17-Fino alla fine

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Ibiza pov's

Nonostante si fosse tutto calmato, quella notte la passammo in bianco, a pensare come mettere in salvo l'oro e la vita di ogni membro

"Le pepite d'oro hanno lo spessore adatto a passare per i condotti della camera blindata, i quali si riverseranno in mare, dove il professore ci avrebbe attesi con i giusti mezzi per prelevarlo. L'unico nostro tentativo è quello di cominciare a metterci all'opera nella speranza che il professore possa trovarsi lì e abbia trovato un modo per salvarsi" spiegò Palermo con una piantina della banca tra le mani.

Non avevamo notizie del professore da 48h ormai, temevamo il peggio per lui e per tutti noi.
Senza di lui il piano sarebbe fallito e noi saremmo stati sicuramente arrestati o uccisi.

"Il professore era in pericolo. Abbiamo mandato lì Manila per salvarlo, assieme a Marsiglia. È chiaro che sia successo qualcosa, Maledizion!" Imprecò Lisbona con aria tesa e preoccupata per il suo amore.
In fondo aveva ragione, qualcosa era andata storta e noi non potevamo fare molto a quel punto.

Calò il silenzio, per un attimo era facilmente udibile il cuore dei miei compagni che batteva all'impazzata, in preda all'ansia, alla rabbia, alla preoccupazione di ciò che sarebbe successo nelle prossime ore senza l'appoggio di qualcuno

"Ci deve pur essere un modo per capire cosa sta succedendo fuori. Rio, tu che sei un esperto, perché non provi a metterti in collegamento con il covo del professore. Puoi entrare nelle telecamere di sicurezza che lui usa per guardarci e per guardare ciò che gli succede a torno" esclamò Denver, parlando in modo duro al suo compagno che sembrava tentennare.

In men che non si dica si mise al lavoro, accerchiandosi di tutto ciò che gli sarebbe stato utile: apparecchi acustici, cuffie, computer criptati, microfoni e tanto altro.
In meno di dieci minuti, con l'ansia alla gola, ci trovammo a vagare tra le telecamere del covo, restando sbalorditi da ciò che stava succedendo in quei giorni di completa assenza.
Il professore era vittima nelle mani di Sierra, la stessa che aveva torturato Rio per parecchio tempo.
I due erano stati colti in atteggiamenti poco consoni nei confronti di Lisbona, la quale era con gli occhi incollati allo schermo.
Potevo percepire la sua rabbia uscirle da tutti i pori.
Le sue nocche erano ormai divenute bianche, a causa della forza impressa nel tavolo in legno di quella stanza, mentre le sue gote erano rosse, un po' come i suoi occhi che in un attimo si rimbrunirono, anche la tristezza e la delusione stavano facendo parte di lei, fino a quando Rio, continuando a smanettare, non trovò un modo di collegarsi anche ai microfoni di quella stanza.
Tutto si fece più chiaro alle orecchie di tutti, che ci guardammo con un filo di speranza, come se attendevamo tutti quelle parole, sopratutto Raquel.
Sierra aveva fatto un patto con il professore, per potere entrare in nostro aiuto, ma lo aveva fatto utilizzando la carta della seduzione che il professore odiava

"Quella stronza me la pagherà!" Esclamò Lisbona alla fine di ogni filmato, prima che saltasse ogni connessione nel covo del professore.

Fortunatamente avevamo intravisto le figure di Marsiglia, Manila e altri due uomini, segno che presto ci avrebbero portati fuori di lì, forse..

"La connessione sembra essere stata staccata da fuori. Qualcuno è riuscito ad entrare nei nostri sistemi nonostante fossero stati criptati. Ma chi? Non riesco proprio a capire" parlò preoccupato Rio, continuando a darsi da fare con il suo computer, per poterlo scoprire

"Sbrigati a scoprilo, coglione " urlò Palermo con i suoi modi sempre fini ed educati.

Ed eccola lì, Tokyo, che con il suo fare da crocerossina era sempre pronta a mettere in salvo Rio, anche da delle stupide parole.
Serrò la mascella con forza, estraendo dalla sua tasca una pistola, per puntarla alla testa di Palermo
Ma era forse matta? Le sembrava il momento di fare delle sciocchezze?

"Perché non provi a ripeterlo, Palermo " minacciò la ragazza con tono duro e scontroso.

Le cose si stavano mettendo male.
Palermo in tutta risposta prese due pistole e le puntò entrambe alla ragazza, per far capire lei che non aveva alcun potere su di lui

"Brutta figlia di puttana, vogliamo forse ricordare che siamo nella merda per colpa tua? Con il tuo fare da sapientona hai gettato tutti nella merda, fatto uccidere Nairobi e anche Helsinki. Smettila di fare la prima donna e torna a cuccia, che questo non è il tuo compito. Stronza" ringhiò con tutta la sua rabbia in corpo, evidenziando ciò che forse era vero.

Ma non era il momento e nemmeno il caso di usare quelle parole piene d'astio

"Basta voi due. Siamo tutti nella merda e non abbiamo bisogno di altri problemi. Perciò, smettetela di giocare a guardie e ladri e scopriamo che cazzo di fine ha fatto il professore e come cazzo uscire da qua dentro" urlai ormai esausta del loro difettoso comportamento e della loro rivalità che si era creata in quei giorni

"Ecco un'altra puttana ch vuol fare la maestra" mi punzecchiò Palermo avvicinandosi.

A quelle parole non ci vidi più dalla rabbia.
Come osava darmi della puttana?
Non aveva alcun rispetto per donne quel tale e il suo comportamento da maschilista egocentrico e pure psicopatico, mi mandava in bestia.
Irata e schifata da quella risposta, mollai un ceffone alla sua guancia con tutta la forza in corpo, che lo portò a scaraventarsi al suolo, sorbedomi gli applausi di Tokyo e Denver che da un agolo osservava la scena pronto a colpire se solo, Palermo, si fosse azzardato a ribattere con la violenza e non

"Impara a portare rispetto alle donne e ricorda che è stata una donna a metterti al mondo, coglione " sbraitai al suo viso, ricevendo in tutta risposta il suo silenzio e uno sguardo pieno d'odio.

Almeno in quel modo avrebbe capito che la bocca e la lingua si sarebbero dovute mettere a freno e che con me si giocava sul serio.
Dopo qualche istante, dopo esserci ricomposti e sbolliti, Rio ci comunicò che i segnali erano stati interrotti dalla casetta di polizia posta al di fuori della banca, dall'ispettore Tamayo, il quale, sembrava avere un messaggio per noi, come se si stesse aspettando che avremmo agito in quel modo.
Eravamo fottuti.
Rio aprì il messaggio e l'unica cosa che ci apparve fu uno sfondo nero con una scritta sopra molto piccola:
"Siete in trappola"

Quella semplice frase gelò il mio sangue e fermò i battiti dei miei compagni, i quali, con uno sguardo fugace, si erano soffermati gli uni sugli altri.
Prima che potessimo controbattere o azzardare qualche ipotesi, uno strano rumore proveniente dai condotti dell'aria ci fece distrarre.
Qualcuno era entrato e noi non ne avevamo capito nulla.
Ci posizionionammo con le pistole cariche verso il condotto, pronti a sparare, qualunque cosa sarebbe successa, fino a quando non spuntò lei con un ghigno in volto: Sierra.

"Mi aspettavate?" Domandò scontata sogghignando ai volti stupiti di tutti.

Che cavolo faceva là dentro?

"Sono venuta a salvarvi per i drammi di coppia, ne parliamo dopo" continuò con fare antipatico, scostando gli sguardi di fuoco che Tokyo e Lisbona le stavano lanciando.

Ne avremmo viste delle belle con lei al nostro fianco, sopratutto con le due ragazze che la stavano uccidendo con lo sguardo, mentre tutti gli altri la fissavano come fosse una visione o addirittura il nemico da uccidere, ma ormai, faceva parte della banda...

Eccoci con un altro capitolo. Nei prossimi capitoli siamo pronti a scoprire come i ragazzi si metteranno in salvo e che fine hanno fatto il professore con gli altri membri. Siete pronti?
Tanti commy e stelline per scoprirlo
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