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Da quando Remus era rimasto a cena la prima volta, aveva iniziato a frequentare la casa. Era a Grimmauld Place almeno un paio di volte a settimana, spesso tre. Harry rapiva il suo figlioccio e si occupava di lui, spesso con Luna, Ginny o chiunque avesse voglia di passare un po' di tempo col bambino più adorabile del mondo magico.

Teddy era un bimbo fantastico, sempre sorridente e balbettante, con due denti che gli spuntavano dalla gengiva inferiore, pronto ad aggrapparsi ai capelli di qualsiasi colore e tirare come se fossero redini di un cavallo. Aveva visto Lavanda piangere per colpa di Teddy, ma la ragazza lo aveva perdonato subito quando aveva imitato il colore dei suoi capelli.

Quel pomeriggio Sirius non si era nemmeno reso conto che erano arrivati, tanto che era preso dalla sua montagna di scartoffie in biblioteca.

Qualcuno bussò alla porta e lui la aprì con il gesto di una mano senza neanche alzare la testa da quello che stava leggendo.

"Questa deve essere la mia stanza preferita" disse la voce di Remus dalla porta e l'animagus finalmente alzò la testa.

"Il soffitto è stato estremamente complicato, ma è la mia parte preferita di tutta la casa" ammise Sirius

"Sembra anche tutto molto più luminoso" commentò Remus guardandosi attorno.

"Perché abbiamo lavato le finestre e buttato le tende marce" disse il bruno allontanandosi dalla scrivania guardando ancora il soffitto, ogni tanto c'era anche qualche stella cadente.

"Hai cambiato la posizione dei libri?" disse poi Remus guardando i volumi. Sirius non sapeva come fosse riuscito a notarlo, c'erano migliaia di volumi in quella stanza e lui ne aveva spostati sì e no un centinaio.

"Te ne sei accorto? Alcuni volumi erano piuttosto aggressivi e li ho spostati in cima, lontano da dita masticabili" disse per poi massaggiarsi gli occhi quando ebbe difficoltà a metterlo a fuoco.

"Sei stanco?" gli chiese il licantropo con tono leggermente preoccupato.

"È solo scritto tutto troppo piccolo"

"O forse tu potresti iniziare ad avere bisogno degli occhiali" propose Remus e Sirius lo guardò male

"Non lo dire nemmeno per scherzo, Rem" ringhiò

"Non c'è niente di male ad avere bisogno di un aiuto, alla tua età" disse stringendosi nelle spalle. La prima volta che era rimasto a cena, il licantropo aveva avuto con sé un bastone da passeggio e non era stata una scelta stilistica.

"Quegli irraggiungibili centoventotto giorni che ci separano" disse Sirius afflosciandosi sulla sedia, il dorso di una mano sulla fronte.

"Sei nato negli anni cinquanta, Pads"

"Sta zitto, figlio dei fiori" i due sorrisero e Remus guardò i documenti sulla scrivania.

"Che stai facendo?" gli chiese e Sirius fece un gesto distratto.

"Stavo solo mettendo in ordine i libri contabili. L'ultimo controllo risale a mio padre. È dal settantotto che nessuno controlla la situazione economica dei Black. Insomma, so di essere ricco, ma voglio sapere quanto, per quanto lo sarò e soprattutto se continuerò ad esserlo anche dopo aver tirato le cuoia"

"Di nuovo" sottolineò il licantropo osservando un contratto di affitto e Sirius alzò gli occhi al cielo.

"Devi puntualizzarlo ogni volta?"

"Naturalmente" disse guardandolo da sotto il suo scompigliato ciuffo riccioluto "Come sta andando?"

"Per il momento bene. Mio padre aveva quasi solo difetti, ma era preciso e questi sono l'epopea della sua precisione. Di mia madre non si può dire lo stesso, ma ho già richiesto alla Gringott l'elenco completo di tutti i movimenti bancari dal settantasei fino ad oggi. Dovrei riceverlo in un paio di giorni"

Portraits of the Past   II Wolfstar IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora