32: Higitus Figitus.

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«Da capo!» urla la professoressa Trota allontanandosi dal centro dell'aula con piccoli e veloci passi.

È una donna che definirei tonda. È di bassa statura e molto in carne, anche se lei dice sempre che sono le ossa grandi a darle quella forma. Ha una voce dal timbro alto e una cadenza dolce, ma quando vuole sa essere ferma e fredda. Ha sempre le guance rosee e qualche lentiggine sul naso e adora indossare vestiti a tema floreale. Quello di oggi è verde con delle piccole margherite bianche sparse sopra.

Il comitato studentesco, per fare qualcosa di diverso dagli anni precedenti, ha deciso che il tema del ballo di fine anno sarà: Medioevo. Dunque, la professoressa non ha pensato a spettacolo migliore se non Artù e Merlino.

Osservo Nicholas, col suo corpo magro con neanche l'ombra di un muscolo,  avvicinarsi al centro dell'aula, il copione stretto tra le mani tremanti, pronto a recitare la sua parte di Merlino. Accanto a lui prende posto Robinson, il cui personaggio è Artù; la faccia non ha neanche il lontano ricordo del pugno sferrato da Dave, è tornata ad essere perfetta. Robinson, devo ammettere, non è male come Artù, con i suoi capelli castano chiaro e il suo fisico e il suo sguardo serio, sembra avere tutte le caratteristiche di un principe. Peccato per la personalità discutibile.

«Nicholas voglio più enfasi! Sei un tronco. Non fai la parte del tronco, fai la parte del mago. Enfasi! Enfasi! Fammi vedere la magia. Voglio vedere la magia!!» seduta sopra un banco la professoressa riprende il nostro compagno facendoci sopprimere delle risate.

Il ragazzo prova a mettere questa enfasi da lei tanto voluta nella frase: «Non pensare che la magia possa risolvere tutti i tuoi problemi!»

La professoressa fa un respiro profondo «Meh... ho visto una scintilla. Bisogna far nascere il fuoco, ma c'è tempo, c'è tempo, abbiamo ancora un mese e mezzo»

Mentre osservo i ragazzi recitare mi domando cosa mi abbia detto il cervello di scegliere recitazione e non scacchi. Soffro di ansia e sono la persona più timida sulla faccia della terra, come ho potuto credere di poter riuscire a fare uno spettacolo davanti tutta la scuola e tutti i genitori? Quando mi sono resa conto dell'errore infatti, chiesi alla professoressa una parte piccola, la più piccola che vi era nel copione. Mi ricordo ancora la sua risata, mi posò una mano sulla spalla e con dolcezza mi disse «Malia, è ora che guardi in faccia le tue paure. Tu sarai Ginevra» per poco non svenni. Maledetta me e quando le sono andata a parlare.

La Cornovaglia è il luogo in cui nacque Artù, per questo mi sento molto vicina a lui, a questa storia, alla magia. Da piccola costringevo mio padre a portarmi ogni giorno al castello Tintagel, la leggenda narra che è proprio lì che nacque il re. Non so quante volte ho percorso la scalinata che porta alle sue rovine, prima accompagnata da mio padre che mi teneva stretta la mano e mi raccontava di questo maestoso re, della tavola rotonda, di Lancillotto, di Merlino, di Morgana e della Regina Ginevra. Io lo ascoltavo sognante, facevo innumerevoli domande alle quali, quando egli non sapeva rispondere, inventava, e mentre passavo la mia piccola mano sulle rovine, sognavo di essere una principessa.

Poi, col passare degli anni, ho iniziato a recarmi da sola al castello, fortunatamente i miei nonni non abitano troppo lontano da impedirmi di raggiungerlo a piedi. Percorrevo la scalinata mano nella mano con il rumore delle onde che si schiantavano contro le ripide rocce, col vento umido che mi scompigliava i capelli e con la mia immaginazione, la quale mi aiutava a vedere il castello come era una volta. Le alte mura, i tappeti, i cavalieri... non volevo più essere una principessa, avrei preferito di gran lunga essere una maga, ma mio papà aveva pronunciato, tanti anni prima, la sua profezia, io sarei diventata regina di Tintagel. Non potevo scappare al mio destino di principessa, perché a parer suo, noi eravamo discendenti di Artù, dunque camminavo con aria affranta in quelli che una volta erano i corridoi del castello e pensavo al mio futuro re.

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