PROLOGO (1)

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«Ciao papà» dico salendo in macchina.

«Ciao tesoro, come è andato l'ultimo giorno di scuola?»

«Bene»

«Che hai fatto di bello?»

«Nulla» tipica risposta di ogni ragazza o ragazzo se si parla della scuola.

«Oggi pomeriggio dobbiamo andare a fare la spesa eh, abbiamo il frigo vuoto»

«Dai papà vacci tu, non mi piace fare la spesa»

«No, altrimenti con chi stai a casa? Non ti lascio a casa »

«Papà ho 16 anni ormai!»

Mio padre è sempre stato molto iperprotettivo anche per delle cose stupide come lasciarmi a casa da sola, sarà stata per colpa di quella volta che mamma si era sentita male quando lui non era in casa che gli ha messo tutta quest'ansia.

Un po' mi pesa questa cosa perché non mi sento più di tanto libera, mi sento un po' pressata e sempre controllata.

«Ehii! Ricordami cosa ti dico sempre io, ma che me lo diceva la mamma»

«"Ricordati di sorridere sempre perché il sorriso è la tua forza"» dico un po' sbuffando.

Mi manca tanto, non la conosco, ma mi sarebbe piaciuto conoscerla.

Le hanno scoperto un tumore il giorno del parto, era stanca e quasi senza forze e nonostante questo mi ha fatto nascere, mi ha abbracciato per prima e poi è volata via, si è lasciata andare.

Vorrei ringraziarla tanto per questa cosa, ma purtroppo non mi è possibile.

Tutti gli anni io e mio padre, il giorno del compleanno di mamma ci guardiamo le videocassette con le registrazioni dove c'è mamma, a volte lo vedo piangere, le lacrime gli scendono, ma non fa sentire i singhiozzi.

Non lo vedo quasi mai piangere eppure quando riguarda mamma lo fa.

La doveva amare tanto, anzi, la ama ancora tanto, in fondo è proprio bella.

Aveva gli occhi verdissimi e i capelli lunghi biondi, lisci e nelle punte i boccoli, aveva solo 30 anni quando se n'è andata, ma ne dimostrava molti di meno, aveva le guance piene di lentiggini e sempre coperte da poco fondotinta e blush perché come mi ha raccontato mio padre, lei le odiava, le labbra rosate e carnose, ma non troppo un po' come le mie. 

Andiamo a fare la spesa, il negozio è a mezz'ora di distanza da casa, ma bisogna fare l'autostrada per far prima ad arrivare.

Ho sempre odiato fare la spesa.

«Finalmente finito!» dico esultando dopo un ora di odio.

*Papà ride*

Mettiamo tutto dentro al baule e poi prendo il carrello e lo vado a mettere al suo posto mentre mio padre ha preso l'auto ed è venuto a prendermi.

Apro lo sportello, mi siedo, mi allaccio la cintura e chiudo gli occhi per riposarmi.

Si è già fatto tardi.

Ma non faccio in tempo ad addormentarmi che sento delle urla.

«AIUTOOO» urla.

«PAPAAÀ» urlo anch'io senza sapere quel che sta succedendo.

Poi guardo la strada...

La macchina davanti a noi, in autostrada, che era a distanza si è avvicinata, forse per una sua frenata di colpo, papà gira di scatto il volante per non sbattergli contro.

Un rumore assordante di frenata e di strisciata di macchina, il mio cuore che va all'impazzata per la paura, un senso di svenimento per la mia troppa adrenalina, il rumore dei vetri che si spaccano.

La macchina si è capovolta per il troppo giro di volante e poi svengo...

ECCO QUI IL PRIMO 'CAPITOLO' DEL MIO TERZO LIBRO "Kimberly'"

QUESTA È UNA PICCOLA INTRODUZIONE SU QUELLO CHE STA SUCCEDENDO ALLA PROTAGONISTA

SPERO VI PIACCIA ♥️

FATEMI SAPERE!

Kimberly - Non dimenticarmi... Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora