Ibiza//La Casa Di Carta 5

19- Siamo pronti

Stoccolma pov's

Vidi Denver staccarsi bruscamente dal bacio, per rivolgere lo sguardo alla porta verso la figura di Ibiza

"Che cazzo fai Stoccolma?" Chiese infuriato allontanandosi dalla mia presa

"Mi vendico" sussurrai una volta che mi trovai sola nella stanza, con un ghigno in viso.

Quella ragazza aveva rovinato tutto tra me e Denver e l'avrebbe pagata. Doveva stargli lontano.
Nel bene e nel male, lui restava il mio uomo

Ad interrompere i miei pensieri, fu il rumore di un applauso, seguito dalla voce malvagia di qualcuno.
Riconobbi subito il soggetto in questione, perciò mi girai soddisfatta dirigendomi verso quella figura scura posta in fondo alla stanza

"Ottimo Stoccolma. Sei stata brava!" Esclamò Chicago sfiorando con due dita il mio viso.
Sorrisi e lasciai un tenero bacio sulle sue labbra
"Mi riprenderò ciò che è mio e tu farai fuori Ibiza" parlai a voce bassa, in modo sensuale e maligno.

Ero orgogliosa di quello che avevo appena fatto. L'idea di Chicago era stata ottima e mi aveva permesso di allontare quei due.

Ibiza pov's

Dopo essermi calmata, abbandonai la stanza e mi diressi nella sala principale, dove ad attendermi trovai Tokyo.
Mentre mi avvicinavo sempre più alla sua figura esile, il mio sguardo si offuscò di colpo, seguito da un forte capogiro che portò la terra sotto ai miei piedi a mancare.
Che diamine mi stava succedendo?
Mi sentivo debole,leggiadra e priva di forze in corpo

"Hei, Ibiza. Tutto bene?" Chiese una voce ovattata e lontana.
Capii dopo qualche secondo che si trattava di Tokyo.
Non mi ero nemmeno resa conto di essermi accasciata sul pavimento, tra gli ostaggi che cercavano di darmi forza per alzarmi.
Passarono alcuni minuti prima che riacquistassi i sensi e mi alzassi da terra

"S-si. S-sto bene" sussurrai a voce fioca, portando le mani alla testa, per massaggiare le tempie che non smettevano di martellare

"Lo spero tanto. Andiamo a prendere un bicchiere d'acqua, devi essere nel pieno delle tue forze per resistere al prossimo attacco" mi comunicò la ragazza preoccupata, una volta arrivati nella stanza.

Annuii leggermente e bevvi tutta l'acqua da quel bicchiere, la mia gola era secca.

"Sarà stato solo un mancamento. Ho lasciato Denver. L'ho beccato con Stoccolma mentre scambiava con lei un bacio molto passionale. Sarà stata la collera a gettarmi giù " mi giustificai raccontando tutto a Tokyo, scacciando dalla mia testa un pensiero malsano che si intrufolò in essa..

Lei si avvicinò e mi strinse tra le sue braccia, dove riuscii finalmente a liberarmi in un pianto, l'unico dopo anni di completa apatia.
Con Tokyo avevamo instaurato un ottimo rapporto, si era aperta spesso con me e così io avevo fatto con lei.
Avevo trovato una sorella là dentro e ne ero felice.

Ad interrompere il nostro momento, fu il caos che si era creato tra gli ostaggi da un momento all'altro.
Io e Tokyo ci guardammo non capendo e subito ci catapultammo in sala, armate, pronte ad un altro attacco.
Le porte della banca si stavano aprendo, erano riusciti ad entrare nei nostri sistemi.
Stavano entrando.
Tokyo si affrettò a prendere il walkie talkie per avvisare tutti i membri della banda del nuovo attacco, invogliano il resto a velocizzare il passaggio dell'oro attraverso i tubi di scarico
Come avevano fatto ad entrare?

In men che non si dica gli ostaggi cominciarono a correre verso la loro via di fuga, come se avessero visto le porte del paradiso aprirsi, mentre io e Tokyo cercavamo di chiudere quella maletta porta, fallendo miseramente.
L'ansia si impossessò immediatamente di me, seguita dalla paura e dal panico creato in quella stanza.
Gli ostaggi urlavano, piangevano, ridevano, come cavalli sbizzarriti schizzano via verso la libertà, tutti tranne uno: Arturo.
Quel coglione camminava lentamente con un ghigno in volto, mentre tra le mani sventolava un cellulare.