4: Cerco di evitare Dave.

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Dalla fotocamera interna del telefono, poggiato sull'astuccio sopra il mio banco, cerco di capire dove mi sono sporcata con la penna.

Stavo parlando con una mia compagna ed ho il tremendo vizio di gesticolare, purtroppo per me avevo la penna rossa aperta in mano.

Avvicino ancora di più il volto allo schermo e giro il volto cercando il segno sul collo, è lì che ho sentito che mi sono sporcata. I capelli fini e mossi mi ricadono sul viso e li sposto scocciata con una mossa della mano. Ci ho messo tutti e tre gli anni delle medie per accettare il fatto di essere l'unica tra i miei fratelli ad aver preso gli occhi e i capelli marroni di mia madre, invece che gli occhi azzurri e i capelli castano chiaro di mio padre. Mi ricordo anche un periodo di protesta che avevo inscenato per farmi comprare delle lenti a contatto, ovviamente fu tutto inutile. Dovevo cedere al mio destino di sorella Souza sfigata. Col passare degli anni ho iniziato ad accettare il mio aspetto, ma a volte ci penso ancora, al fatto che qualcuno Lassù è stato proprio ingiusto.

«che leggi?» una voce mi fa sobbalzare e velocemente mi allontano dal telefono.

Francesco, un mio compagno di classe, si siede sul posto libero accanto a me e prende in mano il libro che stavo leggendo durante la noiosa lezione di Religione.

«Fiesta, di Hemingway» dico con un sorriso.

Il ragazzo, da dietro le spesse lenti tonde inizia a leggere la prima pagina ed annuisce «Io sono uno più da Jane Austen.» mi rivela portando un piede sulla sua sedia mentre chiude il libro e lo ripone dove stava.

«Cos'è quella faccia?» mi chiede ridendo e passandosi una mano tra i corti capelli ricci. «Sono innamorato di Elizabeth Bennet da quando mia madre mi fece vedere il film» Dice sedendosi sopra il banco mentre aspettiamo il supplente di scienze.

«Le storie d'amore, a me piacciono molto. Sarà colpa della mia ragazza che ormai sono tre anni che mi bombarda solo di questo!» mi rivela ridacchiando.

Il resto della giornata scolastica lo passo insieme a lui, oggi sia Valeria che Nicholas mi hanno abbandonata, entrambi hanno deciso di rimanere a casa, in quanto al primo non è suonata la sveglia e la seconda non si sentiva pronta per storia.

Durante la ricreazione, mentre aspetto che faccia scendere, a colpi di spallate, la merendina incastrata nella macchinetta, vedo mio fratello venire verso di me. Aggrotto le sopracciglia mano a mano che si avvicina.

«Oi, Lili» dice appena mi raggiunge, lancia un'occhiata confusa a Francesco che continua a picchiare il suo nemico «oggi devo uscire un'ora prima per vedermi con Cami» mi spiega, annuisco sapendo che ormai è una settimana che non fa che litigare con la sua ragazza, ma subito spalanco gli occhi. Questo significa una cosa sola, dovrò ritornare con Dave.

«No, ti prego» dico avvicinandomi a lui.

Max ridacchia e si allontana, faccio per riavvicinarmi, ma mi blocca portando una mano sulla mia spalla «mi dispiace, Lili, ma per oggi va così» dice semplicemente.

Un colpo forte ci fa voltare entrambi, Francesco ancora non riesce a prendere la sua merenda. Max si avvicina alla macchinetta e dopo averla scrollata riesce a liberare il pacchetto di patatine del mio compagno.

Prima di uscire da scuola mi fermo in aula professori per consegnare il mio elaborato di spagnolo.

«Finalmente» dice scocciato il professore.

«Scusi per il ritardo» mormoro imbarazzata.

«Avrà un punto in meno per questo» il suo finto accento spagnolo è magicamente sparito.

Unisco le labbra e annuisco, fingendomi triste, credo nelle mie capacità e nel mio elaborato, non mi metterà mai un punto in meno, nemmeno per il ritardo.

Nell'uscire dall'istituto mi  alzo il cappuccio della felpa sulla testa, mi abbasso sulle ginocchia così che le macchine possano nascondermi da Dave.

«Mi stai evitando?»

Mi blocco proprio nel momento esatto in cui mi rendo conto che davanti a me ci sono due forti gambe coperte da dei jeans scuri.

Alzo lo sguardo e lo vedo con le mani nelle tasche dei pantaloni, appoggiato alla sua macchina, che mi guarda divertito.

«io... Non torno con te, Dave. Vado a piedi»

«ah, e ci vai così?» mi domanda alzando un sopracciglio.

Sono ancora accovacciata, lo guardo male e mi alzo, faccio per tornare indietro quando una goccia mi cade sul volto. Alzo gli occhi al cielo ed un'altra mi colpisce la fronte.

«Muoviti, Nugget. Non ti lascio per strada sotto la pioggia, tuo fratello mi ammazzerebbe.»

Un tuono mi fa sobbalzare e costringere a tornare verso Dave.

«Brava Henny Penny.» mi chiama col nome di Chicken Little e faccio per girare e andarmene, ma mi blocca portandosi davanti a me col suo corpo. «permalosa» commenta alzando gli occhi al cielo e mi limito a mostrargli il dito medio.

Salgo nella sua Twingo bianca che profuma di arbre magique all'arancia. Ne cambia uno al mese, l'ultima volta che sono salita sulla sua macchina, ossia tre mesi fa, per andare con lui, Valeria e Max ad un Drive In, lo aveva preso all'odore di brezza marina.

Mette in moto in silenzio mentre io osservo le goccioline che scendono sul finestrino, alzando gli occhi noto un cielo basso pieno di nuvole nere e grigie, sta per arrivare un bel temporale.

Con la coda dell'occhio vedo che si volta ad osservarmi. «La cintura.» mi ricorda mentre usciamo dal parcheggio della scuola e senza dire niente me la allaccio.

«Lo hai consegnato l'elaborato?» prova a fare conversazione, ma non lo assecondo.

«Ora che so che venire in macchina con me ti fa questo effetto, ti porto più spesso a fare dei giri» dice ridendo.

«Non vorresti altro.» lo istigo.

«Ah! Allora ce l'hai la lingua!» esclama  senza mai togliere gli occhi dalla strada.

Gli faccio una linguaccia e mi volto verso i sedili posteriori «Chissà quante ragazze ha visto questa macchina» commento

«Sì, mia mamma e Valeria, a volte anche nonna.» risponde lui fermandosi ad un semaforo rosso, si volta verso di me e continua «hai davvero una brutta immagine di me, Nugget. Dimmi, quante ragazze pensi abbia avuto? Così, per curiosità.»

«Non tengo il conto delle tue ragazze.» mormorò distogliendo lo sguardo dal suo

«Una,» si risponde da solo e riparte appena il semaforo si fa verde «non sono un Don Giovanni. Flirto con qualche ragazza, ma mai al tal punto da farcela credere o farla innamorare, mi accorgo quando devo smettere, per non ferirla.» mi confessa, «Supero il limite del flirt solo quando sono innamorato. Non sono un totale stronzo come so che credi.»
Rallenta fino a parcheggiarsi davanti casa mia.

«E ora cosa vuoi? Un premio? Parker sei uno stronzo con me, questo è un dato di fatto.» dico slacciandomi la cintura, guardo fuori il finestrino e noto che ha iniziato a pioviccicare.

Lui spegne il motore e si guarda ad osservarmi, gli occhi marrone scuro mi scrutano e si passa una mano tra i capelli neri che gli ricadono leggermente sulla fronte «ma con te è diverso!» esclama con un sorriso «ora scendi muoviti, tra due minuti inizia Baywatch e per colpa tua farò tardi».

Alzo gli occhi al cielo e scendo dalla macchina «grazie per il passaggio.» dico scocciata e gli faccio una smorfia.

Lui abbassa il finestrino del passeggero e si piega per guardarmi «sei sporca di rosso qui, comunque!» esclama indicandomi il collo.

Subito mi porta una mano sul punto da lui indicato ed impreco contro me stessa, mi ero dimenticata del segno della penna!

In cucina, mentre pranzo, mia madre mi chiede come è andata a scuola, ma al momento la mia testa è da tutt'altra parte. Sto ripensando alle parole di Dave in macchina e mi domando chi sia questa unica ragazza che ha avuto, cosa aveva di tanto speciale da farlo innamorare e soprattutto, perché è finita tra loro? Sono certa che Max sappia tutto, ma non me lo dirà mai.

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