4-Un inizio

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Il colpo

Ibiza pov's

Passarono due ore dalla mia entrata alla banca di Spagna.
Arturo era stato guarito e messo in isolamento in una stanza a parte, assieme a quel tale, Ghandia ed io avevo già visitato tutta la banca.
Era uno sballo stare là dentro, eccetto per le continue liti di Stoccolma e Denver che andavano avanti da ore ormai, non potevo più sopportarli.
"Ma dovete ancora continuare voi due? Avete rotto il cazzo. State sempre a litigare, ma non vedete che non siete fatti per stare assieme. Denver, tu sei una testa di cazzo troppo impulsiva e tu Stoccolma, sei una donna che merita altro, non puoi accontentarti di lui, avrà dieci anni in meno di te" esclamai ridendo alle mie ultime frasi, una volta che mi trovai nella stanza con loro.
I loro sguardi si puntarono su di me, come sbalorditi e spaventati dalla mia irruzione improvvisa, mentre io assistevo allo spettacolo con un ghigno in volto e le braccia incrociate al petto. Era tutto così assurdo, loro lo erano.
Nel frattempo le loro bocche si chiusero per un attimo ed io ne ero felice, ma dopo poco, ripresero a parlare
"Ibiza ha ragione, Denver, non posso più continuare a stare con te. Sei violento, prendi a pugni la gente, hai un cervello più piccolo di una nocciolina e non fai nulla per conquistarmi. Stai sempre lì a volere ragione come una ragazzina, cazzo Denver, sono io la donna e sono io a volere delle attenzioni. Basta, definitivamente. Cincinnati non può crescere con un padre cosi " concluse Stoccolma piangendo, prima di uscire dalla stanza, avvilita da una verità troppo amara.
Posizionata davanti alla porta, feci spazio alla donna che mi guardò con quegli occhi che quasi volessero dirmi grazie, annuii e la lasciai passare, ma prima che lo facessi, Denver si avvicinò
"Aspetta, Monica, ti prego" la fermò lui con gli occhi pieni di lacrime, afferrandola per un braccio, senza usare troppa forza
"Quindi questo è un addio?" Domandò il ragazzo ormai giustiziato dalle ultime sentenza di Monica.
Abbandonò la stanza senza dare una risposta a Denver e lui, cominciò a spaccare tutto, urlando come un pazzo.
C'era un'aria di tensione, di rabbia repressa e le urla di Denver mentre faceva a pezzi ogni cosa, raggiunsero in un attimo l'altra parte della banca, allarmando gli ostaggi, che poco dopo Tokyo calmò.
Sembrava una macchina stermina tutto, le vene del suo collo stavano esplodendo, per non parlare di quelle delle sue braccia.
D'improvviso si fermò e si voltò a guardarmi con uno sguardo che metteva ribrezzo, paura
"Perché cazzo non tenevi la bocca chiusa? " urlò rivolgendosi a me, a due palmi dal mio viso, mentre mi puntava il dito contro.
Una cosa che odiavo fortemente era proprio quella, che un uomo mi urlasse contro, non lo permettevo a nessuno.
In preda alla rabbia la mia mano si scagliò con violenza sulla sua guancia sinistra, lasciando un segno rosso tendente al violaceo.
Il suo viso si voltò al forte impatto con la mia mano, venendo accompagnata dal suo palmo che si posò sulla sua guancia.
Non se lo aspettava, i suoi occhi erano spalancati e mi guardavano in cerca di una risposta
"Ascoltami bene, pezzo di merda, con me moderni i toni o stai zitto. Non permetto a nessuno di parlarmi in questo modo, quindi per rivolgerti a me, usa il tono giusto o ti faccio nero" parlai minacciosa, guardandolo intensamente negli occhi, mentre avanzavo verso il suo corpo con il dito puntato al petto
"Cazzo,ma tu sei pazza" esclamò sbalordito Denver, con la mano ancora sulla guancia dolorante.
Si allontanò da me come fossi la peste e si affacciò alla finestra.
Dopo poco mi sentii in colpa, in fondo nulla stava andando bene per lui, perciò afferrai del ghiaccio istantaneo preso dal kit d'emergenza e dopo esserci calmati e seduti su un divano, glielo poggiai sulla guancia con delicatezza.
Mi guardava pentito. Nei suoi occhi si poteva leggere la sua voglia di crollare; tristezza, rabbia, amarezza, angoscia, tanti pensieri che lo stavano ossessionando e quegli enormi occhi puntati sui miei, mettevano ansia
"Con le donne si agisce in altri modi, Denver" cercai di spiegare con calma, mentre con la mano tenevo la busta del ghiaccio al suo viso
"Si, ma tu mi hai lanciato un ceffone che in tutte le risse in cui mi sono trovato a prenderle, mai nessuno mi aveva fatto così male" parlò ironicamente, facendo scoppiare tutti e due a ridere.
Di colpo calò il silenzio, ma non un silenzio imbarazzante, un silenzio che cullava i nostri respiri e il nostro petto che balzava ad ogni boccata d'aria.
I nostri occhi erano gli uni dentro gli altri e un sorriso sbucava dalla sua bocca, un sorriso nascosto, quasi angelico.
Il silenzio solo poteva ascoltare i nostri pensieri e quello che ci stava passando per la testa, un silenzio complice delle nostre verità nascoste.
Si stava bene, ma qualcosa mi spinse a poggiare i piedi per terra, un pensiero negativo.
Staccai il mio sguardo e così fece anche lui
"Pensi che ne usciremo vivi da qua dentro?" Chiese di scatto, interrompendo il silenzio imbarazzante che si era appena creato, cambiando totalmente il discorso
"Non lo so, sono appena entrata. Se quei bastatdi là fuori faranno come diciamo, si, ne usciremo vivi" parlai scontrosa, alzandomi dal divano. Odiavo troppo la mia mente, troppo incasinata e troppo bipolare
"Hai sempre questo caratteraccio?" Domandò non capendo il mio bipolarismo
"Con quelli come te, si" lo fulminai con gli occhi, uscendo dalla stanza.
Che coglione che era. Era meglio allontanarsi da lui.
Era già ora di cena, gli ostaggi stavano mangiando e con loro anche noi.
Sentivo parlare Arturo dalla stanza accanto, stava sicuramente tramando qualcosa con Ghandia
"State zitti o vi pianto un proiettile sulle palle" parlai irrompendo nella stanza, conquistando il loro silenzio e un disprezzo che trapelava dai loro occhi
"E tu chi sei?" Domandò Ghandia, con quella faccia odiosa
"La persona che porrà fine alla tua vita" lo rassicurai con fare malvagio, dopo essermi avvicinata al suo viso, sfiorando la sua pelle con una calibro 9.
Sorrisi malignamente ed uscii da là dentro, trovandomi davanti ad una scena che mai avrei voluto vedere... e non ero l'unica.

Ecco il quarto capitolo. Cosa sarà mai? Riempite di stelline e commy questo capitolo.
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