13: In Punizione.

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Sono già due settimane che passo in punizione, me ne rimangono altre due.

«Utilizza questo tempo a disposizione per imparare a riflettere prima di agire!» mi sgridò mia madre quando lesse la nota. Mio padre invece ha provato a difendermi, ma cessò non non appena la moglie gli riservò un'occhiata di fuoco.

Posso uscire di casa solo per la scuola e gli allenamenti, questo per un mese intero! Per il tutoraggio di Dave, mia madre ha risolto facendo venire lui da noi, perché altrimenti mi sarei vista con Valeria se fossi andata da lui.
Non è legale e poi per così poco...  Ho perso anche la giornata dei giochi da tavolo, quando l'ho realizzato ho minacciato mia madre di chiamare il telefono azzurro ricevendo così un'altra minaccia da parte sua di allungare la punizione a due mesi. Inutile dire che ho lasciato stare.

In più devo anche occuparmi di Robin e Gilbert quando i miei non sono a casa, ultimamente fin troppo spesso, visto che approfittano della mia presenza per fare più Date Night possibili e così anche i nonni possono prendersi una vacanza.
Sembra che la mia nota abbia portato conseguenze positive a tutti tranne che a me.

Sto passando molto tempo in compagnia di Max e del suo amico e non è affatto una cosa positiva. Mi trovo sempre più spesso ad osservare Dave per capire se il mio corpo è rotto, perché provo queste cose quando sto vicino a lui? Ultimamente sembrano anche essersi amplificate.

Tendo ad osservarlo più spesso per capire l'effetto che mi fa, diciamo che mi sto auto-studiando. Ne approfitto nei momenti in cui non se ne accorge, quando stringe la matita forte perché non capisce qualcosa di biologia, mettendo così in evidenza le vene del braccio, o quando esulta a fine allenamento perché non ho avuto un abbassamento di pressione, o ancora quando gioca a basket con Max e così via.

«Okay bravissimo, ora quattro più tre, quanto fa?» chiedo a Robin indicandogli l'esercizio da svolgere, mentre si rigira sulla sedia della mia scrivania. Lui mi guarda con i suoi enormi occhi blu scuro che ha ripreso da mio padre e stringe la matita tra i denti mentre si guarda le dita delle mani per contare.

Prima che possa darmi una risposta però sento un pianto dalla camera accanto e corro a prendere in braccio Gilbert che si è svegliato. Cerco di cullarlo ma non smette di lamentarsi così torno in camera mia dove Robin sta finendo di fare i compiti «sei?» mi chiede per sapere se la risposta è esatta.

Scuoto la testa «conta bene»

Tira fuori la lingua per concentrarsi di più, nel frattempo Gilbert mi lancia un urlo nell'orecchio.

«Sette!» esclama contento Robin.

Gli faccio un sorriso enorme «Super bravo! Vado a dare da mangiare al mostriciattolo, te continua da solo poi controllo» dico uscendo dalla stanza e dirigendomi in cucina.

Gilbert continua a piangere disperato, sicuramente ha fatto un brutto sogno, provo a cullarlo ancora un po' e a cantare qualcosa, ma non faccio che peggiorare la situazione.

Mi guardo intorno pensando a cosa fare, forse ha solo fame... mi avvicino al frigorifero e prendo uno yogurt, ma col bambino in braccio mi è difficile aprirlo. 

Raggiungo il seggiolino, ma lui inizia a tirare calci ovunque ed urlare.
«Cavolo, Gilbert!» esclamo disperata allontanandomi dall'oggetto che ha scatenato tanta ira.

Sento la porta di casa aprirsi e spero sia mio padre di ritorno da lavoro, anche se negli ultimi giorni sta facendo più straordinari del solito.

Faccio per riaprire lo yogurt ma un altro urlo mi fa fermare «Gilbert! Ma perché?» voglio mettermi ad urlare anche io, ma non so quanto possa essere producente.

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