possibile incontro al di fuori di questa merda e ci scordiamo invece tutto quello che abbiamo passato" esclamò alzandosi in piedi con la canna in bocca e un accendino tra le mani.
Che idea folle che aveva avuto, eppure mi piaceva tanto e mi gasava.
Mia alzai anche io con un sorriso a trentadue denti stampato in bocca e presi un tiro.
Quella miscela arrivò subito ai miei polmoni, facendomi intuire che di quella sera, non avremmo scordato nulla, oppure si.
Dopo aver finito la bottiglia e la canna, ci sdraiammo a terra, a fissare il cielo che quella sera era tanto stellato.
Io mi sentivo in paradiso, una fame assurda, ma una serenità che non avevo mai avuto in tutta vita.
La testa girava e un sorriso da ebete sbucava dalla bocca di entrambi.
Forse non avremmo proprio ricordato tutto.
Di scatto mi voltai verso Denver, perso in un sogno ad occhi aperti e poggiai la mia testa al suo petto, cominciando con la mano a disegnare dei cerchi invisibile sull'addome.
Mi guardò stupito e mi lasciò un bacio sulla fronte.
"Sei la prima persona che porto qua su" ad interrompere il silenzio fu la sua voce fatta e ubriaca che rimbombò nelle mie orecchie.
Che cosa carina la sua
Di scatto si alzò a metà busto, allo stesso modo feci io e cominciò a fissarmi con gli occhi brilli e lucidi che facevano effetto più della canna stessa in quella notte.
Spostò due ciocche di capelli dietro il mio orecchio ed inumidì le sue labbra con la lingua.
L'ansia salì di colpo, mentre i brividi invasero subito il mio corpo, molto più gasata e in exstasy di quanto già non fossi
"Sei bellissima" sussurrò avvicinandosi al mio orecchio.
Restai immobile per poco, ma dopo, decisi di liberarmi, in preda all'adrenalina.
Posai una mano alla sua guancia sbarbata ed eliminando lo spazio che c'era tra noi due, ci unimmo in un bacio.
Le nostre labbra danzavano lente, mentre a poco a poco cominciarono a schiudersi.
Sentivo la sua lingua che premeva sulle mie labbra e lì capii che cercava accesso alla mia.
Schiusi il labbro e subito il suo forte sapore d'erba e vodka mi invase la bocca.
Le nostre lingue calde e morbide si intrecciavano e danzavano una musica tutta loro, mentre le sue mani passavano dai miei fianchi al mio viso.
Immediatamente, salii a cavalcioni sul suo bacino, eliminando del tutto ogni distanza.
Ci bramavamo, in preda all'alcool, all'erba, noi volevamo solo assaporaci, stringerci, avvicinarci, toccarci.
Non ne avevo abbastanza e lui sembrava volere la stessa cosa.
Stavo bene, stavamo bene e niente ci avrebbe fermati
Ci staccammo dopo un lungo bacio alternato ad altri piccoli ed innocenti baci a stampo, per tornare a guardarci negli occhi e tornare poi a sorriderci.
Era tutto così afrodisiaco
"Non staremo correndo?" Chiesi con il fiatone tolto da quel bacio
"Il tempo qua dentro non vale nulla. Ibiza" mi pieteificò con quelle parole, una volta che ci stendemmo l'uno a fianco dell'altro, per stringerci ed addormentarci subito dopo, pieni di noi...

Ecco il 6° capitolo.
Cosa succederà appena torneranno alla realtà? Tanti commy e stelline per il continuo
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