12-Questioni in sospeso

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Ibiza pov's

Erano passate ormai parecchie ore dall'uscita di Manila e noi non avevamo ancora nessuna notizia del professore o di cosa stesse succedendo con precisione là fuori.
Io ed i miei compagni eravamo immersi in numerosi interrogativi, ma nessuno aveva una risposta da dare.
Tokyo e Palermo erano fissi davanti al telefono, nella speranza che iniziasse a squillare.
La loro aria, così come quella di tutti gli altri, era alquanto tesa ed impaziente.
Cosa avremmo fatto se le cose non si fossero sistemate al più presto?
Come ne saremmo usciti da là dentro?
La paura e le angosce salirono fino a farsi sera, dove nessuno ebbe intenzione di cenare a parte gli ostaggi tenuti sotto controllo dal resto della banda, soprattutto Arturo e Gandia.
Era da qualche giorno che i due farfugliavano qualcosa, ma nessuno aveva ancora capito cosa.
Erano nella stessa stanza ed era un serio problema, che i miei compagni non tenevano in considerazione.
Decisi di lasciare la stanza principale dopo qualche minuto, per andare a rinfrescarmi.
Dever mi seguì, vedendo che nelle ultime ore non lo avevo degnato di uno sguardo.
Arrivai nel bagno della sala del direttore per rinfrescarmi un po' il viso e lui si posizionò sul muro di fronte a me
"Mi spieghi che ti prende?" Domandò senza nemmeno esitare
Asciugai il viso e con aria scocciata mi girai verso di lui
"Non mi prende nulla Denver, lasciami in pace per un secondo " esclamai infastidita.
"Che voleva Chicago da te?" Chiese di scatto portandomi a spalancare gli occhi
"Di cosa stai parlando, scusa?" feci finta di nulla, per evitare assolutamente quel discorso
"Ho sentito mentre parlavate nello stanzino. Mentre ti minacciava di starmi lontano, altrimenti avrebbe rivelato tutto. Cosa intendeva e cosa diamine vuole?" Continuava insistendo
Non volevo che quell'argomento venisse aperto, ma sapevo già che mi sarei trovata costretta a parlarne
"Nulla Denver. Lasciami in pace cazzo" urlai cercando di togliermelo di dosso
"No che non ti lascio in pace. Mi sono rotto il cazzo dei tuoi continui silenzi, dei tuoi continui cambi d'umore. Un giorno mi baci e l'altro non siamo niente. Un giorno ti dimostri gentile e l'altro mi tratti male e mi allontani. Che cazzo ti prende Ibiza? Non capisco proprio. Chi cazzo sei? Cosa nascondi?" Cominciò ad urlare sputandomi tutto in faccia.
Sapevo di non essere molto tranquilla e spesso scontrosa e bipolare, ma non era colpa mia e non volevo parlarne ancora con lui
"Non è ancora il momento di parlarti di me. Mi dispiace Denver. Voglio che tu accetti e rispetti le mie decisioni e i miei spazi" chiarii gesticolando, con voce calma e rilassata, cercando di fargli capire il tutto
"Mi chiedi tempo? Mancano due giorni ed usciremo da qua dentro. Che tempi vuoi ancora? Non so nemmeno che fine faremo, se usciremo o addirittura se ci vedremo fuori da qua.
Io voglio sapere chi tu sia, chi si nasconde dietro il volto della scontrosa e bella Ibiza. Voglio sapere cosa ti tormenta, cosa c'entra in tutto questo Chicago. I tuoi incubi perenni, i tuoi cambi d'umore. Le tue paure. Cosa ti hanno fatto Ibiza? Con me puoi parlarne" mi supplicò portandomi a riflettere.
Era arrivata l'ora di dirgli tutta la verità
Aveva ragione, il tempo passava e noi non facevamo altro che scanzarci, mandarci via e deviare ogni discorso.
Il mio passato era veramente buio, ma ero pronta a parlarne con Denver.
"Va bene, ti dirò tutto.
Mi chiamo Marta, Marta Rodriguez e ho 19 anni.
Sono cresciuta tra le strade della Spagna in grande tranquillità, grazie all'aiuto dei miei genitori entrambi avvocato.
Non mi hanno mai fatto mancare nulla.
Fino al giorno in cui conobbi un ragazzo.
Si chiamava Marcos, abitava due isolati più avanti ed era molto gentile con me. Mi accompagnava a casa dopo scuola, mi veniva a prendere il pomeriggio per passeggiare, mi stava accanto in ogni momento, praticamente.
Così, un giorno, me ne innamorai follemente, passando 2 anni assieme
Fino a capire che, più il tempo passava e più andavo notando che qualcosa non andava.
Marcos entrò nel giro della droga e delle corse clandestine nello stesso anno in cui papà morì di cancro. Inutile dire quanto io stetti male in quel periodo, senza l'appoggio di nessuno, fino a cadere anche io nel giro della droga e un bel giorno finii in una clinica per disintossicarmi.
All'uscita non trovai nessuno ad aspettarmi, solo mio fratello maggiore che venne a prendermi con lo stesso sorriso con il quale aveva assassinato mamma.
Quando lo venni a sapere era troppo tardi per scappare, infatti mi segregò in casa non facendomi più vedere nessuna amica.
Fu in quella casa che subii il mio primo abuso, da parte di quello che consideravo mio fratello. Da quel giorno, ogni giorno mi legava, mi picchiava e provocava su di me ogni tipo di violenza, fino al giorno in cui mi costrinse a prostituirmi.
Passai circa due anni nell'inferno, che alleviavo fumando e prendendo pasticche. Altrimenti non sarei sopravvissuta a tutto quello che stavo passando. Decisi di denunciare mio fratello un giorno, per tutto quello che mi aveva fatto in quegli anni e per la morte di mia madre, ma anche la polizia era corrotta dallo stesso fratello. Ritornarono le botte, gli abusi e tanto altro. Una notte, tornando a casa con un'amica, trovai anche mia sorella minore in sangue, morta, sul parquet. Mi fratello si era divertito. Tentammo di scappare, ma io venni presa e non capii più nulla, buio totale, mio fratello mi drogava. Fino a quel giorno.
Andando al supermercato, qualche mese fa, abbiamo incontrato il professore che ci ha offerto questo lavoro.
Io e Chicago abbiamo accettato, ma non fa altro che minacciarmi di uccidermi una volta usciti da qua e di stare lontano da te. Ho tanta paura Denver, capisci perché sono così impaurita, a tratti fredda e scontrosa ?" Raccontai liberandomi in un pianto, tra le braccia di Denver che mi strinse con tutta la sua forza e le lacrime agli occhi. Aveva tanta compassione e tanto affetto che mi stava dando, di cui avevo fortemente bisogno in quel momento
"Vado ad ammazzarlo quel figlio di puttana, giuro che lo ammazzo con le mie stesse mani" sbraitò con tutto il suo astio e la sua ira in corpo
"Ti prometto che starò al tuo fianco giorno e notte da ora in poi. Ti proteggerò a tutti i costi e ti porterò fuori da qua sana e salva, lontana da quel figlio di puttana" esclamò con dolcezza, prendendo il mio viso tra le sue grandi mani, per lasciarmi un bacio in fonte e sdraiarsi al mio fianco, su quel divano in pelle marrone.
Mi sentivo al sicuro con lui e non volevo che succedesse qualcosa che me lo avrebbe portato via..

Come finirà con Chicago? Troveranno la pace Denver e Ibiza?
Stelline e commy per scoprirlo
Instagram: @itsibizax

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