VIVERE SENZA SIRIUS

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A Privet Drive tirava un'aria diversa dal solito.

Il sesto anno stava per iniziare, ma Harry non era felice, non provava alcuna emozione a tornare in quella che fino a poco prima definiva casa. E no, non c'entravano i Dissennatori come lo scorso anno.

Il ragazzo, distrutto dalla morte di Sirius, aveva passato tutta l'estate a ignorare i suoi migliori amici, Ron ed Hermione. Si sentiva solo, ma la cosa diversa dagli anni precedenti era che voleva essere solo.

Ignorava persino le lettere di Silente, probabilmente non lo aveva ancora perdonato per il suo silenzio, per non essersi fidato subito di lui.

L'unico che Harry sperava di sentire, ma che purtroppo non si era ancora fatto vivo, fatta eccezione per una singola lettera, era Lupin, l'ultimo legame con la sua famiglia, l'unico che conosceva bene James, Lily e Sirius.

Evidentemente anche lui era distrutto dalla morte dell'amico, probabilmente era anche alle prese con la gravidanza di Tonks e continuava a lavorare per l'Ordine della fenice. Tutte motivazioni valide, ma il fatto che non si facesse sentire aveva portato anche lui ad entrare nella lista delle persone indifferenti per Harry.

Reagiva diversamente dagli altri, Harry. Non voleva essere consolato, capito. Non voleva che gli altri si comportassero con lui come un povero ragazzo in lutto, non voleva che regnasse il silenzio non appena entrava in una stanza. Non aveva alcuna intenzione di leggere lettere di persone che gli chiedevano se stesse bene molto più del dovuto, che gli dicessero che capivano il suo dolore.
Loro non potevano capirlo, decisamente no. Fortunatamente nessuno dei suoi amici aveva perso i genitori a 1 anno e aveva visto la persona che aveva provato a sostituirli morire davanti ai propri occhi.

Sirius ce l'aveva messa tutta per essere un buon padrino. Il destino con lui era stato ingiusto. Vivere in una famiglia con idee totalmente diverse dalle sue, vedere il migliore amico morire, passare 12 anni ad Azkaban ingiustamente lontano dal proprio figlioccio, vivere da fuggitivo e cibarsi di topi, rimanere chiuso in una casa anziché agire e combattere. Questa era stata la vita di Sirius Black.
Per quel poco che erano stati insieme, Harry poteva affermare che era stato il miglior padrino del mondo. Ma lui non c'era più ormai. Anche lui, come i suoi genitori e come Cedric, gli era stato portato via davanti agli occhi da Voldemort e i suoi seguaci. Perché, perché continuava a morire gente vicino a lui? Perché non direttamente lui? Perché doveva provare ogni volta quel dolore?

Se c'era una cosa buona della morte del padrino, era che Harry non sognava più Voldemort tutte le notti ma proprio Sirius. Era lì, davanti a lui, con un'espressione sofferente ma con quel ghigno che lo contraddistingueva, congedandosi con un "arrivederci James".

Dopodiché partiva la solita, fissa risata beffarda di Bellatrix Lestrange ed Harry si svegliava tutto sudato, tremando, e non riusciva a riprendere sonno.
Il fatto che Bellatrix fosse la cugina di Sirius gli dava ancora più fastidio. Nonostante fossero così diversi, nonostante fossero delle due fazioni rivali Harry proprio non riusciva a spiegarsi come si potesse uccidere così tranquillamente e a sangue freddo un parente, sangue del tuo sangue.
Lei non si era limitata ad ucciderlo, ma aveva provato gusto a farlo. Lo aveva deriso.

Per provare a distrarsi un po' iniziò, secondo suggerimento dell'unica lettera di Lupin, a fare esercizio fisico e a leggere di più, in modo da allenare mente e corpo.

Ogni giorno eseguiva flessioni ed addominali. Ogni giorno, dopo l'allenamento, tirava pugni sul muro per sfogare la rabbia. Ogni giorno quei pugni erano più forti. Ogni giorno il muro era più distrutto. Ogni giorno le sue mani sanguinavano di più.

Leggere invece lo calmava. Entrava in un mondo tutto suo, dove la rabbia lo abbandonava per un po'. Quando leggeva era l'unico momento in cui sentiva, prepotentemente, la mancanza di Hermione, la sua Hermione.
"Ma da quant'è che è 'mia' ?" si ritrovava a pensare ogni volta.

E non trovava risposta, sapeva solo che se c'era una persona che davvero gli mancava, seppur per brevi momenti, quella era lei.

Più di Ron, più di Ginny, più della signora Weasley e più di Hogwarts.

Sapeva che forse lei avrebbe trovato le parole giuste per consolarlo. L'avrebbe compatito come tutti, non c'era dubbio, ma lo avrebbe anche tirato su come nessuno sapeva fare.

Gli avrebbe tenuto testa, avrebbe messo un freno alla sua rabbia. Avrebbe trovato a tutti i costi un modo, Harry ne era certo, per trasmettergli nuova forza, nuove motivazioni. Forse lei avrebbe trasformato tutto quel dolore in voglia di chiudere una volta per tutte quella guerra mortale.

Ma nonostante ciò, non rispondeva alle sue lettere. Era testardo, Harry Potter.

Per il resto, la convivenza con i Dursley era la solita, con la semplice differenza che Harry non provava neanche più odio nei loro confronti e non rispondeva alle provocazioni.

Era diventato un corpo senz'anima, e soprattutto un ragazzo senza genitori e senza la figura che più assomigliava a un genitore, Sirius. 

Tra le altre cose Harry non provava più alcun interesse per Cho. Se l'amica della ragazza non avesse fatto la spia, pensava tra sé e sé, Silente sarebbe rimasto a Hogwarts e Harry non sarebbe stato ingannato da Lord Voldemort.

In quel momento nel cuore di Harry non c'era assolutamente nessuno. Non arrivava ad odiare le persone, ma non sentiva il bisogno di vedere nessuno. Un fatto abbastanza grave, per un adolescente che dovrebbe scoppiare di vita.
Quando eviti le persone perché sei triste ed arrabbiato è un conto, ma quando arrivi a isolarti e a non sentire davvero il bisogno di stare con qualcuno la situazione è grave.

Il ragazzo viveva una sorta di depressione, una malattia, perché è di questo che si trattava, che può anche distruggere una persona. Lentamente, da dentro. Ti svuota completamente. Passi dalla rabbia all'apatia, dall'avercela con tutti a pensare che tutto sia inutile.

La vita di Harry Potter non era mai stata semplice. Vedere i genitori morire a un anno, vivere una vita di abusi da parte degli zii e del cugino, chiuso in uno scantinato. Andare ad Hogwarts ed essere esageratamente troppo i riflettori senza aver fatto nulla, rischiare ogni anno di essere ammazzato da Voldemort. Tutte cose che avrebbero potuto distruggerlo, ma lui aveva sempre affrontato tutto con forza e col sorriso. Quando ne aveva avuto bisogno si era aggrappato agli amici e alle persone che gli volevano bene. Forse aveva reagito a tutto quello in maniera ancora più forte di quanto avrebbe fatto qualsiasi altra persona.

Ma stavolta era diverso. La morte di Sirius era stata una mazzata troppo grande anche per lui.

Harry stava cadendo in picchiata in un pozzo senza fondo. E, se qualcuno non avesse arrestato la sua caduta, si sarebbe davvero fatto male. Probabilmente non si sarebbe rialzato più.

- HARMIONE - Alla fine c'è l'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora